Il diritto di sposarsi resti tra uomo e donna. Parla il presidente Francesco Belletti: “Ci siamo rimessi alla titolarità del Parlamento, chiamando ciascun onorevole al discernimento. L’approvazione del ddl Cirinnà sarebbe una cattiva notizia per il Paese”. Il disegno di legge ha “profili di illegittimità costituzionale”. Nessuna intenzione di negare diritti sociali e individuali. La famiglia colpita da una legislazione punitiva.
La regolazione delle relazioni affettive tra persone dello stesso sesso sul modello della famiglia è “un grande inganno”, oltre che la naturale premessa per un “dichiarato ed esplicito progetto politico-ideologico di trasformazione e di snaturamento delle qualità essenziali del matrimonio e della famiglia”. È la denuncia del Forum delle associazioni familiari in una lettera aperta ai 630 deputati e 321 senatori che saranno chiamati a votare per il disegno di legge sulle unioni civili. Approvare il testo a firma della senatrice Monica Cirinnà, si legge nel documento, significa “sostenere una posizione ideologica oltranzista, estremista, radicale e soprattutto minoritaria nel Paese”. Il Forum, che rappresenta oltre tre milioni di famiglie ed è costituito da 48 associazioni a carattere nazionale, richiama l’attenzione sull’impianto teorico e il dettaglio normativo del ddl che “mettono a serio rischio l’identità stessa della famiglia, oltre a dare un’interpretazione della Costituzione affatto diversa da quella ribadita anche solo pochi mesi fa dalla Corte costituzionale”. Per la prima volta, spiega il presidente Francesco Belletti, “abbiamo indirizzato una lettera aperta a ciascun parlamentare”: “Ci siamo rimessi alla titolarità del Parlamento, chiamando ciascun onorevole al discernimento. Ci attendiamo qualche risposta per aprire un dialogo. L’approvazione del ddl Cirinnà sarebbe una cattiva notizia per il Paese”.
Diritti peculiari. Dopo aver riaffermato che la famiglia è il “luogo naturale di protezione della persona e di costruzione della società”, il Forum si sofferma sui diritti soggettivi di ciascun individuo che “devono avere un pacifico riconoscimento”. In questo senso, “la libertà di vita affettiva è per tutti e la protezione di ogni persona in tali relazioni è doverosa” ma ciò “non significa attribuire o estendere un presunto ‘diritto al matrimonio per tutti’”. È questo il nodo della questione: “Tutti hanno il diritto di sposarsi, purché si tratti di matrimonio tra uomo e donna”. Esistono, infatti, “diritti peculiari della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna che non possono essere estesi alle convivenze, soprattutto a quelle tra persone dello stesso sesso”. Questo non vuol dire che alle persone che vivono nelle unioni di fatto debbano essere negati i diritti sociali derivanti dall’appartenere ad una unione affettiva né tantomeno i diritti individuali, ma alcune prerogative della famiglia devono essere rispettate. Nel concreto, il Forum elenca una serie di principi fondamentali: effettiva distinzione e diversità di disciplina tra famiglia fondata sul matrimonio e unioni di fatto, quali ad esempio il diritto alla pensione di reversibilità, l’accesso alla successione legittima, l’assegno di mantenimento all’ex coniuge. Per questi diritti, si legge nella lettera, “andrà trovata una soluzione ad hoc per le unioni civili, distinta da quella prevista per i coniugi”. Esprimendo un giudizio “fortemente negativo” verso il ddl Cirinnà, il Forum mette in evidenza i “profili di illegittimità costituzionale” – introduzione di fatto del matrimonio tra persone dello stesso sesso equiparando in più disposizioni le unioni tra persone dello stesso sesso alla famiglia fondata sul matrimonio – che avrebbero già dovuto comportare una “radicale riscrittura del testo base in esame”. Inoltre, la prospettiva del diritto al “matrimonio per tutti” elimina “l’elemento della differenza sessuale connaturato da sempre al matrimonio” e apre a scenari controversi come la “stepchild adoption” o la maternità surrogata.
Matrimonio per tutti. L’analisi del Forum non si ferma al disegno di legge in discussione che, anzi, rientra in “una serie di provvedimenti già deliberati che di fatto privatizzano le relazioni interne familiari, con l’obiettivo di avere una famiglia solo ‘privata’, non più bene comune e interesse primario di tutti”. Si va dal divorzio “fai da te” a quello “breve”, che ha il solo scopo di “fare in fretta” e “assecondare i desideri degli adulti a scapito dei loro doveri, dei bisogni dei figli e dell’interesse pubblico alla tenuta della famiglia”. Di fatto, sottolinea il Forum, “lo Stato di fronte alle criticità nella famiglia non solo non interviene con un sostegno concreto per superare le difficoltà del momento, ma facilita enormemente il percorso di disgregazione, senza farsi carico di sostenere i coniugi e soprattutto i minori coinvolti nella fine di un progetto di vita così fondamentale”. Nella lettera, infine, viene rilevata la mancata applicazione delle misure individuate dal Piano nazionale per le politiche familiari approvato dal governo nel giugno del 2012. Inoltre, l’attuazione di provvedimenti quali gli 80 euro in busta paga o la nuova imposta comunale Tasi è stata realizzata “senza la necessaria modulazione in base ai carichi familiari, o tenendone conto in modo gravemente insufficiente come nel caso della nuova Isee”.
Riccardo Benotti