Il matrimonio non è sicuramente un punto d’arrivo: è piuttosto un punto di partenza che richiede un lavoro “artigianale” da compiersi tutti i giorni. Una piantina preziosa da coltivare e far crescere insieme. Insomma, non basta sposarsi una volta sola; occorre ripetere il proprio sì ogni giorno: chi è sposato da molti anni lo sa bene. Ma l’amore basta per fare questo grande passo? E allora perché tante coppie innamorate si separano talvolta poco tempo dopo il matrimonio? È ancora possibile operare scelte definitive e impegnarsi per tutta la vita?
Francesca Squarcia è un avvocato del Foro di Roma e del Tribunale apostolico della Rota romana, che da molti anni ricopre l’incarico di patrono stabile presso il Tribunale di prima Istanza del Vicariato di Roma. E proprio sulla scorta della sua esperienza ha scelto di offrire un contributo in materia attraverso un percorso di riflessione intitolato, non a caso “L’amore basta? Tre domande da farsi prima del matrimonio”.
A firmare la prefazione del libro (ed. Città Nuova 2020, collana “Famiglia oggi”) è mons. Gianrico Ruzza, nuovo vescovo di Civitavecchia-Tarquinia, giù ausiliare di Roma e delegato per la pastorale familiare, che parla di “contributo fondamentale per difendere il matrimonio e la vita familiare dalle insidie di una cultura relativista, che può offuscarne la bellezza, la profondità e la serietà”.
Due, secondo l’esperta, le principali criticità alla base dei fallimenti matrimoniali. Spesso, spiega, i matrimoni durano poco perché sono fondati su decisioni emotive, “sulla percezione superficiale delle emozioni che l’altro suscita, che nascono e rimangono legate a elementi istintuali come l’attrazione il desiderio, senza mai evolvere verso una nuova conoscenza dell’altro”. Dunque, “se le premesse sono quelle di un’esperienza gratificante dal punto di vista emotivo”, ma sganciata da una progettualità condivisa, “la relazione non può durare” ed “è destinata a svanire alla prima delusione”. La seconda causa di fragilità è legata invece alla
carenza di progettualità comune e al “rifiuto di vivere qualsiasi limitazione alla propria libertà”.
“La realtà emergente dei processi di nullità matrimoniale – spiega ancora l’autrice – aiuta a comprendere che all’origine della fragilità delle decisioni dei giovani di sposarsi si trovano delle gravi carenze legate al proprio cammino di maturazione personale”. Di qui i tre interrogativi “fondamentali” richiamati nel titolo, ispirati alle indicazioni di Papa Francesco in Amoris Laetitia, e che l’autrice suggerisce ai futuri sposi di porsi prima delle nozze: “Il matrimonio è una cosa buona per me? Il matrimonio è una cosa buona per me con questa persona? Quale progetto di vita coniugale intendiamo realizzare insieme?”.Domande essenziali, ma alle quali non è possibile rispondere senza un’adeguata consapevolezza di sé, una sufficiente conoscenza dell’altro, e idee abbastanza chiare sul progetto “coniugale” da attuare insieme. Sì, perché anche il non affrontare insieme questo punto può portare in seguito a dissidi non facilmente sanabili.
Punto di partenza una buona sicurezza emotiva: essa consentirà di vivere nel matrimonio “quel senso di profonda e benevola compassione di cui parla Papa Francesco al n. 92 di Amoris Laetitia, che porta ad “accettare l’altro” anche “quando agisce in modo diverso da quello che avrei desiderato”.
Tra i vari capitoli del volume l’autrice guida ad un percorso di conoscenza di sé e del futuro coniuge perché, spiega, “l’amore vero esige una valutazione autentica dell’altro fondata sulla conoscenza”. Parole chiave empatia e intimità riscoperte nel loro significato poi autentico.
Ultima tappa la condivisione di un progetto di coppia. Qui, mette in guardia, non funziona il tentativo di venirsi incontro a metà strada tra posizioni molto distanti sulle tre “caratteristiche fondamentali” del matrimonio “così come voluto da Dio”: l’apertura alla prole, l’impegno alla reciproca fedeltà, l’impegno di costruire l’amore ogni giorno per tutta la vita. Un progetto solido, avverte Squarcia, “esige che questi valori siano pienamente condivisi e abbiano per entrambi lo stesso significato”.
Ma allora, è possibile una scelta per sempre? Arriva di nuovo in soccorso Papa Francesco: è difficile ma possibile “quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti, che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata”. Dono sincero di sé e accoglienza generosa dell’altro: così l’amore diventa volontà incondizionata di amare. E questo è l’amore che basta.
Giovanna Pasqualin Traversa