“I problemi del Mare Nostrum devono essere affrontati insieme: è necessaria, come ci ricorda il Papa, una visione poliedrica e non miope per affrontare la crisi dell’area mediterranea”. Ne è convinto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, che presentando a Roma, presso l’Università Lumsa, l’incontro dei vescovi e sindaci in programma a Firenze, dal 23 al 27 febbraio sul tema “Mediterraneo, frontiera di pace” ha tracciato un parallelo tra l’epoca del “sindaco santo” Giorgio La Pira, ispiratore dell’iniziativa, e i nostri giorni.
“Oggi come ieri, il Mediterraneo è uno dei teatri maggiori delle tensioni sociali, un crogiuolo di realtà che abbraccia i problemi di tutto il mondo. Quello che La Pira chiamava ‘il grande lago di Tiberiade’ è il luogo dove avvengono i commerci e gli scambi culturali che hanno alimentato tutte le grandi e numerose civiltà che sono fiorite lungo il Mediterraneo”.
“C’è un bene comune del Mediterraneo – ancora oggi, non solo nel passato – costruendo il quale si compone un tassello imprescindibile della fraternità umana”.
Ed è proprio nell’ottica della “fraternità”, ha rivelato Bassetti, che “vescovi e sindaci lavoreranno insieme”. In modo particolare nella seduta congiunta del 26 febbraio a Palazzo Vecchio, che terminerà con una “Carta di intenti” sul tema città e cittadinanze nel Mediterraneo, da presentare il giorno dopo nell’incontro con il Papa”.
Nel Mediterraneo tutti i problemi e i drammi di oggi
“È un tema onnicomprensivo, che abbraccia tutti i problemi e i drammi di oggi”, ha spiegato il presidente della Cei. “Vescovi e sindaci – ha aggiunto mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e vicepresidente della Cei – intesseranno un dialogo non partendo dalla fede, ma dall’essere cittadini. Questa sarà la base, senza nasconderci che una cosa è il livello dello Stato, un’altra cosa è il livello della città.
Riconoscersi ed essere riconosciuti all’interno delle città non è scontato in tutte le città del Mediterraneo, come è emerso anche nel precedente appuntamento di Bari. Serve un patto di fraternità: le crisi ci complicano se la fraternità non c’è, pur abitando nella stessa strada”. Dopo aver lavorato separatamente, i vescovi e i sindaci si riuniranno insieme nella giornata di sabato, per poi vivere insieme anche l’incontro e la messa con Papa Francesco il giorno dopo. “Proporremo ai sindaci di dare vita ad una rete permanente delle città del Mediterraneo”, ha annunciato il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Secondo lui, le giornate fiorentine saranno “un appello molto forte all’Europa, che non può disinteressarsi del Mediterraneo, alle prese con il momento più critico degli ultimi decenni”.
In questo momento, infatti, “c’è una situazione molto pesante in Tunisia, con una crisi politica serissima. In Libano, dove la crisi economica e sociale è deflagrata, soprattutto dopo l’esplosione nel porto di Beirut. E in Palestina, con i segni evidenti della guerra cominciata pochi mesi fa. Senza contare la desertificazione dl Maghreb, che si collega al dramma del cambiamento climatico che sta devastando città e territori”.
Il Papa per la terza volta a Firenze
“Il Santo Padre torna per la terza volta a Firenze: lo ringraziamo e siamo pronti ad accoglierlo”. A sottolinearlo è stato il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, “padrone di casa” del secondo incontro organizzato dalla Cei sul Mediterraneo, a due anni dall’analogo appuntamento di Bari.
“Vorremmo che l’accoglienza fosse essa stessa un messaggio”, ha esordito il cardinale a proposito delle giornate fiorentine, che vedranno la partecipazione di circa 60 delegati provenienti da 20 regioni bagnate dal Mediterraneo. E termineranno il 27 febbraio con la messa del Papa nella basilica di Santa Croce. Alla messa parteciperanno circa 800 persone “con fragilità”, mentre nella piazza esterna verranno allestiti i maxischermi.
Ha assicurato la sua presenza anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, mentre il premier Mario Draghi sarà presente nella giornata di apertura.
Mediterraneo, frontiera di pace: il programma di Firenze
I vescovi, a partire dal 23 pomeriggio – ha reso noto Betori – si riuniranno nell’ex complesso di Santa Maria Novella, concesso dal Comune. Nella giornata di giovedì 24 febbraio, i vescovi avranno la possibilità di visitare – a scelta – cinque luoghi significativi della città. Il primo, che parla del connubio arte e fede, riguarda il battistero, la cattedrale e il Museo del Duomo. Là, proprio in quei giorni, è allestita una mostra sulle tre Pietà di Michelangelo: la Pietà Bandini, permanente a Firenze, e i calchi della Pietà Vaticana e della Pietà Rondanini, messi a disposizione dai Musei Vaticani.
L’eredità del “sindaco santo” Giorgio La Pira
Il secondo luogo riguarda le personalità che anno conosciuto Giorgio La Pira “come docente di diritto, uomo della Costituente, sindaco e uomo che promuoveva la pace nel mondo”.
Il fulcro sarà la basilica di San Marco, dove La Pira ha vissuto gran parte della sua vita con la comunità dei frati domenicani. Nella basilica della Santissima Annunziata, invece, sarà possibile cimentarsi con altre figure del Novecento che hanno svolto un ruolo significativo nella comunità ecclesiale fiorentina.
Cioè il cardinale Elia Dalla Costa, don Giulio Facimbeni, don Lorenzo Milani e don Divo Barsotti.
La basilica di Santo Spirito sarà il luogo dedicato all’ecumenismo, in una città come Firenze che oltre ad essere stata pioniera in questo campo ha avuto e continua ad intessere fiorenti rapporti anche con al comunità ebraica e islamica. A San Lorenzo sarà visibile l’impegno della Chiesa fiorentina sul versante della carità. A partire dalle Misericordie e e dall’Istituto degli Innocenti, fino all’Oda e alle numerose attività della Caritas.
Venerdì 25, invece, è la giornata dedicata alla preghiera, con la visita all’Abbazia di San Miniato al Monte dei monaci olivetani. Sabato la giornata di riflessione comune con i sindaci, a Palazzo Vecchio, luogo principale dell’attività di Giorgio La Pira.
M. Michela Nicolais