Nel 1938, facendo definitivo ritorno da Malta a Pirano – in quel tempo parte della provincia italiana di Pola – Aurelio Doncich (1867-1947) compiva un tracciato di vita quasi apolide, poiché nacque nella Trieste austro-ungarica (1867-1918), visse errante in Italia (tra Lodi, Milano, Livorno e Acireale), poi a Malta e a Piran (oggi paese della Slovenia).
Morì sicuramente pensando di essere italiano e portando con sé i segni delle identità culturali che maggiormente avevano contraddistinto la sua personalità di uomo e di artista.
La cultura musicale mitteleuropea istriana e dell’Ottocento italiano, il fasto solenne delle barocche architetture di Acireale, il poliedrico mondo maltese, multietnico e plurilinguista, sono diventati la metafora della sua arte che si rispecchia nella sua attività di violinista di fila e solista in concerto, di direttore e compositore.
Metafora dell’arte, appunto, che evidenzia lo stile lirico-operistico delle sue composizioni sacre come la “Cantata per Santa Venera” di Acireale (1900), riproposta nel 2010, nella sua imponenza, dal maestro Salvo Miraglia, l’“Inno a Santa Venera”, 1902[1], o lo “Stabat Mater” maltese (1908-1914), eseguito nel Teatro Reale, diretto dall’allora rinomato maestro Fratini.
Da questa forma sacra, si discosta la “Messa di Gloria” (1899), data nel giorno di Pasqua, per via d’una ispirazione da molti ritenuta davvero più distante dallo stile di quest’altre opere.
L’arte del contrappunto fiammingo e la razionalità settecentesca delle sue partiture profane si rileva particolarmente nella marcia d’inaugurazione, “Un saluto ad Acireale” (1899), nell’“Inno a Malta” (1909), scritto per la celebrazione dell’8 settembre (Malta nel 1565 respinge l’assedio dei Turchi), nel prologo “Mercede” (1904), nell’elegia “L’ultima pace” (1905, in una trascrizione anche l’ “L’ultima prece”[2]), quasi un poema sinfonico, per citarne di significative[3], ma che non è una marcia funebre.
Doncich direttore d’orchestra e arrangiatore
Esperienza e abilità nel guidare le orchestre gli derivavano anche dall’allenamento continuo alla lettura di opere e alla loro trascrizione, che curava con arrangiamenti e vere e proprie strumentazioni per orchestra di fiati. Occupandosi di autori quali Auber, Bellini, Bizet, Bulow, Costa, Cilea, Donizetti, Gounod, Gatti, Gomes, Giordano, Goldmark, Leoncavallo, Listz, Mascagni, Massenet, Puccini, Perosi, Rossini Verdi e molti altri.
Fu pieno di gloria e di onori, ma subì due gravi affronti. Uno che gli proveniva da Acireale (che tanto lo amava, ma che si lasciò soggiogare dalle fazioni politiche e dalle discordie localistiche, arrecandogli del male). L’altro dalla Guerra, sinonimo della barbarie e della meschina sensibilità umana che “imprigiona l’arte” nei campi di concentramento (come avvenne a Cottonera – Malta).
L’attività di Doncich ad Acireale
Ad Acireale, acclamato e voluto direttore dei civici complessi bandistici e orchestrali, persino nominato a vita[4], fu costretto alle dimissioni perché nel 1908 durante una processione eucaristica non interruppe l’esecuzione pomeridiana dei concerti di piazza duomo. L’”amministrazione Musumeci”, evidentemente a lui contraria, facendo apparire le dimissioni come necessarie e inevitabili per chiudere l’incidente diplomatico con l’Autorità religiosa locale, calcò la mano e lo lasciò alla inesorabile sorte.
Il fatto determinò anche un momentaneo ma critico disgregamento della Banda e della Cappella di Santa Venera (quest’ultima soppressa il 3 di febbraio 1911). Esemplare fu l’appoggio a Doncich di alcuni musicisti, tra cui il suo amico e collaboratore, maestro Giuseppe Monterosso, anche lui dimissionario[5].
