Mostre / Caravaggio e il “caravaggismo” approdano a Catania

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mostra su caravaggio

San Sebastiano, notoriamente conosciuto per esser sopravvissuto al martirio delle frecce, è stato ritratto da grandi maestri del mondo dell’Arte. Uno per tutti, da Michelangelo Merisi (1571 – 1610), alias Caravaggio.

A tal riguardo, è di questi giorni un fatto che ridesta l’attenzione su questo santo nella città metropolitana di Catania. Infatti, in occasione di un evento espositivo unico, San Sebastiano si rivela protagonista assoluto. Si parla, de facto, di una mostra improntata sul fenomeno del caravaggismo, sbarcata, per l’appunto, nella città etnea. Essa offre al grande pubblico l’opportunità di misurare l’entità e la portata artistica del Merisi.

Si alza, pertanto, il sipario sulla mostra-evento, dal titolo: “Caravaggio: la verità della luce”. Un autentico viaggio lungo le pieghe della vita e della morte. Pieghe in cui si incunea la penombra insieme ad un peregrinare forbito, a tratti giocondo. Un dinamismo agito, nell’impasse di luci ed ombre, secondo estro e valore artistico, tipici di Caravaggio.

mostra su Caravggio, taglio del nastro
L’inaugurazione della mostra

La mostra sarà visitabile fino al 6 ottobre

Sarà possibile visitare la mostra, nei locali della Pinacoteca dell’ex Monastero Santa Chiara, sino al prossimo 6 ottobre 2024, nei giorni: lunedì, martedì, mercoledì e giovedì dalle 10 alle 20, venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 21, con ingresso da via Castello Ursino, n.10, Catania.

Nell’ameno luogo, si potranno ammirare dipinti autografi di Caravaggio, come “Il ragazzo morso da un ramarro”, “San Sebastiano” e “Il Cavadenti”. Mentre, a conferma del constatato caravaggismo, saranno esposte opere di Orazio Gentileschi, Guercino, Annibale e Ludovico Carracci, Simone Peterzano, Cavalier d’Arpino. Ed ancora, si citano Mattia Preti, Luca Giordano, Giovanni Baglione, Fede Galizia e Orsola Maddalena Caccia. In più, il Merisi nel suo tempo è antesignano e promotore di un innovato paradigma artistico/stilistico, dalle forti valenze culturali.

Tra le fauste collaborazioni dell’organizzazione, si individuano eccellenti adesioni, a partire da quelle istituzionali. L’iniziativa di elevato pregio culturale ha avuto il patrocinio del Ministero della Cultura, della Presidenza Commissione Cultura della Camera dei Deputati.
Si menziona altresì l’Assemblea Regionale Siciliana, la Regione Siciliana, la Città Metropolitana di Catania. Per quanto attiene alle fasi prettamente logistiche, unitamente al Comune di Catania, si sottolinea l’impegno profuso dalle associazioni MetaMorfosi e Demetra Promotion.

Caravaggio e san Sebastiano

Secondo fonti storiche, l’opera del Merisi, intitolata a San Sebastiano, è realizzata durante il suo soggiorno napoletano. In tale contingenza, Caravaggio ha raffigurato il martirio, quale momento importante della vita del santo. Come in un’istantanea, egli impresse sulla tela due sgherri in procinto di legare mani e piedi del santo intorno a un albero, proprio quando la prima freccia trafiggeva il suo corpo.

Caravaggio, San Sebastiano
San Sebastiano, collezione privata

In quel frangente, San Sebastiano è stato ritratto mentre abbassa il volto verso la freccia, con espressione di incredula sofferenza. Il Caravaggio, non mettendo in scena il carnefice, vuole far comprendere che tale figura si trova dalla parte di chi guarda, ossia: il carnefice è ognuno di noi. In più, si rileva che l’unica nuance intensa è rappresentata dal rosso, unitamente al bianco, degli indumenti effigiati a terra, in basso a sinistra del dipinto.

San Sebastiano

A seguire, secondo fonti agiografiche, San Sebastiano (Narbona 256 – Roma, 20 gennaio 288 d.C.), prima di essere martirizzato frequentava ambienti militari dell’impero romano.
In particolare, si ricorda che ebbe i suoi natali nella Francia meridionale, a Narbona, e in appresso raggiunse lidi italici, esattamente andò a Milano. Dopo, si arruolò nell’esercito di Diocleziano, all’incirca nella seconda metà del 200 d.C. Divenne anche un alto ufficiale dell’esercito imperiale e tribuno della prestigiosa corte pretoria, per la difesa dell’imperatore, a Roma. Stante il ruolo ricoperto, il santo ebbe modo di sostenere i cristiani incarcerati, provvedere alla sepoltura dei martiri. Diffuse finanche il verbo cristiano all’interno della corte tra funzionari e militari.

