Mbweni, dove vivono gli angioletti neri

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Per quale motivo vi sono esperienze di vita che l’uomo sente il bisogno di comunicare? La persona che soffre e vive nell’anonimato ha diritto di cittadinanza attiva e di integrazione sociale? Quale dovrebbe essere il comportamento di ognuno di noi di fronte a ragazzi orfani e, in particolare, minorenni? Tutti questi dubbi sono stati affrontati e vissuti in prima persona da Roberto Rapisarda, socio del centro studi “Salvo D’Acquisto” di Palermo, che nella vita di tutti i giorni da maresciallo aiutante sostituto Ufficiale di pubblica sicurezza dirige il comando stazione dei carabinieri di Fiumefreddo.

Il dott. Rapisarda in una giornata freddolosa del gennaio dell’anno scorso, dopo una ricca e tormentata riflessione, decide di partire volontario perché la “sua mente ed il suo cuore” sono rimasti colpiti dalla proposta di Mimmo Tambone, oggi pensionato, tempo addietro poliziotto in forza al gruppo sportivo della Polizia di Stato di Bergamo, che incontrandolo, per la prima volta a Lampedusa, circa otto anni fa, gli propose di recarsi in Tanzania dove “Baba Fulgenzio Cortesi” aveva sviluppato in Africa un villaggio capace di accogliere i bambini orfani di strada.

Il maresciallo Rapisarda con gli "angioletti neri"

Quella proposta di Tambone diventa un tarlo che macina nella mente del maresciallo sino al momento il cui “sogno” di scommettersi a favore di “fratelli” meno fortunati diventa una realtà. Appena concordata la data di partenza cresce il suo bisogno di fare conoscere a tanti amici che lui andrà missionario in Tanzania, dove un missionario dell’ordine dei Passionisti sta adottando 104 “angioletti neri”. Alla farmacista del paese le racconta che lui realizzerà il suo sogno offrendo il suo aiuto in Africa e alla richiesta della donna che chiede cosa possa fare lei per quei bambini, non ha una risposta immediata. Ma l’indomani chiamando Mimmo rimane sconvolto nell’apprendere che in quella zona servono termometri, sciroppi per la tosse, antipiretici e pomate di cortisone.

In paese fanno a gara per offrire aiuti e scendono in campo le due parrocchie: padre Giovanni Marino, parroco della chiesa “Maria SS del Rosario”, organizza unitamente alla dirigente dell’istituto comprensivo “Giovanni Verga” una pesca  natalizia e l’arciprete don Giambattista Rapisarda della Matrice “Maria SS Immacolata” si impegna in una raccolta di fondi. La dirigente del circolo scolastico “Rosario  Livatino” con la collaborazione delle insegnanti del plesso di Feudogrande impegnano gli scolari in un murale che sarà ridisegnato nella parete esterna della scuola di Mbweni gettando un “seme” di gemellaggio che rimarrà eterno nel tempo. Rientrato in Sicilia scriverà un diario di questa sua esperienza i cui proventi di autore andranno ai bambini d’Africa.

Il vescovo della diocesi, nella prefazione al libro “Mbweni. Il villaggio della gioia  dove vivono gli angioletti neri” edito da Armando Siciliano scrive:”Vorremmo anche noi avere la possibilità un giorno di trovarci tra quei bambini africani, esprimere il nostro amore, giocare con loro..  ….Soprattutto abbiamo bisogno di andare fin laggiù, per imparare a vivere con l’essenziale, ad esprimere la fede con la gioia di sentirsi una cosa sola in Cristo”.

                                             Angelo Vecchio Ruggeri