Musica / Saluto e tributo al maestro Giuseppe Fricelli, grande pianista innamorato della Sicilia

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Il mondo della musica piange il maestro Giuseppe Fricelli, pianista e concertista di fama internazionale, nonché docente del Conservatorio Cherubini di Firenze, spentosi lo scorso 8 gennaio, all’età di 75 anni, nella sua Toscana. Profilo delicato nei lineamenti e nel carattere, fervente cristiano di rara sensibilità, Giuseppe Fricelli è stato uno dei più noti musicisti da camera italiani. Tagliente e acuto come da proverbiale indole fiorentina, ha tenuto oltre 2000 concerti come solista e camerista in tutto il mondo: da MalagaTokyo, da Damasco a Siviglia. Innamorato da sempre della Sicilia e di alcuni suoi intellettuali in particolare, ha inciso inoltre numerosi dischi, cd e dvd.

Giuseppe Fricelli: pianista, compositore e docente

Nato a Figline Valdarno il 9 luglio 1948, Giuseppe Fricelli, oltre che brillante pianista, è stato compositore e docente. Diplomato con il massimo dei voti sotto la guida di Rio Nardi, ha studiato musica da camera con Franco Rossi e composizione con Vito Frazzi. Nell’ambito della sua amata musica, Fricelli ha vinto numerose borse di studio come pianista e si è distinto in vari concorsi pianistici e cameristici.

Per molti anni è stato apprezzato docente di pianoforte del Conservatorio di Firenze, ma anche dei Conservatori di Bolzano, Verona e Bologna. Il suo nome però è legato anche a Trento, dove ha svolto un’importante attività concertistica mentre a Dimaro è stato creatore e direttore artistico del concorso internazionale “Val di Sole” dedicato ai giovani musicisti. Ha inoltre registrato per varie reti televisive e radiofoniche quali BBC, RAI, Radio Vaticana, TeleMontecarlo e nel resto del mondo.

Musica Addio Giuseppe Fricelli pianista

Musica / I premi e le mostre del pianista Giuseppe Fricelli 

Alla sua scuola si sono formati vari pianisti oggi in carriera concertistica e didattica. Giuseppe Fricelli ha curato mostre grafiche abbinate ai suoi recitals dei maestri Pietro Annigoni e Primo Conti. Ha collaborato, in veste di pianista e compositore in vari spettacoli e commedie. Con registi quali Tatiana Pavlova, Umberto Benedetto, Paolo Poli, Alfredo Bianchini e Cosimo Fricelli. E con gli attori Sarah Ferrati, Ghita Nørby, Andreina Pagnani, il nostro Turi Ferro, Ave Ninchi, Paolo Pieri, Annamaria Sanetti, Saverio Marconi, Gianna Giachetti, Paola Gassman.

A Fricelli si deve la creazione del premio “Laszlo Spezzaferri” presso il Conservatorio di Verona ed il premio “Rinaldo Rossi” nel teatro di Castiglione delle Stiviere. E’ stato peraltro direttore artistico dei concorsi nazionali musicali “Vito Frazzi”, del Comune di Scandicci, e “Città di Bardolino”, del comune di Bardolino sul Garda, ma anche del “Val di Sole”, nel Comune di Dimaro. Così come del concorso per autori di teatro “Sarah Ferrati” e del concorso di pittura “Primo Conti” di Firenze. In occasione del suo funerale, tenuto a Firenze lo scorso mercoledì 11 gennaio, nella parrocchia del Corpus Domini, la famiglia ha dato lettura di un intenso pezzo scritto dal musicista di suo pugno durante questo suo ultimo Natale.

La fede in strofe di Giuseppe Fricelli 

Sono nato dopo la seconda guerra mondiale. Appena giunto all’età del comprendere, ho sempre sentito dire una parola che veniva ripetuta da molti con insistenza quasi ossessiva, libertà. Una ricerca di qualche cosa di bello, raggiungibile secondo alcuni da alchimie politiche, da comportamenti sociali, da illusioni sognanti. La parola in sé ha un ritmo incalzante, rimbalzante, vivo. Parte da un battere metrico sicuro, pimpante. forte Inizia con “I”, prosegue con un salto in alto ben calibrato ‘ber’ e poi si appoggia in un arrivo certo e sicuro.

