Non si è ancora esaurito il dibattito politico sul caso di Iolanda Apostolico, la giudice che ha partecipato, nel 2018, a una manifestazione pro migranti e che non ha convalidato, il 29 settembre, il trattenimento di alcuni migranti al centro di Pozzallo. L’8 ottobre 2023, una situazione analoga si ripete, sempre nel Tribunale di Catania. In questo quadro in cui l’Italia si sente sotto scacco da parte dell’Europa nella delicata gestione del dossier migranti una sentenza come quella del Tribunale di Catania consente al presidente del Consiglio, di spostare il peso del dibattito dalle misure adottate contro il fenomeno e sulla loro efficacia ad un clima avverso che parti delle Istituzioni starebbero determinando intorno al Governo.
Migranti: la sentenza del Magistrato di Catania
Il Tribunale di Catania affronta per la prima volta la nuova disciplina del trattenimento nell’ambito dell’accelerata procedura di frontiera per i richiedenti asilo ribadendo i principi che governano questa materia, regolati da fonti sovraordinate, come le direttive UE e la Costituzione italiana, che non possono essere violate dalla legge ordinaria interna. Si tratta di principi elementari sulla gerarchia delle fonti che costituiscono l’architrave dello stato di diritto, ma la cui applicazione, soprattutto nella materia del diritto dell’immigrazione, da luogo a reazioni scomposte.
La questione migranti in merito alla sentenza del Magistrato di Catania fornisce al presidente del consiglio Meloni la possibilità per potere alimentare la sua tesi che il governo è sotto attacco, è al centro di un complotto che, almeno sino ad oggi, è tale solo agli occhi dell’esecutivo. I provvedimenti di trattenimento erano stati adottati sulla base dell’art.6 bis del Decreto Cutro con modifica in legge n. 50/2023. In esso, è stabilito che lo straniero richiedente asilo al quale sia applicabile la c.d. procedura di frontiera prevista dall’art. 28 bis del Decreto 25/2008 può essere trattenuto durante lo svolgimento di tale procedura.
Giorgia Meloni: “basita dalla sentenza di Catania”
È stata depositata al Comitato di presidenza la richiesta della maggioranza dei consiglieri di aprire una pratica a tutela della giudice di Catania Iolanda Apostolico finita nella bufera per non aver convalidato il trattenimento nel Cpr di Pozzallo di tre migranti. I firmatari sono 13 e sono i consiglieri dei gruppi di Area, Unicost, Magistratura democratica e gli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda. È dunque di tutta evidenza che al fenomeno delle migrazioni irregolari il governo non ha potuto dare soluzioni efficaci.
Le parole forti che Giorgia Meloni ha usato per esprimere la sua sorpresa per la decisione del magistrato di Catania, contro cui i media di area hanno scatenato un fuoco di fila di accuse, chiariscono lo stato d’animo del presidente del consiglio. Questo il suo pensiero su quanto, a suo avviso, sta accadendo intorno al governo: ”Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto”.
Il ricorso del Viminale
Il ministero dell’Interno ha già fatto sapere che impugnerà il provvedimento sui migranti della sentenza del Tribunale di Catania. La fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento sarà quindi sottoposta al vaglio di altro giudice. Per il ministero dell’Interno la procedura accelerata di frontiera è uno degli aspetti che, già contenuto nella direttiva europea 2013/33/Ue, trova oggi l’unanime consenso dei Paesi europei nell’ambito del costruendo nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo e che il Governo italiano ha disciplinato nel decreto Cutro. Peraltro relativamente a due dei provvedimenti di non convalida del trattenimento, si tratta di due cittadini tunisini destinatari di provvedimenti di espulsioni già eseguiti. Ciò nonostante rientrati nel territorio italiano.
“Giorgia Meloni la smetta di alimentare lo scontro istituzionale che danneggia il Paese. La smettano di cercare un nemico al giorno per nascondere le proprie responsabilità. Se cercano responsabili del disastro sull’accoglienza si guardino allo specchio. È la destra che scrive leggi palesemente incostituzionali e poi se la prende con i giudici che fanno il loro lavoro”. Ad affermarlo in una nota è la segretaria del Pd Elly Schlein. Il fatto cui fa riferimento Meloni, che ha sollevato un grosso dibattito, è la decisione con cui il tribunale di Catania ha sconfessato il recente decreto approvato in Consiglio dei ministri che prevede la possibilità per i migranti, provenienti dai Paesi considerati “sicuri”, di versare quasi 5mila euro di cauzione per evitare di essere trattenuti in centri dedicati.
Questione migranti
I giudici, ritenendo dunque il provvedimento illegittimo e in contrasto con la normativa europea, hanno accolto il ricorso di una persona migrante, di origini tunisine, sbarcata il 20 settembre a Lampedusa e portata nel nuovo centro di Pozzallo, e ha disposto la sua “liberazione”. A seguire, sulla stessa scia, sono stati dichiarati illegittimi i trattenimenti di altre tre persone con la stessa condizione giuridica.
La decisione è stata difesa dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, secondo cui è normale che alcune decisioni della magistratura siano in contrasto con quelle del governo: “Questo non deve essere vissuto come un’interferenza, questa è la democrazia”, ha detto. Per Fratelli d’Italia la decisione del tribunale è “politica e ideologica”.
Anche il recente accordo con Tirana sui migranti non viene visto di buon occhio dalle opposizioni. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella sua rubrica social Gli Appunti di Giorgia spiega: “l’Albania dia all’Italia la possibilità di utilizzare alcune aree, sotto la giurisdizione italiana, dove realizzare due strutture. In una prima struttura in un porto l’Italia realizzerà un centro di prima accoglienza, mentre in un’area più interna si realizzerà una seconda struttura sul modello dei Cpr”. Non ultima l’applicazione della definizione di paese sicuro, contenuta in una direttiva europea del 2013, risulta controversa. Oggi il ministero dell’Interno italiano considera “sicuri” 16 paesi, tra cui la Tunisia, dove però il presidente Kais Saied ha progressivamente smantellato lo stato di diritto, accentrato i poteri e imprigionato i suoi oppositori politici.
Le petizioni contro i muri negli anni
Nel 2016 Apostolico condivide una petizione dal titolo: “L’Europa apra le porte ai migranti e usi i finanziamenti per garantire viaggi aerei sicuri”. E ancora tra gli slogan ci sono anche quelle di “Potere al popolo”, (sezione di Catania), movimento fondato dal centro sociale “Je so’ pazzo” di Napoli. Poi la pagina di “Democrazia e Autonomia”, il partito fondato da Luigi De Magistris, e quella di “Possibile”, partito schierato a sinistra e ispirato da Pippo Civati.
L’Europa e l’Italia dimostrano mancanza di lungimiranza nel continuare a perseguire le ricette che si sono dimostrate inefficaci. Come quella dell’esternalizzazione delle frontiere. Abbiamo cominciato con la Turchia, poi la Libia, ultimamente la Tunisia. Adesso anche l’Albania. Invece di attaccare continuamente il diritto di asilo, un fondamento della cultura italiana ed europea, dovremmo impegnarci e usare risorse per garantire vie legali sicure, missioni di soccorso europee, soprattutto per un’accoglienza dignitosa alle persone che scappano da guerra, povertà e vengono in Europa.
Giuliana Aglio