Dare spazio ad una cittadinanza che non si sente rappresentata dalla chiusura – quella delle frontiere, ma anche quella degli stereotipi – e che ha voglia di capovolgere la prospettiva: che vive l’accoglienza, l’integrazione e l’apertura come un fatto normale e quotidiano; e che intende riflettere criticamente sulle politiche migratorie e di cooperazione internazionale italiane ed europee, ridiscutendo gli approcci fondati su una irragionevole chiusura alla mobilità umana. Questo vuole fare “Voci di confine”, progetto cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che vede insieme Ong, enti locali, associazioni delle diaspore, di volontariato, imprese sociali ed enti di ricerca. Sedici realtà che, fino ad ottobre 2018 si uniscono per intraprendere un’iniziativa comune che intende ridiscutere la narrazione delle migrazioni. Radio, web, incontri nei territorio e nelle scuole sono alcune delle attività delle attività del progetto.
“Voci di confine. La globalizzazione vista dai confini e dalle periferie” – informa una nota dei promotori – viene lanciato a pochi giorni dalla manifestazione di Milano “Insieme senza muri”, che ha preso posizione a favore di una società aperta, plurale, solidale e accogliente. Un progetto che unisce azioni di informazione, percorsi educativi per i più giovani e scambi di buone pratiche: è un percorso che – partendo dalle esperienze di frontiera come quelle di Lampedusa – vuol fare emergere le voci e le esperienze degli abitanti dei territori che accolgono, quelle dei migranti stessi e delle loro comunità di origine in Africa e altrove.
“Voci di confine nasce per dire no a paura e odio. No ai muri per tenere povertà e ingiustizia lontano dai nostri occhi, negando in più ogni possibilità di sviluppo equo alla regione mediterranea e all’Africa” – afferma Renata Torrente, rappresentante di Amref Health Africa, ong che coordina il progetto.
“Dobbiamo creare una nuova visione del nostro Mediterraneo e cambiare l’immagine del mare come frontiera. Siamo dalla parte giusta, quella dei diritti umani” ha affermato Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e partner di progetto.
Per questo il progetto realizzerà una campagna di informazione radio, web e social; percorsi educativi nelle scuole e negli spazi di educazione informale; incontri territoriali che vedranno protagonisti le associazioni delle diaspore e di volontariato, gli enti locali, le ONG e i soggetti privati; e, ancora, attività di formazione, raccolta di buone pratiche, dialoghi con le istituzioni e un incontro euromediterraneo.
“Voci di confine” coinvolgerà 4.000.000 di cittadini, oltre 6.500 tra giovani, docenti ed educatori, quasi 2000 operatori della cooperazione, ricercatori, imprenditori e membri della diaspora e 300 rappresentanti di enti locali italiani e euromediterranei.
Voci di Confine è un progetto promosso da: Amref Health Africa Onlus, Amref Health Africa – Headquarters, Africa e Mediterraneo, Associazione Le Réseau, CSV Marche – Centro Servizi per il Volontariato delle Marche, Centro Studi e Ricerche Idos (IDOS), Comitato Permanente per il Partenariato Euromediterraneo (COPPEM), Comune di Lampedusa, Comune di Pesaro, Etnocom, Internationalia, Provincia Autonoma di Bolzano, Regione Puglia, Rete della Diaspora Africana Nera in Italia (REDANI), Step4, Terre des Hommes Italia.
Il progetto avrà una durata di 18 mesi, da maggio 2017 a ottobre 2018.