Nel campo di concentramento di Cottonera
A Malta, risultando Aurelio Doncich appartenente per “nascita” alla “Triplice Alleanza”, fu internato nei campi di concentramento di Cottonera[6], tra il 1914 ed il 1919, mentre era direttore della King’s Own Band. A nulla servirono la sua notorietà e la sua posizione di rilievo nell’ambito dell’arte.
Non capitò la stessa sorte a Giuseppe Monterosso, anche lui italiano e “triplicealleanzino” che probabilmente – come suggerisce Dante Cerilli (che molte notizie e sue ricerche mi ha passato per questo articolo) – era sfuggito al “trattamento” poiché pensato “siciliano” e non “italiano”.
Aurelio Doncich, che proprio da Monterosso fu sostituito alla direzione della King’s nel periodo d’internamento (come Doncich, mantenendo la King’s, sostituì nel 1922 Monterosso alla Prince Of Wales, quando la lasciò per fare rientro ad Aci Catena), diresse la Camp Orchestra di Cottonera, essendo liberato solo nel 1919[7].
Il buon rapporto del comandante del campo con gli internati
Come a dire che non si scoraggiò mai. Insieme con lui erano rinchiusi molti altri artisti di vari continenti che però furono tenuti con gran rispetto dal comandante capo George H. Sallter. L’ufficiale inglese Sallter conquistò la stima di tutti, tanto che questi gli donarono piccole opere autografe, figurative, letterarie e musicali per sottolinearne i meriti.
Dal 1915 al 1920, questi le collezionò tutte e da “carceriere” nel campo britannico di Malta divenne l’uomo di virtù buone ed umane.
Rilegato in una fatiscente pelle verde scamosciata (al 2015), l’album di Sallter contiene circa 250 firme oltre a immagini, poesie e note in arabo, turco, tedesco e greco che mostrano il sorprendente legame tra lui e gli internati[8].
Aurelio Doncich, nel 1915, fece un colorato disegno a pastelli raffigurante un pastorello che suonava il violino (probabilmente alludendo a sé stesso). Il pastorello era posto su un ramo d’albero e sotto, in uno spazio pentagrammato, il Maestro aveva composto un piccolo ma efficace “Tempo di Villotta”, in 6/8 (forma di danza italiana del XVI sec., vedi foto). Il titolo, per altro significativo, era Musica in mezzo alla follia[9].
Doncich nel binomio Sicilia-Malta
Procedendo ancora per binomi, si può mettere di nuovo in relazione quanto è accaduto in Sicilia e a Malta. Ad Acireale (1899-1908) Aurelio Doncich operò una vera e propria riforma della Banda musicale e dell’orchestra della Reale Cappella di Santa Venera.
Preceduto dalla fama della direzione di alcune opere nei teatri di Catania (prima del 1899) e poi nella stessa città di Acireale (dove diresse al Teatro Bellini), ebbe pieno mandato di ricostruire la Banda e promosse una commissione esaminatrice dei bandisti vecchi e nuovi iscritti al concorso sotto l’egida favorevole dell’Amministrazione comunale, di cui era sindaco Francesco Continella.
Ne fecero parte Doncich, il rinomato calabrese Domenico Barreca, direttore della Banda di Catania, e Filippo Tarallo.
Dopo il 29 aprile 1899, si compose un grosso organico, totalmente verificato e valutato.
Stagioni musicali di grande professionalità si susseguirono, attestate anche dalla stampa del tempo, davvero attenta e scrupolosa nel criticare, demolire ed esaltare, a seconda dei casi.
Nonostante ciò, da un verbale conservato nelle carte dell’archivio acese, si evince che nel 1902 si rese necessario un nuovo riordino artistico-professionale, anche a causa di gravi e scorretti comportamenti di alcuni musicisti.
