Ho avuto l’onore di presentare nell’aula magna del Liceo Scientifico di Acireale, assieme al prof. Rosario Mangiameli, ordinario di Storia contemporanea nell’Università di Catania, la recente pubblicazione “Il Fascio e la Croce- clero e classi dirigenti ad Acireale fra le due guerre” (Aci, 2010) di Maria Chiara Pagano. L’iniziativa dell’Associazione ex alunni e professori “Archimede, presieduta dal prof. Arcangelo Blanco, ha visto una numerosa partecipazione di pubblico, compresi docenti e studenti. Quello della Pagano è un libro che offre un contributo significativo per la conoscenza del rapporto tra la gerarchia ecclesiastica e quella fascista ad Acireale e si distingue per la chiarezza e la linearità dell’esposizione, basata sempre su precisi riscontri d’archivio, esaminati con grande scrupolo e inseriti nel corso della descrizione degli avvenimenti.
La Pagano, esperta di biblioteconomia e docente nonché direttrice della biblioteca nel Liceo Scientifico “Archimede” di Acireale, ha condotto le sue ricerche nell’Archivio di Stato di Catania, nell’Archivio Storico Comunale di Acireale, nell’Archivio Storico Diocesano e nei Bollettini Diocesani e, infine, nei volumi di “Memorie e Rendiconti” dell’Accademia Zelantea. Lo studio, che è corredato da immagini di luoghi, personaggi e documenti, è frutto del lavoro di tesi della seconda laurea (oltre quella in Lettere) in Scienze politiche dell’autrice, figlia dell’indimenticato prof. Antonio Pagano, a cui è dedicato il libro. L’esposizione degli avvenimenti acesi del ventennio è preceduta da un capitolo dedicato all’età giolittiana (1901-1914) quando cominciò lo scontro politico tra Baiocchi e Scioani, ovvero i seguaci rispettivamente dell’avv. Giuseppe Grassi Voces “socialisteggiante” e quelli del giovane barone Giuseppe Pennisi di Santa Margherita di tendenze “liberaleggianti”. Lo scenario dell’epoca vede in primo piano innanzi tutto la Chiesa locale; i proprietari di terre e gli esponenti delle professioni liberali, a loro volta, si divisero in modo netto e trascinarono con sé turbe di sostenitori dell’una o dell’altra fazione.
L’autrice dimostra di conoscere molto bene quanto è stato scritto su questi avvenimenti da altri autori e ne tiene conto, associando sempre, comunque, documenti a supporto delle sue narrazioni. Dal capitolo secondo si entra nella fase delicata della crisi post bellica e dell’avvento del fascismo, vengono raccontate le agitazioni del dopoguerra e i risultati delle lezioni del 1919 e del 1920 a Catania e Acireale, la nascita del primo Fascio di combattimento ad Acireale e le elezioni del 1921 fino alla nascita di “Democrazia Sociale” (che successivamente confluirà nel Partito Nazionale Fascista) e gli esiti delle amministrative del 1922. I capitoli successivi fino al sesto sono i più importanti e vedono intrecciarsi l’esercizio del potere dei gerarchi fascisti che volevano tutto sotto controllo, con i vescovi della Diocesi (Bella, teologo, nella fase iniziale e per poco tempo, Cento “vescovo fascinatore”, Colli “vescovo giurista”, Russo “vescovo umanista”).
I vescovi dovettero affrontare situazioni complesse, dalle vicende dei due leader politici a livello locale e nazionale sopra citati (che prima di loro avevano coinvolto mons. Arista), alle pretese dei gerarchi fascisti con il loro modo di intendere l’ordine e la fedeltà al regime, da un’iniziale concordia sul riscatto nazionale contro l’internazionalismo ateo bolscevico, all’intesa tra “fascio e croce” (nel periodo dei Patti Lateranensi e del Concordato), alla crisi del 1938 nel periodo del segretario federale Pietrangelo Mammano e al conflitto sull’Azione Cattolica. Una particolare attenzione viene riservata ai casi dello studente in giurisprudenza Michele Pulvirenti, segretario della Giunta diocesana di Azione Cattolica, perseguitato ferocemente, e di Padre Vincenzo Sozzi, dal carattere non facile, assistente della FUCI e docente di storia e filosofia al Liceo Classico “Gulli e Pennisi”. L’esposizione si conclude con gli anni Quaranta e il rinnovamento della classe dirigente fascista in Sicilia, voluto dal nuovo segretario del PNF dopo la caduta di Starace, il quale nominò il giovane avvocato Cristoforo Filetti come segretario politico in Acireale. Quest’ultimo, in un momento di difficoltà e disillusioni, interpretò in modo moderato il suo ruolo dimostrandosi tollerante. L’autrice conclude la sua esposizione descrivendo i difficili anni della seconda guerra mondiale con i tedeschi e gli inglesi ad Acireale e accenna all’ultimo atto del fascismo locale. “Il fascio e la croce” è un libro preciso e rigoroso e nello stesso tempo facilmente fruibile da parte del lettore.