Catturando l’attenzione internazionale, il protocollo Italia-Albania sui Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) solleva dibattiti intensi su questioni legali, economiche e umanitarie. Lo scorso 6 novembre 2023, l’Italia ha stipulato un protocollo d’intesa con l’Albania per la costruzione e gestione in territorio albanese di due CPR per il “rafforzamento della cooperazione bilaterale tra le Parti in materia di gestione dei flussi migratori provenienti da Paesi terzi”. Suddetto protocollo è stato ratificato con la legge n.14 del 21 febbraio 2024. Il 21 marzo è stato poi reso pubblico l’avviso di manifestazione di interesse per l’affidamento dei servizi di accoglienza per il funzionamento e la gestione dei centri di accoglienza e trattenimento.
Migranti / Il protocollo Italia-Albania sui CPR
Il protocollo, composto da 14 articoli e 2 allegati, prevede la costruzione di due strutture CPR in territorio albanese. Un centro di prima accoglienza sarà ubicato presso il porto di Shengjin da qui verranno gestite le procedure di smistamento e identificazione. Una seconda struttura sarà invece collocata a Gjadër per la gestione delle procedure successive. Le aree di costruzione sono concesse a titolo gratuito. Tutte le spese di allestimento e gestione delle strutture in questione sono affidate interamente all’Italia. In particolare, il nostro Paese si impegna a occuparsi del trasporto dei migranti dal territorio italiano a quello albanese.
Di istituire qui strutture sanitarie adeguate al fine di garantire i servizi sanitari necessari, nonché di ricoprire i costi di tali servizi offerti dal personale albanese. “Le competenti autorità italiane sostengono – come si legge dal testo ufficiale del protocollo d’intesa – ogni costo necessario all’alloggio e al trattamento delle persone accolte nelle strutture, compreso il vitto, le cure mediche (anche nei casi che necessitano l’assistenza delle autorità albanesi) e qualsiasi altro servizio ritenuto necessario dalla Parte italiana, impegnandosi affinché tale trattamento rispetti i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo, conformemente al diritto internazionale”.
Migranti / Protocollo Italia-Albania: gli obiettivi
Ancora il progetto prevede la costruzione di un complesso esterno dedicato al personale albanese addetto alla sicurezza del perimetro (con costi sempre a carico della Parte italiana). La sicurezza interna alle strutture è invece affidata alle autorità italiane competenti che impediranno l’uscita non autorizzata dei rifugiati dal territorio della Repubblica d’Albania. Il numero massimo di migranti presenti contemporaneamente in territorio albanese non potrà superare il limite di 3mila persone. Tuttavia, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato che secondo le procedure accelerate messe in atto dall’attuale governo questo numero è da considerarsi contestualmente.
I migranti saranno infatti trattenuti nel centro soltanto il tempo strettamente necessario ad espletare le procedure di trattazione delle domande d’asilo e l’eventuale rimpatrio. L’idea di base, ha dichiarato la premier, sarebbe quella di riuscire a gestire le domande di circa 36mila persone su base annuale. Gli obiettivi del protocollo, sostiene Meloni, sono quelli di «contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori illegali e accogliere solamente chi ha davvero diritto alla protezione internazionale».
Migranti / Il protocollo Italia-Albania sui CPR: i costi di realizzazione
L’accordo non riguarda i minori, le donne in gravidanza e tutti i soggetti ritenuti più vulnerabili. Inoltre, secondo il testo ufficiale, questo ha validità di 5 anni, con possibilità di rinnovo fino ad altri 5 anni. Salvo decisione di una delle due Parti di non voler rinnovare il Protocollo. Tale intenzione dovrà essere comunicata con un preavviso di almeno sei mesi rispetto alla scadenza.
Essendo i costi di realizzazione tutti a carico dell’Italia, le spese previste sono parecchio cospicue. Per cominciare l’Italia deve all’Albania un anticipo forfettario di 16.5 milioni di euro entro 90 giorni dall’entrata in vigore del protocollo. Questi soldi sono destinati ad aumentare per una spesa di circa 670 milioni di euro in 5 anni (potenzialmente dieci, come anticipato). Cifra irrisoria destinata ad aumentare nel caso dell’effettiva realizzazione del progetto.
Migranti / Mariacristina Molfetta sul protocollo Italia-Albania
Durante la presentazione del Report sul diritto d’asilo 2023, la co-curatrice del volume, Mariacristina Molfetta nel suo dialogo con Giacomo Anastasi, del Centro Mediterraneo La Pira (interamente visionabile sul canale YouTube de La voce dell’Jonio) ne ha approfondito alcuni aspetti interessanti. In primo luogo, spiega Molfetta, che l’accordo con l’Albania non solo si tradurrebbe in un notevole impiego di fondi pubblici da parte del nostro Paese. Ma violerebbe le norme stabilite dalle convenzioni europee sui diritti dell’uomo (la Convenzione di Ginevra, la Convenzione dei diritti umani e la Convenzione del fanciullo).
Inoltre, dopo il decreto Cutro (che prevede l’accoglienza dei migranti in centri ubicati in territorio italiano), la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo ha determinato che lo stato d’emergenza proclamato dal governo italiano non sussiste. Essa ha inoltre giudicato illegittima la pratica di detenere i migranti in centri chiusi. Condizione dalla quale, sempre da quanto stabilito dal decreto, è possibile uscire solo previo pagamento di una cauzione al governo. Data l’illegittimità dichiarata di questa pratica già in Italia, è ragionevole supporre che detenere i migranti in centri chiusi all’estero sia altrettanto discutibile dal punto di vista legale e morale.
Migranti / Protocollo Italia-Albania: impatti sociali e morali
Ciononostante, il governo italiano ha scelto comunque di proseguire in questo progetto. Uno degli aspetti critici associati a tale condotta delle autorità italiane è il suo impatto significativo sull’opinione pubblica. Questo è particolarmente rischioso in un contesto già instabile, in cui il dibattito pubblico sulla questione migratoria è teso. Il concetto che ci sia un eccesso di migranti nel nostro paese, da cui ci si debba difendere e che sia accettabile ricorrere a questi mezzi per garantire la sicurezza degli italiani, può alimentare sentimenti di diffidenza, aumentando ulteriormente le tensioni sociali. Con il passare del tempo, potremmo sentirci giustificati nel superare certi limiti, rischiando così di erodere gradualmente la garanzia dei diritti umani.
Mariachiara Caccamo