(8-8-2014) A San Rossore è in corso la terza route nazionale dell’Agesci, dopo quelle del 1975 a La Mandria (Piemonte) e del 1986 a Piani di Pezza (Abruzzo). Oltre 30mila gli scout presenti tra i 16 e i 21 anni, cui vanno aggiunte le numerose delegazioni straniere. La riserva naturale è diventata una vera e propria ”città” suddivisa in cinque quartieri.
Nella “città delle tende” gli scout cattolici guardano al futuro con coraggio e fiducia. È cominciata ieri nel parco di San Rossore (Pisa) la terza route nazionale dell’Agesci, dopo quelle del 1975 a La Mandria (Piemonte) e del 1986 a Piani di Pezza (Abruzzo). Al termine delle 456 route regionali che si sono tenute a inizio agosto, sono giunti in Toscana oltre 30mila scout tra i 16 e i 21 anni (l’età di “rover” e “scolte”), cui vanno aggiunte le delegazioni straniere provenienti da Austria, Portogallo, Francia, Spagna, Islanda, ma anche Libia, Palestina, Burkina Faso ed Egitto. E la riserva naturale è diventata una vera e propria “città”, suddivisa in cinque quartieri (chiamati gioia, speranza, responsabilità, fedeltà e novità), con tanto di vie, piazze, aree “artigianali” e un “campo del futuro” dove si tengono gli appuntamenti plenari.
Per essere buoni cittadini. “Ci sono dei momenti importanti: uno di questi è quando si capisce che bisogna tornare sulla strada, rimettersi in gioco”, sottolineano i presidenti del Comitato nazionale Agesci, Matteo Spanò e Marilina Laforgia, spiegando il significato della route. “Strade di coraggio… diritti al futuro” è il tema del raduno, dove quel “diritti” ha un doppio significato, indicando sia la direzione verso la quale puntare, sia il convincimento che i giovani hanno diritto al futuro. Tra tavole rotonde e laboratori – “non solo momenti di ascolto, ma di confronto e di vera partecipazione” – gli scout riflettono sul “coraggio”, declinato come coraggio di liberare il futuro, di farsi ultimi, di essere cittadini, di essere Chiesa e di amare. “Siamo e continuiamo a essere sentinelle e camminatori”, hanno rimarcato Elena Bonetti e Sergio Bottiglioni, incaricati della Branca rover e scolte dell’Agesci, nella cerimonia di apertura, invitando i giovani a “essere buoni cittadini, appassionati delle parole prossimità, politica, servizio”, perché loro sono “sentinelle del futuro” e lo devono “guardare negli occhi”.
Una “Carta del coraggio”. All’apertura della route erano presenti, tra gli altri, il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, l’arcivescovo di Pisa, monsignor Giovanni Paolo Benotto, e quello di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, che negli anni ‘90 fu assistente ecclesiastico generale dell’Agesci. “Questo è il frutto di un impegno educativo condotto giorno per giorno, settimana per settimana all’interno di comunità che accolgono e curano questi ragazzi”, ha osservato Betori, mentre Miglio si è detto “colpito” dalla crescita numerica (alla precedente route parteciparono in 16mila), segno di un “interesse attuale e ancora maggiore per la proposta scout”. E Benotto ha invitato al coraggio, a “non avere paura, non perché siamo chissà chi – tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri – ma con noi abbiamo il Signore ed è lui che ci dà coraggio”. Certi di voler percorrere “strade di coraggio” e consapevoli delle difficoltà del tempo presente, questi giovani rispondono con realismo, ma al tempo stesso fiducia nelle loro capacità, mentre 456 loro coetanei hanno formato il Consiglio nazionale dei rover e delle scolte e sono stati designati a scrivere la “Carta del coraggio”, che raccoglie le riflessioni scaturite nei giorni in cammino e domenica verrà consegnata al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e alle istituzioni presenti.
Attenzione per l’ambiente. A dispetto delle critiche avanzate nei giorni scorsi da un gruppo di ricercatori, ambientalisti e intellettuali, che avevano chiesto di non concedere San Rossore agli scout, convinti che ciò avrebbe provocato “un imponente danno ambientale”, l’attenzione per la natura caratterizza ogni momento di questo raduno. Le aree sono pulite e viene realizzata una scrupolosa raccolta differenziata. È sconsigliato fumare e, comunque, i fumatori sono tenuti a raccogliere i mozziconi delle loro sigarette. Persino per l’igiene personale è prevista una saponetta ecologica, con “la consapevolezza che anche con il semplice gesto di lavarsi le mani si possono fare scelte concrete e alternative”. “A noi piace che San Rossore non sia una riserva per pochi, ma aperta a tutti, ai giovani che vogliono accettare le sfide… la sfida di lasciare questo spazio come lo hanno trovato”, ha dichiarato il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. Ora San Rossore è la città dello scautismo, ma domenica “scomparirà – promette Laforgia – senza lasciare traccia di sé”.
Francesco Rossi (inviato Sir a San Rossore)
(Fonte: SIR)