Monsignor Pio Vigo / Il card.Romeo: “Dono prezioso per la nostra comunità”

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card Romeo al funerale di mons.Vigo

Pubblichiamo il testo dell’intervento del cardinale Paolo Romeo al termine del funerale di monsignor Pio Vittorio Vigo.
“Fratelli e sorelle carissimi,
non è facile tracciare, in poche parole, una giornata terrena di 85 anni. Anche perché sono sicuro che ancora una volta, sentendo parlare della sua vita e sottolineandone alcuni aspetti, Pio Vigo la commenterà con un sorriso dicendo: “ma cosa stai dicendo”?

Voglio ricordare alcuni aspetti cercando di intravedere quello che, ora, il nostro  fratello Pio, vede con chiarezza, sotto lo sguardo di Dio.

Lo sguardo di Dio  affonda le sue radici in quel 4 novembre 1935, quando sbocciava alla vita e i suoi  genitori, Vincenzo e Pitta, ricevevano il dono che Dio faceva non soltanto alla famiglia Vigo e alla Città, ma a tutta la nostra comunità ecclesiale.

Comunità che, qualche giorno dopo –  il 10 dello stesso mese – accompagnandolo al fonte battesimale della vicina chiesa di San Giuseppe, con il sacramento del battesimo, amministrato dall’allora Parroco, Can. Francesco Foti, lo inseriva nel mistero del corpo mistico di Cristo.

Monsignor Pio chiamato dal Signore

Iniziava così il suo cammino di vita cristiana e di vita umana, generosamente vissuta. In modo armonioso veniva forgiata, ai grandi valori della vita,  la sua personalità.
In primo luogo dai suoi genitori e dall’intera famiglia, dagli educatori nella scuola, dalle buone amicizie che man mano andava stabilendo. E nella dinamica della comunità ecclesiale percorreva i sentieri della crescita e della maturità della fede. L’insieme di questi fattori, gli hanno permesso di ascoltare una chiamata,  dandogli la grazia di corrispondervi, lasciando le proprie sicurezze per seguire il Signore più da vicino.

Il 20 settembre 1958, giorno in cui veniva ordinato sacerdote, ha consegnato nell’immaginetta-ricordo, in una semplice frase, i suoi fermi propositi che come una stella polare, hanno determinato il suo agire e il suo pensare nei sessantatré anni di ministero. “Questo o Signore fa che si veda nelle mie opere di tutti i giorni: la fede che mi è in cuore”. Questa fede lo ha portato a ricercare con sempre generosa disponibilità e a perseguire, senza se e senza ma, i disegni di Dio. Una fede che via via, attraverso gli eventi e le circostanze della vita, lo ha affilato a vivere nella quotidianità il precetto del Signore “amatevi gli uni gli altri”.card Romeo

Alcuni problemi di salute lo avvicinarono a Mons. Cosentino e lì, in quella casa sacerdotale – OASI “Maria SS.ma Assunta” in Aci Sant’Antonio –  che muoveva i primi passi, Pio Vigo,  imparò un amore privilegiato, ma in nessun momento esclusivo, per i sacerdoti.
Era spronato anche dalla croce che portavano Padre Mangano e Padre Patanè, che con la grazia di Dio riuscivano a vivere  con serenità e abbandono alla divina volontà momenti molto dolorosi, senza mai rinunziare a servire la chiesa, anche con grandi sacrifici.
Con Mons. Cosentino ha percorso l’Italia, per conoscere i vari servizi che via via, nei solchi tracciati  dal Concilio Vaticano II, si andavano aprendo nelle varie Regioni.
Ciò per coltivare la fraternità dei presbiteri ed accompagnare con una vicinanza personalizzata quelli più bisognosi nell’anima e nel corpo.

Monsignor Pio e la vita consacrata

In questo contesto, sentì il bisogno di prestare un’attenzione particolare alla vita consacrata. Un’ attenzione semplice che non gli dava notorietà, ma che sapeva scendere nell’intimo dei cuori di coloro che lo incontravano e beneficiavano del suo servizio.

Poi le circostanze della vita lo hanno portato ad essere insegnante di religione e, sempre attento, Pio, ha fatto conoscere Gesù e ha fatto conoscere la comunità ecclesiale in modo tale che questa conoscenza è sfociata nell’amore della Chiesa e nella Parola di Dio. Amore e Parola di Dio che, come ministro ordinato, ha saputo coltivare, rimanendo disponibile con quanti il Signore aveva fatto incrociare i suoi passi. Vedete, fratelli e sorelle, come il Signore, nell’ordito delle nostre quotidiane attività, è luce per i nostri passi e guida per i nostri sentieri.

