Migrazione e media / Quella grave narrazione tra fake news e spettacolarizzazione

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Migrazione e media spettacolarizzazione privacy e fake news
Drehscheibe Köln-Bonn Airport - Ankunft Flüchtlinge 5. Oktober 2015

Ospitiamo la riflessione del professor Francesco Pira su migrazione e media, evidenziando alcune inquietanti caratteristiche di quella grave narrazione tra fake news e spettacolarizzazione.

È il destino della nostra epoca, con la razionalizzazione e l’intellettualizzazione ad essa propria, e soprattutto con il suo disincantamento del mondo che proprio i valori ultimi e più sublimi si siano ritirati dalla sfera pubblica per rifugiarsi nel regno oltremondano o nella fratellanza delle relazioni immediate tra gli individui. Non è accidentale che la nostra arte più elevata sia intima e non monumentale, né che oggi soltanto all’interno delle comunità più piccole, nel rapporto tra uomo e uomo, nel pianissimo, pulsi quel qualcosa che corrisponde a ciò che un tempo pervadeva come un soffio profetico, in forma di fiamma impetuosa, le grandi comunità e le teneva insieme”, cosi Max Weber in La scienza come professione ha definito il concetto di etica della responsabilità.

Migrazione / Narrazione tra fake news e spettacolarizzazione: i media tra etica e responsabilità giornalistica 

In ogni ambito c’è la necessità di farsi carico di tutte le conseguenze delle proprie decisioni e cosi come ha scritto Carlo Maria Martini nel Dialogo con il televisore “- siano azioni che omissioni-; non solo, ovviamente, le conseguenze immediate, a corto raggio, ma pure quelle a lungo termine e su scala planetaria, nel loro reciproco intrecciarsi di effetti che debbono durare o prevalere a lungo termine”.

Weber ha affrontato il concetto di etica della responsabilità e ancora adesso ha un’importanza fondamentale in particolare riguardo al ruolo del giornalista e al bisogno di rinnovare la sua capacità di intermediazione tra l’evento e la sua narrazione. Tutti cerchiamo di rappresentare noi stessi e di costruire la nostra identità. Nell’era della piattaformizzazione, è cambiato il nostro modo di relazionarci ed mutato il concetto di privacy. Il tempo viene annullato, viene mostrato il corpo, violata la vita delle persone e abbiamo perso di vista il valore del rispetto.

Migrazione e social media: spettacolarizzazione e un‘immagine parziale 

I social network ci propongono continuamente immagini che vengono veicolate in modo esponenziale. I fatti diventano “eventi mediatici” vetrinizzati e spettacolarizzati. Molto spesso, ci sono episodi che generano paura e insicurezza. L’iper-semplificazione genera timore e anche emozione. L’uso, e anche l’abuso, di immagini scioccanti che rimbalzano attraverso i nodi comunicativi, tende a dar vita a reazioni emotive contrastanti e forti.

Il fenomeno migratorio presenta diversi aspetti critici: un’elevata e complessa responsabilità, la cui narrazione se non accurata e profonda può generare visioni affettate e parziali del mondo. Definire correttamente il contesto geopolitico, culturale e sociale in cui si sviluppa il fenomeno è un fattore chiave, così come l’uso di termini appropriati per riferirsi agli individui e a queste situazioni drammatiche.

Migrazione e media / Narrazione tra fake news e spettacolarizzazione: i dati sulla crescita di forme di razzismo

Numerose sono anche le forme di razzismo. Il giornalista Dario Prestigiacomo ha scritto un articolo, pubblicato su EuropaToday, in cui evidenzia il rapporto dell’Agenzia UE per i diritti fondamentali. Il rapporto “condotto sulla popolazione di origine africana di 13 Stati membri, evidenzia che il fenomeno del razzismo è in netta crescita rispetto al 2016, quando fu realizzata la precedente indagine. Se sette anni fa il 24% degli intervistati nell’Ue aveva dichiarato di aver subito una forma di discriminazione dal punto di vista razziale, nel 2022 la quota è salita al 34%. L’Italia si piazza di poco al di sotto della media Ue (33%): sette anni fa era al 23%”.

Media / Narrazione tra fake news e spettacolarizzazione: migrazione e discriminazione razziale sul lavoro 

Ma non è tutto. “Uno dei luoghi principali di discriminazione è il lavoro: in Europa, il 28% dichiara di essersi sentito discriminato nella ricerca di un’occupazione. In Italia, questa quota è del 49%, la più alta tra i Paesi partecipanti all’indagine. Dietro di noi ci sono Germania (48%), Austria (48%) e Finlandia (46%). Rispetto alle persone in generale, è più probabile che le persone di origine africana ottengano solo contratti temporanei e che siano troppo qualificati per il loro lavoro, si legge nel rapporto. Si guardi al caso italiano: il 79% degli intervistati dichiara di avere un’occupazione retribuita, ma la stragrande maggioranza fa lavori sotto pagati”.

Gli effetti della globalizzazione secondo Bauman 

La globalizzazione porta con sé alcuni effetti ben analizzati dal sociologo Zygmunt Bauman: “Vi sono movimenti, cambiamenti e slittamenti apparentemente casuali, fortuiti e totalmente imprevedibili di quelle che in mancanza di un termine più preciso chiamiamo forze della globalizzazione. Esse modificano in maniera irriconoscibile e senza preavviso i paesaggi familiari dove eravamo abituati a gettare l’ancora della nostra duratura e affidabile sicurezza. Rimescolano gli individui e mandano in rovina le loro identità sociali. Ci possono trasformare, dall’oggi al domani, in vagabondi senza casa, senza un indirizzo o un’identità fissa. […] Se ai giorni nostri non c’è argomento di cui si parli con maggiore solennità o con più gusto che di reti, connessioni o relazioni, è solo perché la roba autentica – le reti strettamente intrecciate, le connessioni salde e sicure, le relazioni a tutto tondo – in pratica si è sgretolata”.

