Memoria antimafia / Libero Grassi, l’imprenditore ucciso perché non volle pagare il pizzo

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memoria Libero Grassi

Libero Grassi fu un imprenditore che decise di rivendicare il diritto di non pagare il pizzo e lo fece pubblicamente. Le sue azioni erano in controtendenza con la quotidianità della Sicilia di quegli anni. Questo provocò l’abbandono da parte dei colleghi e delle istituzioni. Il coraggio di Libero Grassi fu straordinario perché non era né un magistrato né un poliziotto: decise comunque di ribellarsi alla cultura del pizzo per portare un esempio. Esempio che cambiò in modo radicale il nostro paese, che portò anche alla creazione di associazioni come Addiopizzo.

Libero Grassi / La storia dell’imprenditore

Nacque a Catania il 19 luglio 1924 in una famiglia antifascista. Il suo stesso nome fu un tributo a Giacomo Matteotti, ucciso appena un mese prima per essersi opposto a Mussolini. All’età di otto anni si trasferì a Palermo. Anni dopo si trasferì anche a Roma dove studiò Scienze Politiche. Per sfuggire all’arruolamento durante la Seconda Guerra Mondiale, entrò in seminario. All’inizio degli anni ’50 fondò un’azienda a Gallarate, in provincia di Milano, col fratello Pippo. Tornato a Palermo, Grassi desiderava rendere la Sicilia un polo industriale come la Lombardia. Fondò col fratello la MIMA e successivamente la SIGMA, questa volta in proprio.

La sua non era solamente una vita da imprenditore. Collaborò con diversi giornali, tra cui Il Mondo. Inoltre, negli anni ’60 decise di entrare in politica insieme al Partito Radicale. Successivamente si unì ai repubblicani di La Malfa. Tra le sue azioni politiche era costante la sua avversione alla mafia. Fu negli anni ’80 che cominciarono le prime minacce di Cosa Nostra.

Libero Grassi / “Caro estorsore” e l’intervista a Samarcanda

Era il 10 Gennaio 1991 e sulla prima pagina del Giornale della Sicilia si poté leggere una lettera scritta da Libero Grassi. In essa egli denunciava i suoi aguzzini, motivando il suo “no” ai ripetuti ricatti ricevuti.

“Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere… Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al “Geometra Anzalone” e diremo no a tutti quelli come lui.” scriveva Grassi rivolgendosi direttamente agli estorsori.

Le sue coraggiose parole vennero ripetute durante l’intervista a Samarcanda, la trasmissione che conduceva allora Michele Santoro su Rai Tre, l’11 aprile dello stesso anno. Egli mise alla luce la difficile condizione in cui si trovavano gli imprenditori siciliani in quegli anni: la maggior parte dei commercianti preferiva pagare il pizzo per non rischiare. Inoltre, si escludeva chi invece voleva ribellarsi. Esattamente quel che successe a Libero Grassi: fu isolato da parte di alcuni colleghi di Sicindustria. Essi gli voltarono le spalle e dichiararono che le sue azioni avessero solo lo scopo di ottenere notorietà.Successivamente alla pubblicazione della lettera, Grassi contribuì al riconoscimento degli estorsori: si trattava dei fratelli Antonino e Gaetano Avitabile, esattori della famiglia Madonia di Resuttana. Essi furono arrestati il 19 marzo 1991 assieme a un complice.

Libero Grassi / L’omicidio per mano dei Madonia

L’imprenditore passò i sette mesi successivi alla famosa lettera a combattere da solo questa guerra contro il pizzo. La sua solitaria impresa continuò fino al 29 Agosto, giorno in cui venne ucciso. Erano le sette e mezza del mattino, Grassi si stava recando a lavorare a piedi. Venne colpito da quattro colpi di pistola in via Alfieri, nel centro di Palermo. Il responsabile fu Salvatore Madonia, detto “Salvino”, figlio del boss di Resuttana. Ad accompagnarlo c’era Marco Favaloro, che lo attendeva in auto. Fu Favaloro che, pentitosi, raccontò le dinamiche dell’agguato.

“Prima di ammazzarlo lo pedinai per una settimana per controllare se si spostava in compagnia di qualcuno o se era scortato. Quando fummo certi che usciva sempre da solo, Salvatore Madonia decise di sparargli” . Raccontò inoltre come Madonia avesse seguito l’imprenditore nascondendo la pistola tra i fogli di un giornale. I due approfittarono dell’isolamento di Grassi per compiere il delitto.

Omicidio Grassi / Il processo e la memoria

Nell’ottobre 1991 vennero arrestati entrambi i colpevoli. Durante il processo “Agate Mariano + 56” si confermò che l’omicidio servì a scoraggiare gli altri commercianti a seguire l’esempio di Grassi. Durante lo stesso processo, grazie alla collaborazione dei pentiti Gaspare Mutolo e Pino Marchese, si imputò il gotha di Cosa Nostra, accusato di decenni di delitti. Alla fine, hanno condannato Madonia in via definitiva e recluso al 41-bis; ma si dovette aspettare fino al 18 aprile 2008 per condannare l’intera Cupola come mandante del delitto.

No mafie LIbero Grassi

La morte di Libero Grassi servì come esempio per portare avanti ed istituire associazioni antiracket in Sicilia e nel resto d’Italia. La vedova dell’imprenditore, Pina Mandano Grassi, continuò la lotta in nome del marito nonostante le minacce, fino alla sua morte, avvenuta nel 2016. Inoltre, il sacrificio contribuì alla creazione della legge antiracket 172/92. Questa legge divenne uno strumento a favore di chi si ribella alle estorsioni, con l’istituzione di un fondo di solidarietà per le vittime di usura.

Libero Grassi / L’Associazione Parco Libero per un luogo inclusivo

Per mantenere viva la memoria di Libero Grassi, figli e nipoti da anni cercano di risaltare l’area della costa Sud di Palermo attraverso la fondazione dell’Associazione Parco Libero. Nel 2020 è nata ufficialmente come aggregazione di persone senza fini di lucro per svolgere attività solidali e bonificare quest’area. La stessa area che nel 2013 il comune di Palermo intestò in memoria dell’imprenditore. Le sue finalità principali sono quindi concentrate su tematiche ambientali, con la valorizzazione dei beni collettivi e la creazione di una comunità inclusiva. Uno dei suoi obiettivi principali è la creazione di uno spazio per i giovani con una scuola all’aperto in stile montessoriano.

Inoltre, vorrebbero creare delle aree per il gioco e per lo sport alla portata di tutti. In aggiunta, la costruzione di aree di ristoro con chioschi e un’area per cani che potrebbe essere utilizzata anche per corsi di Agility dog e Pet therapy. Infine, la preservazione del mare per il nuoto e apposite aree per praticare la vela e il canottaggio.

Milena Landriscina