Migranti / Le proposte dell’onorevole Marco Tarquinio sulla gestione dei flussi e il conflitto in Ucraina

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Ha espresso preoccupazioni e proposto soluzioni alla questione migranti l’onorevole Marco Tarquinio, europarlamentare del Partito Democratico ed ex direttore del quotidiano Avvenire, ospite della trasmissione “Greenwich – Una finestra sul mondo” su Radio Cusano Campus, in occasione della plenaria in corso a Strasburgo. Durante il suo intervento, ha affrontato temi cruciali in vista del Consiglio Europeo tenutosi il 19 dicembre. In particolare il sostegno all’Ucraina e la gestione dei flussi migratori.

Sostegno a Kiev: un approccio umanitario

Tarquinio ha ribadito la sua posizione riguardo al conflitto in Ucraina, esprimendo un chiaro dissenso verso il continuo invio di armi. «Io sono favorevole al fermo sostegno a Kiev, ma deve essere un sostegno umanitario e politico» ha dichiarato l’onorevole. «Abbiamo sotto gli occhi il fallimento di tre anni di politiche di guerra. Il fallimento di Putin e degli occidentali, che hanno fatto la guerra con i corpi degli ucraini e le armi degli occidentali. Tre anni dopo, abbiamo un Paese devastato dalla guerra, con un milione di persone che si nascondono per sfuggire alla leva e trecentocinquantamila disertori. In Russia, le cifre sono ancora più alte. Chi può evitare di farsi uccidere al fronte lo fa. Ci vanno i figli dei poveri, quelli che non hanno scelta».

Secondo Tarquinio, è necessario uscire da questo “circuito sanguinoso”, richiamando l’attenzione sulla resistenza non violenta che si sta diffondendo in Georgia, un altro paese vittima dell’aggressione russa. «Lì si sta sviluppando una resistenza strategica non violenta, e questa è la direzione da seguire». L’europarlamentare ha poi continuato «L’Europa deve sostenere Kiev anche senza i carri armati. Puntando sulla forza diplomatica che un tempo ha contrastato l’Unione Sovietica. Senza continuare a sacrificare vite sul campo» ha affermato, enfatizzando la necessità di porre fine alla carneficina.

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Onorevole Marco Tarquinio

La visione di Trump sulla pace

In un’analisi più ampia del conflitto, Tarquinio ha poi commentato la proposta di pace di Donald Trump. Questa prevede la cessione di territori contesi alla Russia e la creazione di zone smilitarizzate sotto il controllo europeo. «Project 2025 prevede soluzioni per porre fine al conflitto in Ucraina. Le quattro regioni contese sotto il controllo della Russia e due aree smilitarizzate affidate all’Europa. Tuttavia, istituzioni come NATO e UE non rischiano di trasmettere il messaggio che un Paese ben armato possa appropriarsi con la forza di porzioni di territorio sovrano?».

L’onorevole ha inoltre messo in discussione la logica di “restituire” territori conquistati con la forza. «Quando parlano le armi, non si può semplicemente dire che da un giorno all’altro chi ha conquistato un territorio con il sangue debba restituirlo» ha spiegato. Secondo lui, continuare a incoraggiare lo scontro armato non porterà a nulla di positivo. Ha anche messo in dubbio la possibilità di un negoziato sotto l’ombrello di Trump, rievocando le sue precedenti azioni, come la ritirata degli Stati Uniti dall’Afghanistan.

Migranti / L’appello dell’onorevole Marco Tarquinio

Un altro tema trattato da Tarquinio è stato quello della gestione dei flussi migratori. L’onorevole ha duramente criticato il modello Italia-Albania, definendolo un fallimento. «Il patto Italia-Albania non è un memorandum, è un patto bilaterale ed è un fallimento» ha dichiarato, riprendendo le parole della commissaria europea Marta Kos. Inoltre, ha espresso preoccupazione per l’atteggiamento dell’Europa nei confronti dei rifugiati di guerra, sottolineando che non c’è ancora sicurezza per l’accoglienza di rifugiati ucraini e siriani.

Tarquinio ha sollevato interrogativi cruciali riguardo alla direzione che l’Europa dovrebbe prendere su entrambi i temi chiedendosi se l’approccio attuale è davvero il migliore per garantire un futuro di pace e giustizia. L’europarlamentare ha infine lanciato un forte appello, invitando caldamente a rivedere le politiche attuali in favore di soluzioni più pacifiche e umanitarie.

Mariachiara Caccamo