Mostra sulla “Villa di Iolas” – 2 / Il famoso collezionista greco di Aghia Paraskevì rivive nella galleria acese del Credito Siciliano

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Ci si rende conto della personalità e della peculiarità di Alexander Iolas, ovvero l’interesse per l’arte e per le sue svariate manifestazioni, visitando la mostra ospitata nella galleria Credito Siciliano a Palazzo Costa-Grimaldi, in piazza Duomo ad Acireale.

“Call for Iolas’House” è il titolo dell’esposizione prodotta dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, della cui galleria milanese “Stelline” Iolas fu il primo direttore artistico. Le opere esposte danno un assaggio dell’arte che lo circondò  durante la sua vita e nella sua villa di Aghia Paraskevì, alla periferia di Atene. Si tratta, infatti, dei lavori di artisti che lo stesso Iolas, in alcuni casi, portò alla ribalta o, addirittura, commissionò. Ne è esempio Andy Warhol, la cui opera “The Last Supper”, dal grande valore, è esposta ad accogliere il visitatore all’inizio del percorso. La versione in rosa, realizzata nel 1986, rappresenta un’interpretazione dell’Ultima cena di Leonardo da Vinci. Fa parte del periodo in cui lo stesso Iolas commissionò all’artista una serie di lavori, basati sull’interpretazione dei capolavori dell’arte italiana. Di questa vennero fuori sessanta serigrafie, create da Warhol.

Tanti gli artisti che entrarono in contatto con il gallerista, le cui opere si possono ammirare nella mostra, tanti e diversi gli stili da loro proposti. Del tedesco Max Ernst (1891-1976) e del suo surrealismo l’opera “Soleil” e “Portrait mère (le rire des poets)”, la serigrafia su tela emulsionata, rappresentante un corpetto femminile. Tra i numerosi artisti gravitanti l’universo di Iolas figurano: Novello Finotti, Takis, Victor Brauner, Niki de Saint Phalle, Pino Pascali, etc. L’arte del Novecento si mostra in modo molto vario: disegni sotto forma di lettere dal carattere più privato, come quelli dello scultore svizzero Jean Tinguely a Fausta Squatriti per il ritrovamento di alcuni disegni.

Una cerchia di pittori, scultori ed estimatori d’arte frequentavano Iolas e la sua villa di  Aghia Paraskevì, realizzata dal suo proprietario tra il 1965 ed il ’68 e curata come un museo in cui far pervenire opere di diversi periodi storici e stili. A descriverla gli stessi artisti che vi erano entrati e che ne ricordano dettagli e particolari, come  i libri rivestiti in finta pelle, una plastica bianca, per avere una stessa presentazione e uniformità. Anche questi compaiono in re-made alla mostra.

Due opere di Max Ernst esposte ad Acireale

Le testimonianze di André Mourges o di Renos Xippas su questo intenditore dell’arte, surrealista ed eccentrico nella vita fino al modo di vestire, ne chiariscono la personalità e la figura, come le numerose immagini della fotografa free lance Maria Mulas (1973-87), esposte anch’esse, che ne ritraggono momenti pubblici e privati ad Atene. Dalle parole di chi lo ha conosciuto emerge la sua voglia di organizzare “la sua casa”, lui che era un viaggiatore, in cui fece confluire tesori d’arte etrusca, greca, cicladica e contemporanea, con le sue imponenti colonne nel giardino ed il suo marmo greco.

Il contatto costante con l’arte è testimoniato anche dalla serie di poster e libri d’artista, con copie serigrafiche e stampate al torchio, realizzati dallo studio di Fausta Squatriti e Sergio Tosi per le gallerie di Iolas a New York, Parigi, Ginevra, Milano, Roma e Madrid,  fra il 1967 e il 1975. Il suo volto viene delineato anche dall’acrilico su tela “Iolas’ Portrait” di Andy Warhol, dispersa e interpretata dall’opera degli studenti. Presente è, infatti, il re-made di opere perdute: sei in totale, i rifacimenti realizzati dagli alunni dei licei artistici di Giarre e Morbigeno (in provincia di Sondrio). A parte le opere perdute, pezzi dell’immensa collezione furono donati al Museo Macedone di Arte Contemporanea a Salonicco, al Centre “Georges Pompidou” di Parigi ed al Moma di New York, oltre che pervenuti in collezioni private.

Oggi la villa di Iolas, “ritratto del proprietario”, spoglia delle citate opere, il cui splendore è presente anche in alcune scene del film “Consiglio di famiglia” (1986) del regista greco Costa-Gavras, è sopravvissuta, deturpata dai numerosi atti di vandalismo, ma pur sempre presente, quasi a voler perpetuare il ricordo del suo creatore e cultore d’arte.

Rita Messina                

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