- Abbiamo poco meno di cinque mesi – fino al 10 gennaio 2020 – per ammirare alcuni fra i capolavori di Francesco Messina (15.12.1900 – 13.9.1995) nel museo “Francesco Messina – Salvatore Incorpora” di Linguaglossa.
La mostra che porta il nome dell’artista linguaglossese è stata inaugurata il 10 agosto alla presenza della massima autorità istituzionale della Regione, il presidente Nello Musumeci, e di Rosalba Panvini, direttore della Sovrintendenza BB. CC. AA. di Catania, i sindaci Salvatore Puglisi e Salvo Pogliese di Linguaglossa e di Catania, Maria Fratelli, direttore dello Studio Museo Francesco Messina di Milano e Andrea Giuseppe Cerra, assessore ai Beni culturali e all’Identità etnea di Linguaglossa.
“Segni e forme” di una ricerca instancabile nella vita di Messina che, trasferitosi in giovane età a Milano, diventata poi sua città d’elezione, ha come “unito” il paese, in un unicum che il Museo milanese vuole concretizzare e proporre come modello di reciprocità, di scambio culturale e amicizia. Con le 60 opere di litografia e 14 opere di scultura, che costituiscono il corpus dell’esposizione temporanea della mostra, Francesco Messina così ritorna nella sua terra, che ha lasciato da emigrato in cerca di migliore fortuna.
Vedremo così – tra i dipinti – le litografie di alcuni ritratti policromi di nomi famosi tra le artisti danzatrici del tempo, come quello di Carla Fracci, ma soprattutto saranno sotto i nostri occhi i bozzetti e le opere delle Danzatrici, del cui movimento ed atteggiamenti Messina ha saputo cogliere ogni minimo particolare, e quelli dei Cavalli, i famosi stalloni, tra cui quello “morente” ora in prestito – fino al termine della mostra – dalla città di Catania (dove abitualmente fa bella mostra di sé in piazza Galatea) – e situato nello slargo antistante il museo di Linguaglossa.
L’inaugurazione, cui ha partecipato un numeroso e qualificato pubblico, ha dato l’opportunità al presidente Musumeci di sottolineare l’impegno personale e della Regione a promuovere sempre di più l’arte e la cultura della nostra terra, riconoscendone la valenza di vera ed autentica risorsa, così come l’agricoltura di specie tipiche del territorio, per il futuro della Sicilia. “Abbiamo, in Sicilia, quel bellissimo in più, che altre parti d’Italia non hanno, e dobbiamo saperlo promuovere e sfruttare” ha affermato l’onorevole Musumeci, che ha indicato due prossime iniziative in cui si sente particolarmente coinvolto, tanto da dare anche una scadenza pubblica a 18 mesi (!) per l’istituendo “Museo di Archeologia” a Catania, nei locali dell’ex Manifattura Tabacchi, e (qui, però, senza previsioni) un grande polo museale nei locali dell’ex ospedale Vittorio Emanuele, trasferitosi al san Marco a Librino, in stretto collegamento con l’area in cui insistono il monastero dei Benedettini e le biblioteche riunite Civico – Ursino Recupero.
Tra gli annunci, a conclusione del brillante intervento “tecnico” di Maria Fratelli, anche l’ospitalità nei prossimi mesi presso lo Studio Museo milanese “Francesco Messina” di una mostra di opere del maestro Salvatore Incorpora, a suggellare l’amicizia e la reciprocità culturale tra il Nord e il Sud (lo possiamo dire?) e tra i due artisti che, pur appartenenti a due generazioni diverse, hanno saputo amare, oltre il tempo contingente, il Bello, la vita e l’umanità.
Vincenzo Caruso