L’esame fu tenuto dallo stesso Doncich, il 28 e 29 aprile 1902. Gli esaminati erano 51 il punteggio minimo per restare in carica era sei. Monterosso (flauto), Leonardi (1°cornetto) e Falconi (1°bombardino) ebbero 9, gli altri a scendere ed alcuni, non idonei, vennero licenziati[10]. Un riordino necessario che consenti ai prime tre di avere un’integrazione di stipendio per la partecipazione alla Reale Cappella, gli altri erano pagati, in quella, a prestazione[11].
Questa fu la base che decretò una grande crescita del complesso bandistico, anche dopo il 1908, quando Doncich lasciò, e fino almeno al 1914.
L’anno fece registrare un grave declino e il sopravvivere del Concerto filarmonico, tenuto da capibanda o da maestri provvisori, fino a nuova ricostituzione nel dopoguerra.
L’attività di Doncich a Malta
A Malta (1908-1914 e 1919-1930), invece, Aurelio Doncich cominciò la riforma dell’organico strumentale delle bande musicali, secondo i canoni del maestro Alessandro Vessella, per favorire un rinnovamento che contagiò tutte “le Società Filarmoniche”, che prendevano esempio dalla King’s Own Band da lui diretta[12].
Quest’opera, che veramente deve essere sottolineata, fu sostenuta e continuata da Giuseppe Monterosso, che, non solo collaborò con lui, ma proseguì anche l’altra innovazione condivisa con il Doncich e cominciata ancor prima ad Acireale: il recupero, nell’ambito della musica sacra, dell’uso della Cantata al posto del Dialogo e dell’Oratorio (ora non più rappresentati), secondo degli stili che sono stati giudicati da Dante Cerilli – con valutazione sincrona con Salvo Miraglia – vicini al genere lirico-operistico[13].
Doncich nelle principali tappe della sua carriera
Prima di tutto questo, il triestino visse il prodigio della musica che si generava in lui.
Nel teatro di Triste, dove debuttò con l’orchestra suonando il violino, ebbe occasione di formarsi all’esempio di prestigiose bacchette, come quelle di di Franco Faccio, Vittorio Maria Vanzo, Alessandro Pomè, Charles Lamoreux, per non parlare di Alfredo Catalani, Giacomo Puccini e altri che lì operarono.
In seguito, già ventiduenne, era direttore d’orchestra, ed esordì nel Teatro Gaffurio di Lodi con Traviata, Mignon, e Sonnambula. Ricopriva ruoli di prestigio sul podio, non solo in Italia, ma anche a Corfù dove diresse nel 1891 Cavalleria di Mascagni e ricevette da lui un telegramma di ringraziamento per l’eco del successo che gli era giunto. Proseguì a Montevideo, a Buenos Aires con Luisa Tetrazzini (e ancora in altri luoghi).
Si cimentò anche in un saggio sull’Origine del dramma musicale edito a Malta nel 1914 per i tipi della “Tip. John Critien”[14].
Aurelio Doncich concluse i suoi giorni terreni a Piran
Forse per caso, o forse perché gli spettava un luogo di rilievo e di riguardo, abitò in Piazza Tartini al n. civico 647, nella bella cittadina turistica sulla costa adriatica della Slovenia, in pieno centro, vicino alla casa del violinista Giuseppe Tartini (1692-1770). Grande musicista “italiano”!
Più in là c’è il Palazzo Comunale, caratterizzato da un leone in pietra, simbolo della “Serenissima” e la gotica “Casa Veneziana”.
Aveva scelto di abitare, insomma, in un luogo intriso di arte e di bellezze a lui familiari, negli stili gradevoli dell’architettura “lagunare”, che nelle forme ripeteva analoghi i campanili delle chiese.
Aurelio Doncich violinista come Tartini
Giuseppe Tartini è il noto musicista, didatta e compositore e innovatore delle grandi riforme apportate alla tecnica violinista. A lui è attribuita la scoperta del “terzo suono” o “suono di combinazione per differenza” o “suono di Tartini”.
