Senza volere (né potere) essere esaustivi, iniziamo col dire che il racconto per immagini fa parte, da sempre, dell’arte di ogni epoca. Basti pensare alle colonne romane istoriate per narrare al popolo le gesta degli imperatori, oppure ai mosaici che ornano gran parte delle chiese antiche.
Il fumetto è un linguaggio mediante il quale si racconta per immagini una narrazione o un concetto e rientra nella definizione, coniata dal grande Will Eisner, fumettista newyorkese, di arte sequenziale. Anche la definizione di “letteratura disegnata”, che si deve ad un altro grande fumettista, il riminese Hugo Pratt, è quanto mai felice ed opportuna.
Nona arte: Yellow Kid il primo fumetto in America
Il primo vero e proprio fumetto moderno prodotto fu Yellow Kid nato dalla penna di Richard Felton Outcault e pubblicato per la prima volta sul supplemento domenicale del New York American nel 1895.
Dopo il successo di Yellow Kid, il fumetto divenne un mezzo espressivo molto diffuso e prese posto soprattutto tra gli interessi di bambini e ragazzi. Negli anni, e con l’avvento delle nuove tecnologie, anche il lavoro del fumettista è molto cambiato e si è passato dal disegno a mano a quello realizzato in grafica. Inoltre la possibilità delle animazioni ha aperto una notevole fetta di mercato e un conseguente sviluppo di una differente tipologia di lavoro. Basti pensare all’impero costruito da Walt Disney, partito con il disegno di un semplice topolino.
Nona arte: il Corriere dei Piccoli primo fumetto in Italia
In Italia il primo fumetto uscì nel 1908 sul Corriere dei Piccoli, supplemento del Corriere della Sera, con una storia autoconclusiva, senza baloons (palloncini che contengono le parole) e sviluppata in una sola tavola, formula adottata per parecchi anni. I contenuti dovevano rivelare una morale poichè era considerato come uno strumento educativo in grado di contribuire alla formazione dei piccoli lettori.
Gli anni del dopoguerra, gli anni ’50 e ‘60 vedono la nascita di numerosi eroi in Italia, soprattutto di ambientazione western e con una netta distinzione tra i buoni ed i cattivi: su tutti ricordiamo Tex di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini e Zagor di Guido Nolitta (pseudonimo di Sergio Bonelli) e Gallieno Ferri. Ma anche Capitan Miki e il grande Blek di Sinchetto, Guzzon e Sartoris, la cosiddetta EsseGesse.
Gli anni Sessanta sono caratterizzati dalla nascita dei cosiddetti (anti)eroi neri, su tutti Diabolik.
Nona arte: negli anni ’70 arriva in Italia il fumetto L’uomo Ragno e altri….
Non possiamo non accennare alla felice intuizione che ebbe nel 1970 Luciano Secchi, in arte Max Bunker, creatore fra l’altro di Alan Ford, che portò in Italia L’Uomo Ragno, ovverosia Spider-Man, Daredevil, I Fantastici Quattro ed il mitico Thor. I supereroi con superproblemi ebbero numerose testate, riedizioni ed un grande successo di pubblico. Oggi è la Panini comics che in Italia pubblica i supereroi, compresi quelli della DC (Superman, Batman, The Flash ecc.).
Nona arte: il fumetto negli anni ’80 vede il trionfo di Dylan Dog e Martin Mystere
Gli anni Ottanta sono quelli di Martin Mystere del grande Alfredo Castelli, detective dell’impossibile realizzato graficamente da Giancarlo Alessandrini, e di Dylan Dog, indagatore dell’incubo ideato da Tiziano Sclavi e disegnato da Angelo Stano. Tutto il settore dei fumetti (soprattutto quelli bonelliani) diventa un vero e proprio crogiolo di grandi scrittori ed artisti. Tra i primi – solo per citarne alcuni – Tito Faraci, Mauro Boselli, Giancarlo Berardi, Moreno Burattini, Pasquale Ruju, Gianfranco Manfredi, Claudio Chiaverotti, Jacopo Rauch, Luigi Mignacco, Bruno Enna.
E, ancora, Giorgio Giusfredi, Michele Medda, Alessandro Bilotta, Bepi Vigna, Antonio Serra, Marcello Toninelli, Paola Barbato, Diego Cajelli, Barbara Baraldi, Antonio Zamberletti.