Nel momento in cui rivelò la sua fede in Cristo, venne condannato a morte per mezzo delle frecce. Eppure la sorte riservò per lui un miracolo. San Sebastiano si salvò. E la nobile e cristiana Irene lo curò. Così, poté seguitare nel proposito di testimoniare la fede e l’apostolato in Cristo. I fatti successivi racconteranno di un’altra condanna a morte da parte di Diocleziano. San Sebastiano invero venne martirizzato sui gradini di Elagabalo (gradus Helagabali): luogo in cui sarà edificata una chiesa in suo nome. In base ad alcuni dati storici, quale tributo al culto di San Sebastiano, fu designato Defensor fidei. Per di più, il suo nome venne inserito nel Depositio Martyrum, antico calendario della chiesa di Roma nel 354 d.C. Il santo è ricordato il 20 gennaio.

“Martirologio Romano: San Sebastiano, martire, che, originario di Milano, venne a Roma, come riferisce Sant’Ambrogio, al tempo in cui infuriavano violente persecuzioni e vi subì la passione; a Roma, pertanto, dove era giunto come ospite straniero, ebbe il domicilio della perpetua immortalità; la sua deposizione avvenne sempre a Roma ad Catacumbas in questo stesso giorno”.

festa di San Sebastiano
La festa di San Sebastiano ad Acireale

Il culto del santo

Il santo, nel tempo coevo, è onorato e celebrato in numerose città italiane. In più, la Festa di San Sebastiano ha avuto l’iscrizione nel Registro delle Eredità Immateriali di Interesse Locale (REIL), secondo i principi stabiliti dall’Unesco.

Un aneddoto ricorrente sul martire segnala poi doti taumaturgiche per la peste, definito perfino “depulsor pestis”. In particolare, si riferisce che il culto del santo alligna nel XV secolo, quando un terribile morbo colpisce intere popolazioni. Tra quelle sono comprese le genti di Acireale, che si rivolgono a San Sebastiano per auspicarsi la guarigione dall’evento pestilente. Qui si palesa la natura taumaturgica del santo sopravvissuto al martirio delle frecce. Infatti, si supponeva che il morbo fosse una punizione divina “scagliata per mezzo di dardi”. Pertanto, si avanzava la credenza che il santo, vincendo la morte causata dalle frecce, poteva sconfiggere la peste.

Ad Acireale, per devozione, si costruì la Basilica Collegiata

Nella comunità acese, si ricorda la piccola chiesa dedicata a Sant’Antonio di Padova che, nel momento nascente del culto, ospitò i devoti a San Sebastiano. Nel XVIII secolo, tuttavia, vista la crescente devozione nei riguardi del santo, divenne necessaria la costruzione di un luogo a lui dedicato, ossia la Basilica Collegiata di San Sebastiano. Ivi, si possono ammirare le opere di Pietro Paolo Vasta (Acireale, 31 luglio 1697 – Acireale, 28 novembre 1760), che dipinse il ciclo degli affreschi sulla vita di San Sebastiano.

Nel giorno della festività riservata al santo, si effettua una rilevante processione. Secondo un dato cronoprogramma, San Sebastiano sosta in vari luoghi della città. Ad esempio, il santo alle ore 16 pomeridiane, si ferma dinnanzi alla vecchia stazione di Acireale, per salutare il passaggio di un treno. Si tratta di una rievocazione inerente ad un evento riferito alla prima guerra mondiale, che implementò la venerazione verso il santo. Gli acesi, in partenza per il fronte, incrociarono il fercolo del santo di passaggio alla stazione, nel giorno della solennità del martire: il 20 gennaio 1916. Ebbene, si dice che i soldati, presenti in quel treno, tornarono. Così, ogni anno, alla vecchia stazione di Acireale, un treno emettendo il canonico fischio saluta il passaggio del santo, accolto dallo sventolio dei fazzoletti e dai fuochi pirotecnici.

Un’ulteriore sosta da menzionare è quella che si effettua alle ore 22, in viale Regina Margherita. Qui, secondo la tradizione consolidata, vengono fatti volare scenografici fuochi d’artificio.

La figura del “Devoto”

Il devoto, nel momento del festeggiamento, onora il santo con abiti votivi e cammina senza scarpe. Riguardo ai vestiti, il devoto indossa un maglione, una fascia e un fazzoletto in testa. Il maglione ha due colori, con specifici significati: il beige che indica la nudità e il rosso che simboleggia il sangue del santo, nel tempo del martirio. Il fazzoletto indossato, a mo’ di bandana, è in sé una reminiscenza storica, correlata alla pestilenza. Difatti, chi guariva dalla peste portava, quale segno di riconoscimento, un fazzoletto bianco in testa. Questo copricapo indicava la guarigione e decretava la riammissione in società.

In ultimo, San Sebastiano è compatrono di Acireale. Il 20 gennaio, come da ritualità istituzionalizzata, si svolge una solennità a lui consacrata. Il popolo chiama il Santo Martire delle Frecce “San Mastiano” e lo invoca al grido: “E taliatulu ch’è beddu rizzareddu rizzareddu, chiamamulu cu’ tuttu u cori, viva San Mastianu!

                                                                                                                Luisa Trovato