Ritorno su Tartini perché Doncich fu violinista come lui. Quindi, l’orgoglio dell’italianità di Tartini, come il sentimento identico di Aurelio Doncich, è pieno e autentico, al 100%, poiché “vissuto” in tempi non sospetti, lontano dalle beghe politico-territoriali che la storia ci fa conoscere.
A Piran esiste ancora la scheda anagrafica di Doncich
Desidero chiudere questo articolo, in modo anticonformista, proprio con le notizie che di solito si mettono all’inizio o altrove.
Il padre di Aurelio Doncich, originario di Cattaro, nel Montenegro, era comandante della Società di navigazione del Lloyd Triestino, la madre era originaria di Sebenico in Croazia.
Il 21 maggio 2020 è la dott.ssa Moira Mahnič, economa e direttrice del Gabinetto del sindaco di Piran, che dà incarico a Laura Benedetti, ufficiale dell’Anagrafe, di cercare la scheda di Aurelio Doncich che, fortunatamente, non è andata persa[15].
«Doncich Aurelio è nato a Trieste il 7. 3. 1866 da Doncich Giorgio e Wragninzan [o Vranyezany] Angelina, coniugato [civilmente] il 14. 3. 1894 con Carnielli Alessandrina[16] nel Comune di Milano, il matrimonio religioso è stato contratto e registrato a Trieste addi 18.11.1901; è deceduto l’8. 6. 1944 a Piran/Pirano (per nefrite). Professione o condizione: maestro di musica, iscritto nel registro anagrafico il 1. 1. 1938, proveniente da Malta (Isola), residente all’indirizzo Piazza Tartini 647, Pirano»[17]. Sic et simpliciter.
Fabrizio Cassaro
Note bibliografiche
[1] Cfr. “La Gazzetta del Popolo” 1902, 1, (Acireale, 29-7-1902), n. 4, sta in Emeroteca della “Biblioteca Zelantea – Acireale, coll. TRB 2-1-6-25. Fu eseguito dalla “King’s Own Band” ad Acireale nella Festa di Santa Venera, luglio 1902. Il presidente, cav. Antonio Lanzon [in stampa indicato “Lauson”] ringrazierà il sindaco e la cittadina intera con un telegramma non appena tronato a Malta (cfr. Idem, 1902, 1, (Acireale, 5-8-1902), sta in Idem.
[2] Decisamente ispirata alla cara memoria della madre. Non si tratta di una marcia sinfonica da lutto, piuttosto di un poema sinfonico che per la concentrazione di pathos e di sospensione lirica “destò negli uditori – come ha scritto “Euterpe”, nell’articolo – l’effetto di una funebre pompa”, cfr. “La Gazzetta del Popolo”, 1905, 4 (Acireale, 1-10-1905), n. 38, sta in Emeroteca della “Biblioteca Zelantea – Acireale, coll. TRB 2, 1, 6, 26.
[3] L’Elegia “L’Ultima Pace” è stata suonata anche dalla King’s Own Band l’8 aprile 1912 ad Algeri all’indirizzo del Baritono-Basso Jean-François Delmas (1861-1933), in giuria al Concorso Internazionale per Bande Musicali, la cui partitura, Doncich gli donò a fine brano. Cfr. Angelica Tomaselli, Storia dei complessi bandistici di Acireale, Tesi di Laurea, A.A. 2007-2008, (inedito), sta in Archivio Storico Comunale sez. Musica Acireale, pp. 111; verificato anche che di ciò parla il trafiletto edito in “La Voce del Paese”, 1912, 1 (Acireale, 21/04/1912), n. 8, sta in Emeroteca della “Biblioteca Zelantea – Acireale, coll. TRB 2- 3-6-21, da cui ho letto di Delmas.
