Mese della cultura / Claudio Fava e David Coco raccontano la Divina Commedia agli studenti acesi

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Claudio Fava esordisce con un verso del De vulgari eloquentia, davanti ad un pubblico di circa 300 studenti e studentesse, delle scuole superiori di Acireale, riunitisi ieri nell’aula magna del liceo Scientifico Archimede di Acireale, per assistere ad una lezione-teatro dal titolo “Fatti non foste”.

Il titolo dello spettacolo è un primo indizio sui canti che Fava, giornalista, scrittore, sceneggiatore e politico, ha presentato ai giovani studenti acesi, insieme all’attore David Coco che ha letto i canti XXVI dell’Inferno e XVII del Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri.
L’iniziativa culturale rientra nel calendario di “Marzo mese della cultura”, promosso dall’amministrazione acese.

David Coco e Claudio Fava

La lettura della Divina Commedia occasione di confronto con gli studenti

La scelta dei canti non è casuale, poiché entrambi hanno permesso ai due autori dello spettacolo di riflettere, con i ragazzi e le ragazze, su tematiche relative all’esilio, alla condizione di esule, alla solitudine, al sentirsi senza una patria. Ma anche su tematiche relative anche alla conoscenza umana e ai suoi limiti.

Il pilastro della narrazione del duo Fava – Coco sta, infatti, nell’attualizzare la figura dell’ Alighieri. Il Sommo poeta è un ribelle, un uomo del suo tempo, un uomo che usa la parola per fare politica. Ma soprattutto per raccontare l’interrogativo fondante di tutta la letteratura mondiale, ovvero quello sulla condizione umana: perchè siamo al mondo?

Nel breve colloquio con Claudio Fava e David Coco, abbiamo avuto modo di interrogarci sul rapporto apparentemente complesso tra la letteratura e le nuove generazioni, ma anche sull’importanza dei classici.

Claudio Fava, qual è stata la sfida maggiore nel trasportare la lettura della Divina  Commedia a degli adolescenti?

Credo la cosa più difficile sia portare l’opera in questo tempo, adattarla al loro linguaggio, alle loro parole. Ma se ci si fa caso, in fondo, l’attualità è relativa non solo ai temi di cui parla di Dante, ma anche al modo in cui lui ne parla. La sua lingua è scandalosa perchè è al tempo stesso aulica e plebea e questo, a mio giudizio, piace ai ragazzi e li coinvolge. E’ importante trovare subito il collegamento tra “questo” e “quel” tempo.

David Coco, è più difficile trasportare la lettura di un’opera del genere ad un pubblico di giovani o ad un pubblico di adulti?

Bisogna capire se, alla base, c’è una disponibilità all’ascolto, sia che la legga una persona giovane che una persona adulta. Dante è ecumenico, non cambia, a prescindere da chi lo sta leggendo. Spesso un adulto lo sceglie, mentre un ragazzo spesso ci si ritrova. Trovo che tutta la letteratura, tutti i classici abbiano ancora da dire, poiché sono ancora in grado di parlare all’essere umano. Chiaramente bisogna capire anche se si è concentrati e attenti, perchè oggi la soglia dell’attenzione è molto bassa.

C’è una cosa che dice Umberto Eco, all’interno di “Come ordinare una biblioteca”, edito da Adelphi, che mi piace molto. Lui diceva che bisogna sempre capire come si arriva ad un punto e non il punto in sè. Perchè è importante comprendere le cose, piuttosto che avere soddisfatto una semplice curiosità, senza fare alcuno sforzo.

Tra Ulisse e Dante, chi è il più rivoluzionario?

Credo sia senza dubbio rivoluzionario Dante, in qualità d’autore. Ulisse è straordinario di suo, è la sua condanna, in un certo senso, ma è anche la sua genesi, poiché tutti i classici creano personaggi straordinari, come, appunto Ulisse.

 Giulia Bella