Organizzata dall’assessorato alle Attività e ai beni culturali del Comune di Catania insieme con la Fondazione Giuseppe Fava, che ha ideato il progetto espositivo, a cura di Giovanna Mori, – annuncia un comunicato stampa – mercoledì prossimo, 19 febbraio, alla Galleria d’Arte Moderna di via Castello Ursino a Catania, verrà inaugurata la mostra “Giuseppe Fava: la pittura come documento, racconto e denuncia”, dedicata a Elena Fava. Dopo l’esposizione di Taormina del lontano 2001, le opere di Fava saranno nuovamente esposte in Sicilia, dunque, regalandoci un’occasione imperdibile per scoprire ed apprezzare il lato forse finora poco conosciuto di quel talento poliedrico che era del giornalista ucciso in un agguato dalla mafia, il 5 gennaio 1984.
Sono svariati, infatti – si sottolinea nella nota stampa -, gli strumenti di cui si è servito nella sua insistente ricerca delle ragioni che animano i più turpi comportamenti umani, Giuseppe Fava, una delle figure simbolo della lotta alla mafia. Da grande giornalista qual era, ha utilizzato sì la carta stampata ma non solo. La sua indole di preciso indagatore gli ha consentito di impiegare ogni altra forma di comunicazione possibile per dare voce al suo desiderio di verità combinato all’urgente necessità di raccontare fatti e descrivere stati d’animo: lo ha fatto attraverso il teatro, la narrativa, il cinema, la televisione, la radio e, appunto, la pittura; una produzione prolifica espressa in diversi linguaggi ma uniti da un unico intento: quello di osservare per raccontare con sguardo lucido e senza timore; linguaggi praticati tutti in modo assiduo e consapevole, in parallelo con la sua incessante attività di cronista.
Anche la pittura, dunque, come strumento di denuncia sociale con cui egli descrive la Sicilia e i suoi abitanti attraverso le loro piaghe più profonde riuscendo comunque a coglierne la bellezza più nascosta grazie al suo senso di appartenenza. In particolare, nella sua opera grafica, sarà possibile distinguere quell’estro provocatorio con cui il Fava pittore descrive la corruzione ed il malaffare attraverso volti brutti, sgradevoli e addirittura minacciosi mentre deride la figura del mafioso con disegni di figure goffe, ottuse e grossolane, seppur consapevole di quanto lo scherno fosse odiato ed disprezzato dai malavitosi.
Nei volti segnati da smorfie, a volte di dolore, a volte di paura sarà possibile riconoscere – così si conclude il comunicato – protagonisti e luoghi delle sue inchieste. Quel racconto del reale che ha caratterizzato tutta l’attività di Fava si completerà proprio nei suoi quadri nei quali, attraverso i tratti ora drammatici ora beffardi, si rintracceranno le ambientazioni dei suoi romanzi e delle sue opere teatrali.
L’apertura al pubblico è prevista sino a sabato 14 marzo, dal lunedì al sabato, con orario continuato dalle
9 alle 19. Domenica e festivi chiusa.
L’ingresso è libero.
Cristiana Zingarino