Medici senza frontiere / Convegno a Palermo sull’impatto della tortura sui migranti e modelli di cura

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Medici senza frontiere, rifugiati

Passeggiando per l’Orto botanico palermitano, in prossimità della “Sala Lanza”, una locandina indica lo svolgimento di un’iniziativa promossa da MSF – Medici Senza Frontiere, in collaborazione con l’Università di Palermo e il Policlinico “Paolo Giaccone”.
In più, tra i patrocini, spicca quello della Città di Palermo, della Regione siciliana e dell’Ordine dei Medici di Palermo.

Curiosità vuole che si indaghi sulla rilevanza dell’evento largamente partecipato. A ben vedere, il titolo desta attenzione: “Sopravvivere alla tortura. Prevenzione e modelli di cura: sfide, buone pratiche e prospettive di lavoro”. Si scopre, a seguire, che trattasi di un convegno di rilevanza internazionale in cui si susseguono interventi/raffronti di illustri esperti nazionali e internazionali, unitamente a rappresentanti delle istituzioni e di realtà territoriali.

Essi, oltre a valutare un report sulle attività svolte sino ad oggi dall’ente MSF, si mettono a confronto su strategie e modelli di presa in carico di persone sopravvissute a violenza intenzionale e tortura. Il tema è, dunque, alquanto complesso e mette in nuce le esperienze di migranti che prima di appropinquarsi per mare, in particolare nei centri di detenzione e/o accoglienza subiscono abusi e violenze. Eventualità, queste, che possono verificarsi anche in altri siti adibiti all’accoglienza.Torture sui migranti

Report di Medici Senza Frontiere sulla tortura sui migranti

Medici Senza Frontiere (MSF) ha reso pubblico un rapporto su queste pratiche. E ha illustrato in tandem un progetto ad hoc, in favore di migranti e rifugiati sopravvissuti a violenza intenzionale e tortura. Tale progettualità, esperita nel periodo 2020-2023, vede la partecipazione dell’Università di Palermo e del Policlinico “Paolo Giaccone”.

In tal contesto, si sono forniti ausilio e servizi specialistici a questa popolazione, integrando pubblico e privato, anche sociale. Si è altresì immaginata la prospettiva di divenire epicentro per l’intero territorio nazionale. Secondo le dichiarazioni di Carmela Virga, psicologa del progetto di MSF di Palermo, grazie al servizio attivato, i pazienti presi in esame “si riappropriano della loro vita e identità. E, mediante un percorso di cura personalizzato e interdisciplinare, si constata sia lo stato di salute fisica e mentale del paziente, sia il contesto ambientale e sociale in cui ha vissuto e vive”.

Un’alta percentuale di migranti torturati in Libia

Secondo il report redatto, la psicologa Virga riferisce ancora che: “tra i pazienti presi in carico, nell’annualità corrente, il 61% ha riferito di essere stato torturato in Libia. Il principale luogo dove sono avvenute le torture sono le strutture detentive”.
Mentre, il 37% di essi afferma di aver subito violenza nei paesi di origine. E il restante 2% nei Paesi di transito, durante il percorso migratorio.
In più, il 20% dei pazienti ha riferito di aver subito, persino, torture sessuali. Inoltre, tra le altre tipologie di tortura inflitte, si parla sovente di “pugni, calci, percosse con manganelli e cavi spessi, falaka, bruciature. La tortura viene perpetrata per distruggere l’identità stessa dell’individuo e agisce su diversi livelli. I dolori del corpo riattivano i ricordi traumatici e viceversa”.rifugiati

Per la più parte, i pazienti ammessi alle cure, oltre a minori non accompagnati, hanno un’età media di circa 30 anni. Essi provengono principalmente da Bangladesh, Gambia, Camerun, Tunisia, Somalia e Costa d’Avorio. Quasi la metà delle segnalazioni per la presa in carico giungono dai centri di accoglienza per richiedenti e titolari di protezione internazionale.

Medici senza frontiere: impatto della tortura sui migranti

Secondo i dati censiti, il fenomeno migratorio registra lo spostamento di circa 44mila soggetti a causa di conflitti armati, cambiamenti climatici, siccità, malnutrizione e altre calamità al giorno. In aggiunta, dell’entità individuata si computa oggi un aumento significativo di sopravvissuti alla tortura.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha valutato che, tra la sola popolazione rifugiata, la percentuale di quanti hanno subito tortura oscilla tra il 5 e il 35%. Tale incremento si registra anche tra i migranti che raggiungono l’Europa. Gli operatori sanitari a livello globale si trovano a confrontarsi con persone che hanno subito torture, sovente senza disporre di strumenti imprescindibili per un servizio di cura adeguato.

Medici senza frontiere: nel report linee guida per la presa in carico dei migranti, soggetti a tortura

Per il quadro delineato, diviene necessario munirsi di strumenti e linee guida finalizzati a garantire, anche da parte del Sistema sanitario pubblico, interventi valevoli per l’intero territorio nazionale. Cioè individuazione e presa in carico dei rifugiati sottoposti a violenze e torture. Per tutto ciò viene in aiuto la Convenzione contro la tortura e i trattamenti crudeli, inumani o degradanti, entrata in vigore nel 1987.

Oltre a vietare in modo assoluto la tortura, essa impone agli Stati l’obbligo di adottare misure concrete per la sua prevenzione. In particolare, l’articolo 14 della Convenzione, poi, “riconosce a tutti i sopravvissuti alla tortura il diritto alla riparazione. Comprensivo dei mezzi necessari per una riabilitazione, la più completa possibile”. Si auspica che il novero delle linee guida fungano da apripista per migliorare la qualità dell’assistenza, con un “approccio multidisciplinare, partecipativo, integrato e olistico” nella presa in carico. Una posizione innovativa per un sistema sanitario pubblico abituato a funzionare in modo settoriale.

In chiosa, MSF di Palermo, sulla scia delle indicazioni fortemente raccomandate, ha istituito una sorta di protocollo multidisciplinare a tutti i livelli di cura. Già a partire dalla medicina generale, attivando anche canali dedicati. Come l’Ambulatorio di Medicina delle Migrazioni e/o altre aree specialistiche rilevanti. Ciò con lo scopo di proporre un peculiare approccio riservato ai casi afferenti a questi specifici pazienti.

 

Luisa Trovato

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