[4] Cfr. Tomaselli, op. cit., pp. 100-101, sta in Archivio Storico Comunale sez. Musica Acireale, e Dante Cerilli, Sinopie Consonanze. Giuseppe Monterosso e il Filarmonico Concerto Municipale di Aci Catena.1908-1912 ¤ 1922-1945. Dal Meriggio al Tramonto (1948-1978). I maestri Fontana, Minissale e Ausino, Supino, Pagine lepine, 2022, qui fonti e bibliografia documentale, pp. 23-24.
[5] Dante Cerilli, Sinopie Consonanze […], cit., p. 23.
[6] Cottonera corrisponde a “Le Tre Città”, cioè l’insieme delle città fortificate di Vittoriosa (Birgu), Senglea (L-Isla) e Cospicua (Bormla) sull’Isola di Malta situate nella baia di La Valletta, v. Dante Cerilli, op. cit., p. 28.
[7] Entrambi le circostanze sono citate, con precise fonti e bibliografia, in Sinopie Consonanze […], cit. pp. 28-29. Dante Cerilli, che ringrazio, mi ha segnalato anche The Salter album from World War I, di Giovanni Bonello, articolo apparso nel giornale “Timef Of Malta”, del 17 agosto 2014, in cui si parla dell’Album e della Villotta di Doncich, da cui sono tratte le foto illustrative.
[8] Daniel Otis, A glimpse inside a 100-year-old POW autograph album (= Uno sguardo all’interno di un album di autografi POW [di internati nei campi] dopo 100 anni), tratto da “News Reporter”, sta in “Toronto Star”, (Toronto,10 nov. 2015). Anche di questo articolo devo la segnalazione a Cerilli, che me ne ha fornito i contenuti, tradotti dall’inglese.
[9] Cfr. The Salter album from World War I, di Giovanni Bonello, in “Timef Of Malta”, cit.
[10] V. Tomaselli, op. cit., pp. 82-83, 92, e Sinopie Consonanze… cit., pp. 23-24.
[11] Questo avvenne anche nel 1899, il 6 di giugno allo scopo di attribuire a norma stipendio o straordinario per la partecipazione ai due organismi. V. per questo “La Patria”, XXI, 1899 (23-5-1899) n. 22, sta in Emeroteca della “Biblioteca Zelantea – Acireale, Coll. TRB 2-2-6-30.
[12] V. Il Corpo Musicale Civico King’s Own nel 1.mo Annuale del Concorso di Como […], sta in “Programmi di Sala e libretti”, presso Archivio-Biblioteca Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, Trieste, f. 3.
[13] Cfr. Dante Cerilli, Ad Acireale (CT) apre l’anno il concerto del Complesso Bandistico di Aci Sant’Antonio “Regina d’Italia”, sta in “Risveglio musicale” (Organo ufficiale dell’Associazione Nationale Bande Italiane Musicali Autonome di Roma), 2023, 41, nuova serie, Mar.-Apr., “Doncich – Monterosso”: pp. 24, 25, 26, 27; e Idem, Drammi in Musica. Abigaille di Vincenzo Tobia Bellini in “La Vocel dell’Jonio” [https://www.vdj.it/dramma-in-musica-abigaille-di-vincenzo-tobia-bellini-in-onore-della-madonna-della-catena (questo articolo parla esplicitamente di lirismo in Monterosso e Doncich, autori di Cantate)].
[14] Sta nella “Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea – Roma”.
[15] Sono riconoscente a D. C. che ha tenuto personalmente i contatti con il Gabinetto del Sindaco di Pirano ed ha ottenuto le informazioni, ancora inedite, che lui mi ha passato allo scopo di pubblicarle in questo articolo.
[16] Alessandra Carnielli era nata a Soave (VR) il 10 ottobre 1869 da Giovanni ed Elena Sacchetto, per questa informazione ringrazio Emilio Medici del Civico Museo Teatrale Carl Schmidl di Trieste.
[17] “Risultanza d’Archivio per Aurelio Doncich”, “Scheda individuale relativa a Doncich Aurelio”, sta in Archivio Storico Anagrafico del Comune di Pirano (Slovenia).