Il 14 febbraio 1981, con l’imposizione delle mani dell’episcopato siculo guidato dal compianto Card. Salvatore Pappalardo, in questa chiesa Cattedrale, veniva inserito nella successione apostolica ed iniziava i numerosi anni della pienezza del sacerdozio: tutti segnati dalla croce. Quante volte ho raccolto le lacrime di Pio, che nei momenti di difficoltà si confidava non per avere commiserazione o aiuto materiale. Ma per  avere il conforto della fede e il sostegno della fraterna preghiera.  Come lo sguardo della Maddalena che asciuga il volto di Cristo sofferente. O come Maria che ammutolita, sostiene con la sua presenza il calvario di ciascuno di noi.

Monsignor Pio in aiuto al vescovo di Catania

Un generoso servizio, basti pensare a quel messaggio consegnato nella preghiera, specialmente per i giovani, nel giorno in cui iniziava il suo ministero di Ausiliare a Catania. Consapevole che non era lui il pastore chiamato a guidare quella Comunità. Ma gli veniva conferita la missione di aiutare un pastore avanti negli anni e affaticato nella pastorale.

Quattro anni dopo, nel 1985, gli veniva confidata la piena e diretta responsabilità della guida del popolo santo della diocesi di Nicosia. In circostanze non certo facili, in un ambiente molto diverso della sua cittadina di Acireale. Si è lanciato a capofitto, sapendo camminare con sicurezza anche in mezzo alle nebbie che caratterizzano quella zona.

Dopo dodici anni di generoso e creativo ministero, nel 1997, la croce di Monreale, portata con grande dignità, che lo ha  letteralmente sfiancato e quasi distrutto nella sua psiche.

Tutti ricordiamo le sue lacrime, la sua commozione, anche quando da questa cattedra di Acireale, come Padre, era chiamato il 15 ottobre del 2002 a guidare un popolo che lo aveva generato nella fede. E si è sforzato di condurlo per nove anni, pur sapendo e continuando a sentire tutta la fragilità del vaso di creta.

L’ultimo tempo di monsignor Pio

Ed infine, questo ultimo tempo, lontano dalla sua Diocesi, dalla sua Città, dalla sua Famiglia, dal suo Presbiterio: lontananza vissuta con fede e serenità. Questa fede e serenità gli hanno  permesso di gioire dell’accoglienza di una comunità, per lui nuova, non conosciuta nel passato, ma della quale si era talmente innamorato da ripetere  continuamente: “sono in famiglia, mi sento sereno, sono contento, là confesso, predico, ma soprattutto prego con una comunità che prega”.

Vogliamo ringraziare Padre Miguel Tofful,  Superiore Generale, che lo ha accolto a Verona.
E lo ha ccompagnato con l’affetto di un fratello e la sollecitudine di un Padre fino agli ultimi momenti. Con chiara testimonianza di fraternità egli è venuto a concelebrare con noi, per dargli l’ultimo addio. Per questo, nella dimensione umana e nella dimensione cristiana possiamo affermare che Pio non è morto solo. Ha sperimentato certamente la solitudine di tanti nostri fratelli, che particolarmente in questo momento di pandemia, soffrono la solitudine e l’isolamento, nel vedere scendere la notte nella loro giornata terrena.

Il vescovo Pio continua a vegliare su di noi

Il Vescovo Pio non è morto, lo ricordiamo chiedendo che, con la sua dolcezza, con la sua serenità e con il suo sorriso, continui ad aiutarci e a guardare avanti nel compimento del dovere proprio a ciascuno di noi.

Apprendendo la dipartita del nostro fratello Pio, un comune amico e a momenti anche poeta, ha consegnato i suoi sentimenti in versi, che io faccio miei. “Vai Pio dove gli angeli prestano ali e non si avverte rumore di lacrime. Vai con mani cariche di canto, oltre le nubi. Non lasci orfani ma eredi di gioia. Lasci sorrisi seminati negli anni, delicate carezze di padre, stupore innocente esploso in linfa di versi. Lasci la tua voce di eterno fanciullo a fare da culla al nostro mondo in burrasca”.  Grazie Pio e vai in pace.

Paolo card. Romeo

 

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