Oggi è approdato in aula alla Camera il disegno di legge per il contrasto all’omofobia. Ma le acque, come è giusto che sia, non sono affatto tranquille per il fronte che sostiene lo strappo antropologico e legislativo. Resta in campo, infatti, il nodo della tutela della libertà di opinione. Il rischio è che, se non interverranno modifiche attentissime, venga introdotto nella legislazione italiana il reato di opinione in materia sessuale. Se questo avvenisse, potrebbe persino accadere che i genitori vengano perseguiti in quanto colpevoli di omofobia qualora insegnino ai figli che l’essere maschio o femmina è un dato originario. E di conseguenza, amore e matrimonio sono riferibili unicamente a persone di sesso diverso. Questo varrebbe anche per i sacerdoti, i quali, insegnando ai giovani che Dio creò l’uomo e la donna, maschio e femmina, indicando loro la strada dell’unione tra i due diversi sessi come unica via per realizzare il matrimonio e la famiglia,
potrebbero essere denunciati per propaganda omofoba. La Chiesa stessa, rifiutando di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso, risulterebbe omofoba e, quindi, fuori legge. Sto esagerando? Forse no. Il fatto è che, comunque sia, se non viene chiarificato, il testo del disegno di legge potrebbe rendere reato il pensare che l’uomo sia fatto unicamente per la donna e viceversa. La questione dell’omofobia è un dato preoccupante per il futuro dell’umanità. Connessa con quella dell’identità di “genere”. Tematiche ormai ampiamente diffuse che mutano la concezione antropologica dell’uomo e della donna, della sessualità, della famiglia. Questa cultura porta a rendere ugualmente valide tutte le scelte sessuali e, di conseguenza, tutte le “eventuali” forme di matrimonio: matrimonio tradizionale (che, in realtà, è semplicemente “il” matrimonio), matrimonio gay, lesbo… e, perché no? bisex: due uomini e una donna, due donne
e un uomo. Quindi, anche ritorno alla poligamia. Fantasia? Per adesso, forse, anzi, sì… Ma, se si riconosce la pari dignità di ogni desiderio sessuale, che deve essere quindi legalizzato – perché il “genere”, a differenza della “sessualità”, è un dato culturale, una libera scelta di ognuno secondo i propri orientamenti – anche questo potrebbe, fra qualche anno, avverarsi. Non occorre una legge sull’omofobia, ma una seria legge sul rispetto di ogni persona, che vieti discriminazioni nel lavoro, nella vita sociale, nella convivenza civile. La persona omosessuale va rispettata. Ma deve restare il diritto di continuare a pensare che l’amore che genera matrimonio, famiglia e procreazione è solo quello tra uomo e donna.
Vincenzo Rini