Giovedì 12 dicembre ha avuto inizio l’esposizione del progetto multimediale “Caravaggio Immersive” che sarà ospitato, fino al 31 marzo, presso il Museo Civico Castello Ursino di Catania. Scaturito dalla volontà di creare un’esperienza dal taglio cinematografico e con l’obiettivo di avvicinare alla storia dell’arte anche i giovani meno appassionati, Italia Museo ha prodotto, sotto la direzione artistica di Roberto Patanè, un progetto che si avvale della multimedialità come strumento moderno di divulgazione. A tal proposito, prendendo ispirazione da quella biografia che assume i toni drammatici di un romanzo di avventura e attraverso l’ausilio di proiezioni immersive e ricostruzioni digitali, “Caravaggio Immersive” si propone di ripercorrere gli ultimi anni di vita di Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, quelli cioè che sono stati gli anni più tragici e più emozionali dell’artista e che hanno cambiato, in un certo senso, anche il suo modo di dipingere in quanto segnati dall’ossessione della morte e dalla sua fuga verso la Sicilia, dopo la sua condanna da parte del Pontificato; il progetto ospita, inoltre, 14 caravaggeschi esposti ne la “stanza dei tesori”.
Attraverso grandi proiezioni, dunque, e svariati passaggi multimediali, questo percorso si snoda in più sezioni che ripercorrono le vicende del pittorea, tracciando così un viaggio che beneficia anche della narrazione sonora di un attore ologramma che, manifestando espressioni di angoscia e turbamento, trasforma il percorso in una sorta di dialogo diretto con il visitatore. In questo modo – se ci si rimane un po’ delusi forse per la presenza di sole riproduzioni digitali ed immediatamente anche un po’ troppo sgomenti davanti immagini particolarmente truci e sanguinolente, quali quelle delle decapitazioni, con cui esordisce l’esposizione, orrori accentuati poi dal volto sofferente e disperato dell’ologramma attore – da subito, e senza poterlo evitare, ci si ritrova costretti ad immedesimarsi nell’irrequietezza e nella fragilità dell’animo del Caravaggio entrando a stretto contatto con la sua intimità e scoprendo così quei lati oscuri che ne hanno influenzato e caratterizzato la produzione artistica decisamente geniale.
L’unicità della tecnica pittorica del Caravaggio si contraddistingue, infatti, innanzitutto nella volontà di rappresentare con realismo il mondo che lo circondava, scostandosi totalmente dalla consuetudine del suo tempo nel quale i giovani pittori usavano esercitarsi all’interno delle botteghe dove studiavano i capolavori dei grandi maestri. Le stesse figure che il Caravaggio uomo incontra lungo il suo cammino, invece, diventano modelli per il Caravaggio artista e la testimonianza di questa indissolubile connessione tra vita reale e pittorica sono proprio i quadri del periodo siciliano, centro focale dell’esposizione. Inoltre egli creava composizioni dal sapore cinematografico ponendo i suoi soggetti, dalle dimensioni reali, in scene dinamiche capaci di coinvolgere lo spettatore – non a caso viene definito, infatti, da molti il primo regista della storia – attraverso l’uso di veri e propri oggetti di scena posti all’interno di una sala di posa nel suo studio. A tal proposito, l’ambiente che ospita il progetto è arricchito da una riproduzione del laboratorio dell’artista, con l’esposizione degli attrezzi del mestiere, e della camera oscura con cui egli studiava i suoi celebri chiaroscuri: Caravaggio costringeva gli artifici luminosi al suo volere mostrando ciò che lui voleva diventasse visibile; così, soggetti e personaggi emergevano dall’ombra e assumevano un valore duale che acquisivano grazie al chiaroscuro, quel chiaroscuro che diventa metafora della sua stessa esistenza dissoluta.
Attraverso, poi, la pinacoteca digitale, dove vengono mostrate le opere iconiche del Caravaggio appartenenti a diversi periodi, e con un tentativo forse non abbastanza apprezzato dal visitatore, si è voluto enfatizzare, animandoli seppur con piccolissime oscillazioni, quei movimenti quasi impercettibili che l’artista era in grado di riprodurre sui suoi soggetti.
Ma come già accennato in precedenza, quello che più di ogni altra cosa ha segnato la vita del Merisi e il mutare della sua arte è il tema della condanna che anticipa il viaggio verso la Sicilia dunque, è qui che si focalizza il progetto: attraverso l’exhibit di una ventola olografica vengono ciclicamente composte le parole che sottolineano le condanne che pesano sulla sua vita e per mezzo di una videografica descrittiva viene tracciata una mappa dettagliata dei suoi spostamenti; infine, il percorso del visitatore si conclude in una grande sala oscura dove lo stesso si ritroverà isolato ed avvolto dalla proiezione delle onde del mare e dei rumori della tempesta permettendogli così di rivivere le stesse sensazioni, la paura e l’incertezza dell’artista nel suo viaggio verso la Sicilia e ancora una volta rivelate dalla voce dell’attore.
Nel complesso, il progetto riesce in qualche modo a regalare la percezione di aver assistito, più che ad una mostra, alla proiezione del film sulla vita del Merisi, quella cioè di un personaggio decisamente fra le righe, una figura assai complessa dal punto di vista psicologico ma che molto ha arricchito la storia dell’arte italiana.
Cristiana Zingarino
Il progetto sarà fruibile tutti i giorni dalle 9 alle 19 (ultimo biglietto ore 18). I biglietti potranno essere acquistati al botteghino del Museo Civico Castello Ursino, su internet all’indirizzo www.ticketone.it o nei punti vendita dei circuiti Ticketone e Sicilia Ticket; previste diverse tipologie di tagliandi. Per info: info@siciliaticket.it, tel. 095 5181100.