“Condivisione”. È questa la parola-chiave per comprendere la rievocazione del suggestivo e grandioso allestimento in Cappella Sistina degli arazzi ideati da Raffaello, che l’artista non ha potuto mai ammirare al completo a causa della sua morte prematura. Dopo la presentazione della ricostruita Pala dei Decemviri opera di Pietro Perugino, maestro di Raffaello, le celebrazioni in occasione del Cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio da Urbino predisposte dai Musei Vaticani entrano nel vivo con l’inaugurazione di una Cappella Sistina “vestita a nuovo”, e sapientemente illuminata in modo da valorizzare la “catechesi visiva” offerta dai 10 arazzi sui due apostoli, Pietro e Paolo, eseguiti su cartoni di Raffaello dalla famosa manifattura belga cinquecentesca delle Fiandre.
La rievocazione storica, presentata in anteprima alla stampa, offre per un’intera settimana – fino a domenica prossima, 23 febbraio – l’eccezionale opportunità di ammirare nella sede per cui furono pensati e voluti da Papa Leone X tutti gli arazzi di Raffaello – del peso di 50-60 chili ciascuno, per una superficie di 30 metri quadrati – conservati nelle Collezioni Vaticane ed esposti a turno nel Salone di Raffaello della Pinacoteca Vaticana. Fino ad oggi, ci sono state infatti soltanto due brevi e parziali esposizioni degli arazzi dell’Urbinate, nel 1983 e nel 2010.
“Pochi mesi prima della prematura ed improvvisa scomparsa dell’artista – il 26 dicembre 1519 – per la festività di Santo Stefano, i primi sette arazzi della serie vennero esposti alla presenza del suo illustre committente”, ha ricordato la direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, rievocando lo scenario di quattro secoli fa che oggi trova nuova vita nella Sistina: “Il cerimoniere della cappella papale, Paris de Grassis, annotava che a universale giudizio non si era mai visto niente di più bello al mondo”.
‘’L’intenzione dei Musei del Papa è quella di condividere – a cinquecento anni di distanza – la stessa Bellezza in omaggio al divino Raffaello”, ha spiegato Jatta, secondo la quale “per comprendere pienamente Raffaello bisogna venire in Vaticano”.
I Pontefici Sisto IV (1471-1484) e Giulio II (1503-1513) fecero eseguire nella Cappella Magna di Palazzo rispettivamente il ciclo pittorico delle pareti e la volta michelangiolesca. Papa Leone X (1513-1521) volle completare tramite l’arte il messaggio religioso di uno dei luoghi più sacri della cristianità e, nel 1515, incaricò Raffaello del prestigioso compito di realizzare i cartoni preparatori per una serie di arazzi destinati a rivestire la zona inferiore delle pareti affrescate a finti tendaggi. Tra il 1515 e il 1516 Raffaello concepì un grande ciclo monumentale con le storie delle vite di San Pietro e San Paolo, i cui cartoni preparatori vennero mandati a Bruxelles per la realizzazione degli arazzi presso la nota bottega del tessitore Pieter van Aelst.
I dieci arazzi giunsero in Vaticano fra il 1519 e il 1521.
L’eccezionale rievocazione di oggi ”è il frutto di lunghi anni di impegnativi studi da parte di specialisti internazionali, che hanno confrontato le scarne notizie storiche riguardanti le rare antiche solenni cerimonie liturgiche per le quali erano stati adoperati gli arazzi con la realtà delle pareti della Cappella Sistina”, ha spiegato Alessandra Rodolfo, curatore dei Reparti Arazzi e Tessuti e Arte dei secoli XVII e XVII dei Musei Vaticani, citando la preziosa collaborazione del Laboratorio di Restauro Arazzi e Tessuti dei Musei Vaticani, di cui è responsabile Chiara Pavan.
Provato per alcune ore nel 1983 e nel 2010 secondo varianti interpretative, nell’anno del quinto centenario della morte di Raffaello i Musei Vaticani hanno deciso di proporre nella sua interezza la serie completa di tutti gli arazzi nel loro originale posizionamento, compatibilmente con le trasformazioni subite nei secoli dalla Cappella Sistina, a cominciare da quella della parete dell’altare per la realizzazione del “Giudizio Universale” di Michelangelo. “Raffaello è molto più debitore a Michelangelo che ai Quattrocentisti”, l’analisi di Jatta a proposito del legame tra la volta della Sistina (il “Giudizio” non era stato ancora realizzato) e le sue pareti, che Raffaello dedica al Vangelo portato alle genti dalle due “colonne” della Chiesa.
Le celebrazioni per il cinquecentenario della morte di Raffaello continueranno con diverse iniziative dei “musei del Papa”, tra cui l’esposizione di una tela raffigurante San Pietro e Paolo, proveniente dall’appartamento privato di Papa Francesco a Casa Santa Marta, e con i prestiti di due dei dieci arazzi di Raffaello: “Il Sacrificio di Listra” andrà alle Scuderie del Quirinale, per la mostra che verrà inaugurata il 5 marzo, mentre “San Paolo che predica ad Atene” partirà alla volta della National Gallery di Londra.
Michela Nicholais