Musei siciliani / Il castello Luna di Sciacca e la faida tra i baroni Perollo

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castello luna di Sciacca

Il Castello Luna sorge sulla roccia viva, in posizione dominante, nella parte alta e orientale della città di Sciacca. E’ inserito nel perimetro delle antiche mura, in Via Conte Luna. L’imponente castello medievale fu fatto costruire nel 1380 da Guglielmo Peralta. E’ visitabile tutti i giorni dalle 4 alle 20 e nel weekend solo la mattina fino alle 13.

Musei siciliani / Il castello Luna

Il castello comprende quattro parti: la cinta, il mastio, il palazzo comitale e la torre cilindrica. La cinta che serviva alla difesa esterna ha pianta poligonale ed è formata di alte e robuste mura. Entro il perimetro della cinta, a nord, si ergeva il mastio, cioè la torre maestra, a pianta quadrangolare, che superava di molto l’altezza del complesso dei fabbricati e che aveva la funzione di sorvegliare la cinta, il terreno esterno e il cortile interno. Di questo, rimasto integro fino al 1740, anno in cui una violenta scossa di terremoto lo danneggiò violentemente, oggi resta solo la base. Ancora esistente, invece, una torre cilindrica a due piani, inserita nel perimetro della cinta, a sud.

Il palazzo del conte, a pianta rettangolare, occupava il lato ovest del castello, compreso tra il mastio e la torre cilindrica. Era composto di un piano terreno, adibito come abitazione della servitù e di un piano superiore dove abitava il Conte con la sua famiglia. Di esso oggi resta l’alto muro esterno con quattro ampie finestre. L’ingresso era situato a nord ed era munito di ponte levatoio. Da esso si entrava nel cortile dove a sud vi erano le scuderie e i locali degli uomini d’arme, nonché una cappella dedicata a S. Gregorio e a destra una scala che portava al piano nobile del palazzo.

castello luna

Nel complesso il castello dei Luna di Sciacca non ha una dimensione spropositata, ma, non privo di una sua monumentalità, rappresenta sotto il profilo architettonico uno degli interessanti esempi di architettura civile e militare del ‘300 esistenti in Sicilia. Per la sua posizione dominante su l’abitato di Sciacca, costituisce un elemento caratteristico e suggestivo del panorama della nostra città, a cui conferisce lustro e decoro e una fisionomia inconfondibile. Il castello dei Luna è legato al “Caso di Sciacca” scontro sanguinoso fra le due famiglie nobili dei Luna di origine catalana e dei Perollo di origine normanna, che funestò la città per due secoli.

Musei siciliani / Il castello Luna e il caso Sciacca

Dal 1459 al 1529 si colloca un evento passato alla storia come “il caso di Sciacca“, una storia di odio feroce che distrusse due nobili famiglie saccensi, quelle dei conti Luna e dei baroni Perollo. Lo scontro tra le due famiglie iniziò per le mancate nozze tra la bella e ricchissima Margherita Peralta e Giovanni Perollo. Il Re Martino volle le nozze tra Margherita e il conte Artale Luna contando, con questo, di assicurare alla corona l’appoggio dei Peralta, una delle casate più in vista di Sciacca. Dopo le suddette nozze, la famiglia Perollo sviluppò un odio viscerale verso la nobiltà catalana e straniera, alla quale il Luna apparteneva.

Nel 1411 Cabrera occupò la città, ma non il Castello Vecchio, difeso ad oltranza da Pietro Garro. Un intervento della regina liberò il castello e la città. Nel 1416 il prestigio della famiglia Peralta passò ad Antonio, il figlio del Luna, che ebbe dal re Alfonso la concessione della castellania di Sciacca. I figli maschi del Luna e del Perollo raccolsero dunque l’eredità di odio che i loro rispettivi padri non avevano mai sopito e si ritrovarono puntualmente in disaccordo. I due si scontrarono ripetutamente, affrontando moltissimi diverbi ma anche conflitti.

Ad esempio il corpo di Giacomo Petrollo, legato ad un cavallo, venne trascinato per le vie di Sciacca, nel luglio del 1529, lasciando una tragica scia di sangue. I parenti del Perollo ottennero un decreto, con il quale il Luna veniva condannato a morte e i suoi beni confiscati. Il Luna si recò a chiedere perdono al papa Clemente VII, che era suo zio, e all’imperatore Carlo V, che glielo negarono, data la ferocia dei suoi misfatti, e si uccise gettandosi nel Tevere. In tutto questo a perdere veramente fu la città di Sciacca, che dai 35.000 abitanti del 1459 si era ridotta a 9000 nel 1529.

Clara Privato