Sono stati affidati a “libertà” un’infinità di sogni umani, di certezze, di gioie, di palpiti amorosi. Il comunismo, il capitalismo hanno cercato invano di edificare sulla parola libertà castelli di sabbia, che si sono frantumati tragicamente in un cumulo di macerie.
Ora che ho raggiunto un’età avanzata sento che posso assaporare questa irraggiungibile verità solo nella sicurezza di un’altra parola, che per fortuna ho sempre posseduta, inculcata nel cuore e nella mente. Siete sicuri di sapere dove si trova la libertà assoluta? Nella fede in Gesù”.

Il pianista Giuseppe Fricelli e la bellezza dell’arte in musica, poesia e cinema 

Per molti anni, Fricelli ha collaborato in veste di pianista e compositore con Alfredo Bianchini. Ha girato in lungo e largo tutta l’Italia, esibendosi in teatri come l’Eliseo, il Valle, la Pergola, il Biondo, la Sala della Filarmonica di Messina, e tanti altri teatri e sale da concerto. “Alfredo era cantante, attore, raffinato fine dicitore ed uomo di grande cultura, apprezzato nel mondo teatrale da tutti” scriveva Fricelli. Fra questi, Sarah Ferrati, Paola Borboni, Rossella Falk, Rina Morelli, Peppino Patroni Griffi, Giorgio De Lullo, Romolo Valli, Paolo Poli, Monica Guerritore, Elena Sofia Ricci, Mario Scaccia. Fricelli ha così avuto merito e possibilità  di approcciare la bellezza dell’arte, con la straordinaria fortuna di poterla assaporare, vivere, respirare, tentare di capire.

Musica / Il pianista Giuseppe Fricelli e l’amore per la Sicilia

Amante della nostra isola, era amico di personaggi come Luigi Infantino che è stato un grande tenore nato a Racalmuto. Ma soprattutto un appassionato estimatore di Luigi Pirandello. “Per i suoi scritti provo un’ammirazione sconfinata sia nel leggerli che nell’ascoltarli e vederli recitare in teatro. Il maestro di Agrigento è una fucina di meraviglie linguistiche. La filosofia, la bellezza dei suoi vocaboli, l’intensità delle parole ricercate e musicali, la punteggiatura d’espressione unica e magica, i ritmi di recitazione richiesti sono ‘un arcobaleno di magie’“, scriveva. Inoltre, a testimonianza inoltre di una Fede non comune, scrisse della sua fortuna di assistere insieme ai genitori e ad un altro grandissimo siciliano, il professor Giorgio La Pira, alle “omelie intense, affascinanti e profonde di don Bensi” nella parrocchia di San Michelino, nel cuore di Firenze.

Una vocazione nitida

Quella Fede ispirato dalla quale comunicò presto allo stimato maestro Renzo Ricci di “volere fare il musicista: Gesù mi parlava, mi incoraggiava a fare il musicista”. Scrisse in proposito, rammentando la risposta compiaciuta del maestro: “con voce soave, profonda, calda, musicalissima, con respiri giusti, pause da maestro, mi fece venire in mente i dialoghi tra don Camillo e Gesù”. Ricordi di un grande uomo rimasto fanciullo nel cuore. Come in quel continuo rammentare il suo “trovare il mare in una buca, un gioco ripetuto infinite volte nel corso degli anni”. Sempre pronto a ricercare il miglioramento, tramite l’ascolto continuo di sé stesso e dei più grandi artisti attorno a lui, incrociati ripetutamente tra un’opera a l’altra.

A Dio maestro: certo passerà un po’ di tempo, la cui assenza peserà come quando si manca la nota sul più bello. Con la stessa certezza però, sappiamo che ci rincontreremo un giorno al gran galà dell’armonia assoluta. E sarà senza note stonate o sofferenze, bensì ancora più spettacolare, rifinito e perfetto.

Mario Agostino 

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