Tra i disegnatori Claudio Villa, Alessandro Piccinelli, i fratelli Cestaro, Giovanni Freghieri, Corrado Roi, Maurizio Dotti, Luigi Siniscalchi, Val Romeo, Laura Zuccheri, Fabio Celoni.
E ancora, Mauro Laurenti, Lola Airaghi, Stefano Andreucci, Anna Lazzarini, Giovanni Talami, Joevito Nuccio, Raffaele Della Monica, i fratelli Esposito, Marcello Mangiantini.
Poi i fratelli Di Vitto, Valerio Piccioni, Maurizio Di Vincenzo, Luigi Piccatto, Carlo Raffaele Marcello, Michele Rubini, Gianni Sedioli, Marco Verni, Walter Venturi, Marco Torricelli e tanti altri.
Nona arte: Topolino e manga, fumetto giapponese, i più letti dai giovani
Parlare dei personaggi Disney appare superfluo. Topolino resta il settimanale a fumetti più venduto d’Italia. Ma tutti facciamo il tifo per Paperino, il più simpatico tra i combina-guai dei comics.
Un cenno merita la produzione giapponese, comunemente nota come manga e, nel caso dei cartoni animati, anime. Questo è il genere più letto dalle nuove generazioni, e, soprattutto, quello che riempie in massima parte gli scaffali dedicati ai fumetti nelle librerie. Mentre le tradizionali edicole purtroppo chiudono, i giovani lettori preferiscono acquistare (soprattutto) manga e comics nelle fumetterie e, appunto, nelle librerie.
In questo secolo, queste ultime rappresentano una strada privilegiata per proporre graphic novel di denunce sociali e temi “forti” (es. Zerocalcare, Fumettibrutti…).
Infatti, volendo fare una distinzione -come vedremo, del tutto speciosa-, un cenno a parte merita il “graphic novel”, ossia il romanzo disegnato, declinato rigorosamente al maschile, nonostante anche qualche celebre editore e alcuni autori continuino a chiamarlo al femminile. Probabilmente ingannati dall’assonanza di “novel” (romanzo) con “novella”.
Nona arte: Graphic novel, nuovo tipo di fumetto
Nella grande opera Lessico del XXI secolo a cura dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, il lemma Graphic novel, redatto dallo studioso Marco Pellitteri, spiega che “Graphic novel” è un’espressione introdotta nel 1964 su una rivista amatoriale statunitense per designare certo tipo di fumetti europei sofisticati. Questo perché graphic in inglese non indica solo il ‘visivo’, ma anche un contenuto forte e impegnativo.
La locuzione è divenuta nota ai più solo dal 1978, con la pubblicazione del libro a fumetti di Will Eisner A contract with God and other tenement stories, presentato con tale etichetta editoriale per distinguerlo dall’albo mensile con storie di supereroi per adolescenti, formato allora dominante negli Stati Uniti.
Con graphic novel si è passati poi a indicare libri a fumetti romanzeschi. E’ ritenuto da certa stampa generalista una forma espressiva distinta dal fumetto nelle sue manifestazioni seriali e popolari. Ma, di fatto, il graphic novel non è un genere né una forma a sé, bensì un’etichetta commerciale con cui il fumetto è riuscito a conquistarsi, specie a partire dai primi anni del 21° sec., un settore delle librerie e una miglior reputazione nei circoli intellettuali. Lo dimostrano i molti fumetti seriali di tutti i generi raccolti in volumi antologici e presentati come graphic novel.
Il graphic novel in libreria
In formato elegante, pregiato e sicuramente non poco economico, ecco spuntare in libreria storie complete dei personaggi più amati dianzi citati (Tex, Zagor, Dylan Dog, supereroi, Disney ecc.), in genere riedizioni di storie già apparse in edicola ma, sicuramente per la nuova veste grafica ma soprattutto per i contenuti artistici e letterari, sdoganate dalla definizione di materiale per ragazzi (o peggio, diseducativo!).
