Natura / Se vuoi essere originale devi tornare alle origini

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indios

Il grande architetto catalano Antoni Gaudì, celebre soprattutto per la magnifica costruzione della cattedrale di Barcellona, la Sagrada Familia, disse una frase che poche volte viene riportata come illuminante aforisma e che invece, a mio avviso, meriterebbe una grande considerazione. La frase è ” Se vuoi essere originale devi tornare alle origini”.

In un’epoca in cui l’imperativo di Vasco Rossi, “vado al massimo…” non è solo riferito al cosiddetto sballo, ad una vita senza regole, ma può declinarsi anche alla possibilità, ad esempio, di collegarsi con un clic con altri continenti, volare da un capo all’altro del mondo, acquistare on line un tappeto in Tibet ed averlo in due giorni sotto i piedi. Viaggiare con treni superveloci, o con auto che possono superare i 200 km/h.

In un tempo in cui il presente vive già nel futuro, il messaggio di Gaudì di non perdere le origini può apparire, in una economia capitalistica, addirittura senza senso. L’architetto di Dio ( così viene anche definito Gaudì) nel costruire la Sagrada Familia ha voluto creare un’opera in perenne divenire. Com’è la tensione spirituale verso Dio. Mai nessuno aveva immaginato una cosa simile, un’opera che si completava man mano nel tempo, una cattedrale a braccia aperte che si libra verso il cielo. Il finito che cerca ed anela l’Infinito.

Cercare le origini per unire passato e futuro

Se Gaudì aveva pensato tutto questo nel secolo scorso, una meraviglia che ha anticipato il futuro dell’architettura, non poteva limitarsi alla nostalgia per il passato. Quindi il suo “se vuoi essere originale devi tornare alle origini” doveva significare molto di più del senso letterale delle parole.

La Sagrada familia di Gaudì

Gaudì voleva dire che non esiste futuro se non sei piantato e sostenuto dalle radici della conoscenza, dall’esperienza, dalle relazioni, quindi dalla storia personale ed universale. Occorre ricercare l’origine di ogni cosa, il bisogno primario. Occorre riprendere il filo di Arianna che unisce le scoperte del passato con le scoperte del presente. Il passato può insegnarci molto, soprattutto gli errori nefasti di chi ci ha preceduto. Ma anche le buone pratiche, le rivoluzioni culturali, il progresso umano nei valori e nella conoscenza.

Comprendere l’origine delle cose significa comprendere la vita ed il suo divenire. Vivere un eterno presente o voler anticipare il futuro  senza chiedersi il perchè degli avvenimenti, cosa possono dirci i fatti del passato, come e perchè siamo giunti nell’oggi con tutte le conquiste, le contraddizioni, ma anche i disastri che viviamo, significa camminare a tentoni, essere come ciechi che brancolano nel buio della presunzione.

inquinamento
Abbiamo inquinato il Pianeta

Il tempo presente è un tempo difficile. Crisi economiche, ma soprattutto crisi di valori quindi crisi ambientali che rischiano di portarci incontro a catastrofi inimmaginabili. La pandemia non ci ha insegnato nulla, siamo diventati ancora più egoisti, coltiviamo il nostro piccolo orticello trascurando o addirittura distruggendo la natura che ci sta intorno. Maltrattiamo proprio ciò che ci da la vita! Noi siamo l’aria che respiriamo, la terra che ci offre i frutti, l’acqua che beviamo, ma che non rispettiamo e  preserviamo per le prossime generazioni. Come se non esistesse un futuro.

Guardare alle origini dei popoli primitivi

Per essere originali dobbiamo dunque guardare alle origini, ad esempio a quelle popolazioni cosiddette primitive che abitano il mondo da millenni preservando una natura intatta . Penso agli aborigeni d’Australia, gli Himba di Namibia, i Kazaki della Mongolia, i Bayaka della Repubblica Centrafricana, gli Asaro i Chimbu e gli Huli della Papua Nuova Guinea, i Dogon dell’Africa occidentale, gli indios dell’America Latina, i tibetani, e tanti altri. Questi popoli abitano la Terra vivendo in armonia con la natura. Tommaso Campanella già nel 1600 raccontava nella sua opera  “La Città del Sole” la vita paradisiaca che vivevano queste popolazioni felici e festose. Ed anche Tommaso Moro nel romanzo Utopia narrò affascinato i valori di questi popoli pacifici e saggi.

La moderna antropologia ci restituisce un racconto ancora più dettagliato della vita di queste popolazioni. Gli indiani d’America, ad esempio, hanno vissuto per sedicimila anni in pace, prima di essere sterminati dai bianchi, senza conoscere epidemie, guerre distruttive.
Non hanno  sofferto ansia e depressione, nemmeno crisi generazionali in quanto ogni membro della tribù veniva accompagnato in ogni fase della sua vita non solo dai genitori ma da tutti i membri del villaggio.

Gli anziani avevano il ruolo di guida, venivano venerati, anche i malati o chi soffriva di disabilità si integrava nella comunità utilizzando le abilità residue. Per nutrirsi e per vestirsi uccidevano gli animali più anziani e solo quelli necessari al bisogno. Non tagliavano alberi ma raccoglievano i rami secchi o gli alberi abbattuti dai fulmini. Quando estirpavano radici per nutrirsi coprivano il terreno per non lasciare ferite aperte.
Non rimanevano a lungo in un posto per permettere la ripopolazione naturale di flora e fauna. Vivevano una intensa spiritualità, certo semplice, panteistica, ma profonda e convinta. Vivevano tutt’uno con la natura, i fiori, il vento, l’acqua limpida dei ruscelli, la rugiada del mattino. Gli animali ispiravano la loro vita, la regolavano e dettavano  i nomi dei loro figli.

Abbiamo smarrito il senso della misura

Pensiamo alla nostre società fondate sul consumismo estremo, su un cieco materialismo ed esaminiamo la vita di molti giovani perduta in droghe, alcol, violenza di gruppo. O pensiamo ai nostri anziani ed ai nostri malati che sono diventati scarto della società. Pensiamo a come abitiamo la Terra, violentandola, inquinandola, distruggendola. A come abbiamo smarrito i valori umani e quelli spirituali al punto che parliamo di guerra nucleare senza nemmeno rabbrividire, pur sapendo le immani distruzioni su essere viventi ed ambiente che inevitabilmente potremmo procurare, rischiando di compromettere la vita stessa degli esseri umani sul pianeta. Abbiamo smarrito il senso e la misura.

Il passato dovrebbe insegnarci che promuovere politiche aggressive, di dominio, oppure assecondare il formarsi di dittature nell’illusione di ritrovare ordine per incanto , inevitabilmente si tracciano sentieri anzi, autostrade, che ci portano dritti verso il disastro della guerra e dei disordini sociali. Non c’è pace senza giustizia, cioè senza pari opportunità per tutti, diritti realmente esigibili e doveri certamente rispettati dai più, ossia i pilastri della democrazia, istituzione umana imperfetta ma certamente da perseguire rispetto ad altre soluzioni che portano ad avventure senza ritorno.

In questi tempi difficili il messaggio di Gaudì potrebbe essere utile per ritrovare ciò che può dare senso alla nostra vita. La gioia di abitare con saggezza la Terra, il desiderio di intessere relazioni di rispetto, pari dignità e pari opportunità. Di tornare ad essere felici per le cose semplici, a stupirci di un tramonto. A sentirci piccoli sotto un cielo pulito dove finalmente possiamo ritornare a vedere miliardi di stelle.

Orazio Antonio Maltese

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