Migrazione / Narrazione tra fake news, spettacolarizzazione e disinformazione 

In un contesto sociale estremamente fragile dove le spinte a chiudersi e l’ansia continuano ad aumentare, i social network rappresentano il “Giardino sicuro”. In questo “Giardino sicuro” ci relazioniamo con i nostri amici e i nostri follower, ma anche con gli amici degli amici. Purtroppo, si sviluppa anche tanto odio on line e l’odio colpisce in modo particolare i migranti.

I punti deboli del sistema informativo italiano riguardano l’immigrazione che copre il 25% dell’offerta di disinformazione e rappresenta solo il 9% dell’informazione giornalistica. Uno squilibrio, associato alla forza virale del sistema di disinformazione, che produce profonde conseguenze sui processi di costruzione dell’opinione pubblica.

I toni allarmistici dei media italiani sulla migrazione 

Tra i migranti ci sono anche i bambini. Cosa significa stare dalla parte dei bambini? Nella società 3.0 i bambini sono soggetti sempre più deboli  diventano vittime di violenza diretta e indiretta. I social media sono pieni di bambini invisibili o inconsapevoli e quasi non ha più importanza come vengono mostrati.

La Carta di Treviso e la Carta di Roma regolano l’esposizione dei bambini. L’XI rapporto della Carta di Roma 2023 ci dice che: “Il 2023 segna un aumento delle di notizie dedicate al tema dell’immigrazione rispetto a quanto osservato nell’anno precedente: gli articoli sulle prime pagine dei sei quotidiani analizzati sono 1536 rispetto ai 563 del 2022, con un incremento pari al 173%”. Inoltre, come se non bastasse, è “aumentato il tono allarmistico. Le notizie da prima pagina con un tono allarmistico sono in aumento rispetto alle rilevazioni degli ultimi anni rispetto agli anni precedenti, attestandosi al 9,5%, quasi il doppio rispetto al 2022. Si conferma anche nel 2023 il dato già riscontrato nelle precedenti edizioni: la netta prevalenza di toni neutrali negli articoli di prima pagina. Gli accenti allarmistici sono correlati nella maggior parte dei casi alle notizie sulla criminalità e la sicurezza, sui flussi migratori e sull’accoglienza”.

I media e la spettacolarizzazione della narrazione dei minori migranti 

Il rapporto Save the Children sottolinea che: “Nel 2020, i migranti nel mondo erano circa 281 milioni di persone, il 3,6% della popolazione mondiale: di questi, circa 36 milioni sono minori. Molti hanno perso genitori, fratelli, sorelle e amici. Hanno assistito ad atti di violenza indicibili. I minori migranti giunti in Italia via mare, specialmente se arrivati soli, senza famiglia o un adulto di riferimento da cui poter ricevere tutela e accudimento, circa 6.000 da inizio anno a oggi, sono particolarmente vulnerabili e rischiano di diventare facile preda di sfruttatori e trafficanti, specie quando fuori dal circuito dell’accoglienza”. Da più parti si rileva che manca il rispetto della persona, perché a volte alcuni media pubblicizzano il privato: la visibilità accordata al “non detto” delle persone, alla loro intimità, alle loro emozioni celebra la rivelazione di fatti segreti come un “testo” di successo proposto a un pubblico sempre più curioso.

I media sono pieni cronaca nera: la spettacolarizzazione delle tragedie umane 

Un dominio assoluto delle cattive notizie e degli atti di violenza. Il sociologo Mario Morcellini ha scritto che: “Il genere della cronaca nera è diventato straripante nella comunicazione italiana su qualsiasi piattaforma, con riflessioni e ricerche che hanno spaziato dallo studio dei terremoti dal punto di vista dell’informazione istituzionale e della complessa ricostruzione dei legami sociali, al terrorismo politico dalla vicenda Moro all’attentato alle due Torri, per assestarsi oggi sui meccanismi di alterazione della socialità e della comunità sotto il ricatto del Covid – 19”. Tutto questo è inaccettabile e abbiamo il dovere di pensare a quegli uomini, a quelle donne e a quei bambini che stanno vivendo un dramma.

Le parole del Papa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

Papa Francesco ha già preparato il suo Messaggio per la 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del prossimo 29 settembre, dal titolo Dio cammina con il suo popolo. Il Santo Padre richiama l’esodo biblico e i migranti si presentano come il popolo d’Israele al tempo di Mosè. Di fatto, “i migranti di oggi spesso fuggono da situazioni di oppressione e sopruso, di insicurezza e discriminazione, di mancanza di prospettive di sviluppo e trovano molti ostacoli nel loro cammino: sono provati dalla sete e dalla fame; sono sfiniti dalle fatiche e dalle malattie; sono tentati dalla disperazione”. Incontrare il migrante vuol dire, ammonisce il Pontefice, incontrare Cristo. 

Allora, ricordiamoci che  il concetto di etica che deve essere ben valutato da ogni attore sociale. Dobbiamo riflettere sulle parole del Papa e abbiamo il dovere di riscoprire il cammino della pace, dell’altruismo, della fraternità e dell’amore per l’altro.

 

Francesco Pira, sociologoFrancesco Pira, professore all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del dipartimento di civiltà antiche e moderne.

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