È a ogni modo indubbio che il graphic novel privilegi determinati generi comunicativi e di racconto, generalmente impegnati dal punto di vista sociale e culturale. Cioè biografie, diari di viaggio, la lotta alla violenza sulle donne, il reportage. Si pensi al graphic journalism, di cui in Sicilia abbiamo grandi esponenti come lo scrittore Marco Rizzo ed il disegnatore Lelio Bonaccorso. Di essi ci piace citare -tra i tanti- tre titoli in particolare.
Graphic journalism: “Salvezza”
Il graphic novel “Salvezza”: tante pagine sono state scritte per raccontare il viaggio dei migranti. Conosciamo molte storie su chi parte, lasciando alle spalle guerre, persecuzioni e miserie. I giornali ci hanno raccontato l’accoglienza, come modello di integrazione o di business malato. Pochi, però, sono i racconti su quel momento di contatto tra chi viaggia nella disperazione e chi accoglie con coraggio. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso salgono a bordo di una nave di soccorso di una ONG, per il primo reportage a fumetti da un’operazione di salvataggio. I due autori sono testimoni delle operazioni e intervistano gli organizzatori, l’equipaggio, i mediatori culturali, ma anche i migranti, raccogliendo storie, esperienze ed emozioni.
Graphic journalism: “Peppino Impastato, un giullare contro la mafia”
“Peppino Impastato: un giullare contro la mafia”: dai microfoni di Radio Aut, con l’arma tagliente della satira, poche settimane prima del suo assassinio Peppino Impastato attacca ancora una volta i mafiosi di Cinisi, e in particolare il terribile boss Tano Badalamenti.
Nel graphic novel si evince il ritratto di un giovane Peppino come amico sincero in prima linea nella lotta alla mafia. Fonte di ispirazione continua ed esempio di impegno civile per i più giovani, figlio coraggioso che ha rinunciato al retaggio mafioso della famiglia. Per la mafia una seccatura da togliere di mezzo il prima possibile, nell’interesse dei criminali e dei politici locali.
Graphic journal: “Jan Karski. L’uomo che scoprì l’Olocausto”
“Jan Karski. L’uomo che scoprì l’Olocausto”: l’incredibile storia di un uomo che evase da un gulag e dal ghetto di Varsavia, sopportò le torture delle SS e sfuggì al fuoco dei bombardamenti. Portava con sé una verità che avrebbe dovuto scuotere il mondo dalle fondamenta. Ma una volta al cospetto dei potenti la sua voce si perse nell’incredulità e nell’indifferenza, schiacciata dalle ferree leggi della guerra. Queste sono le parole inascoltate del partigiano polacco che nel 1943 denunciò a Churchill e a Roosevelt gli orrori della Shoah.
Insomma, numerosi sono i graphic novel scritti anche da tanti altri validissimi autori. Tra questi, la bravissima Fabia Mustica, che ha interpretato a fumetti novelle di Verga, la storia di Sant’Agata. Ed ha dedicato anche due opere alla lotta contro la violenza sulle donne (“Violetta”) e contro il cyberbullismo (“L’amico diverso”).
Il parere di Tito Faraci sul fumetto in libreria
Sul successo dell’approdo in libreria dei fumetti, c’è l’autorevole parere di Tito Faraci, fumettista, scrittore, sceneggiatore per tutte le testate ed i personaggi più celebri e, in particolare, direttore di Feltrinelli Comics, punto di forza della “nona arte” in libreria, espresso nel corso di una recente intervista rilasciata ad Elisabetta Favale de “Linkiesta”.
“Il grande merito del fumetto italiano è stato ed è tuttora -afferma Faraci- quello di riuscire ad essere autoriale anche all’interno di una produzione popolare. Come avviene nel caso di Zerocalcare o anche di Gipi che riescono ad arrivare, a parlare ad un pubblico davvero vasto. La separazione tra fumetto intellettuale e fumetto popolare è valsa fino ad un certo punto, poi le due cose sono confluite”.
“Come dico sempre ai giovani che incontro quale curatore di Feltrinelli Comics -prosegue- se racconti bene il tuo tempo, la tua generazione, racconti ogni epoca, ogni tempo. Un bravo autore che sa raccontare i mondi lontani, distanti, arriva comunque a raccontare qualcosa della sua vita”.
Ci piace concludere con un invito ed un’appassionata esortazione a leggere, a leggere di più. Se ne possono trarre solo benefici per la vita culturale e reale.
Mario Vitale