Monsignor Stephen Brislin, arcivescovo di Capetown e presidente della Conferenza episcopale dell’Africa meridionale, esprime la gratitudine dei cattolici e ricorda: “Non praticava nessuna particolare religione durante i suoi anni di vita adulta. In ogni caso, ha sempre mostrato un genuino rispetto per le persone di diverse fedi ed era consapevole del ruolo della religione e della fede nella società”.
“La più grande eredità che ci lascia Nelson Mandela è il perdono e la riconciliazione”. “Gli siamo grati perché ha portato la pace in Sudafrica”. I cattolici sudafricani piangono la morte di Madiba insieme a tutta la popolazione e lamentano “un forte senso di perdita”. Ma trarranno frutto dalla sua lezione per portare avanti l’impegno contro l’ingiustizia e l’oppressione. Lo dice al Sir monsignor Stephen Brislin, arcivescovo di Capetown e presidente della Conferenza episcopale dell’Africa meridionale.
Come hanno reagito i cattolici del Sudafrica, e la popolazione in generale, alla notizia della morte di Madiba?
“Insieme alla nazione intera sentiamo tutti un forte senso di perdita. Non è stata una morte inaspettata, perché Nelson Mandela ha combattuto diverse volte con la malattia. Ma sapere che era ancora con noi ci rassicurava e confortava, nonostante avesse lasciato la vita pubblica. Siamo molto tristi per questa morte, ma è una tristezza che va oltre. Tristezza per le tante opportunità e il tempo sprecato durante i lunghi anni del suo imprigionamento: quanto bene si sarebbe potuto fare se a lui – e ad altri – fosse stato permesso, in quegli anni, di partecipare alla vita pubblica. Come cattolici, siamo in lutto per lui e, al tempo stesso, accettiamo la sua morte, sapendo che è la porta per la vita eterna. È stato chiamato per tornare da Dio e noi lo lasciamo andare alla volontà di Dio, sapendo che la morte è la liberazione dalla sofferenza e dal dolore che ha patito durante la sua lunga malattia”.
Mandela credeva in Dio?
“Per quanto ne so io Mandela non praticava alcuna particolare religione durante i suoi anni di vita adulta. In ogni caso, ha sempre mostrato un genuino rispetto per le persone di diverse fedi ed era consapevole del ruolo della religione e della fede nella società”.
Cosa ricorda degli incontri personali con Madiba?
“Lo ricordo come un uomo di grande dignità, umile, rispettoso di tutti, di ogni persona che incontrava, indipendentemente dal colore o dallo status sociale. Si mostrava interessato sia ai più poveri tra i poveri, sia ai più ricchi. Ascoltava sempre attentamente ciò che gli diceva la gente e il suo approccio era sempre gentile”.
Quale sua eredità rimarrà più impressa nella storia?
“La più grande eredità che ci lascia Mandela è il perdono e la riconciliazione. La sua leadership ha potuto tirare fuori i sudafricani dalla guerra civile ed evitare maggiori spargimenti di sangue, guidandoci verso la democrazia attraverso una transizione pacifica. Nonostante l’oppressione dell’apartheid abbia distrutto così tante vite, Mandela è stato capace di condurre le persone ad una stabilità che include tutti, oppressi ed oppressori. Lo ha fatto senza prescindere dai suoi principi: l’ingiustizia e la discriminazione non avrebbero dovuto più esistere nel nuovo Sudafrica. Ha promosso la dignità di ogni persona e i diritti di tutti. Mostrava speciale amore e attenzione soprattutto nei confronti dei bambini, specialmente quelli più vulnerabili, che vivevano nelle zone povere e rurali e avevano difficoltà ad accedere all’istruzione. Gli siamo grati perché ha portato la pace in Sudafrica. Abbiamo ancora tante sfide che ci attendono in futuro perché sia una pace vera e giusta e sia sradicata l’oppressione dalla povertà, dalla criminalità e dalla corruzione. Ma la sua visione ci ispira a proseguire per affrontare queste sfide”.
Ci saranno cambiamenti o conseguenze politiche dopo la sua morte?
“La nazione sarà a lutto per la morte di Mandela ma il Paese continuerà a funzionare. Le nostre istituzioni sono oggi molto stabili e non saranno minacciate dalla morte di Madiba. La visione che ci ha dato, di riconciliazione e diritti umani, continuerà. Il solo fatto che abbia rinunciato ad una seconda presidenza e a continuare la vita politica attiva ci ha assicurato la stabilità della pace e della democrazia in Sudafrica”.
Patrizia Caiffa