Dalla notte del 26 settembre, navi in transito a ridosso dell’Isola Bornholm hanno segnalato un ribollire nel Baltico: la conferma del possibile sabotaggio Nord Stream arriva dall’Istituto di Sismologia Svedese. Quest’ultimo ha reso noto di aver registrato perdite di gas naturale nel mar Baltico lungo i gasdotti sottomarini del Nord Stream 1, fermato lo scorso agosto per manutenzione. Il tutto mentre il nuovo Nord Stream 2 non è mai entrato in esercizio causa la guerra in Ucraina. Entrambi collegano direttamente Russia e Germania. La lunghezza delle falle, secondo le fonti accreditate, è tra i 70 e i 90 metri, ma se ne conta in queste ore una quarta. In questi giorni la zona è interdetta alla navigazione e al sorvolo.
Il chiaro sabotaggio dei gasdotti
Secondo un team di esperti consultati dal The Guardian e un rapporto realizzato da Danimarca e Svezia, è in atto un sabotaggio del Nord Stream per danneggiare i gasdotti nel Mar Baltico. Allo scopo, sarebbero stati utilizzati 500 chili di esplosivo. Dei robot utilizzati per la manutenzione degli impianti avrebbero piazzato gli esplosivi che hanno danneggiato i gasdotti nel Mar Baltico, provocando fuoriuscita di gas metano. A ipotizzarlo, lo stesso Guardian in base alle consulenze di esperti: “A piazzare le bombe che hanno provocato quattro falle nel gasdotto Nord Stream 1 e 2, a circa 80 metri di profondità nelle zone economiche esclusive di Svezia e Danimarca, potrebbero essere stati i robot di manutenzione che operano all’interno della struttura del gasdotto durante lavori di riparazione“.
I robot avrebbero posizionato sui gasdotti circa mezza tonnellata di esplosivo.
Si parla di circa 800 milioni di metri cubi e la società di gestione annuncia danni ingenti. Le autorità danesi, tedesche e svedesi hanno avviato indagini per accertare le cause delle esplosioni, ma diversi funzionari europei hanno già puntato il dito contro Mosca.
Guerra di civiltà: le dichiarazioni di Mosca contro gli USA e il mondo
Risulta ormai abbastanza chiaro che Mosca, Londra e Washington giochino una partita contrapposta e che siano di fatto in conflitto, seppure non ufficialmente. L’incidente avviene dopo mesi di riduzioni delle forniture di gas naturale all’Europa da parte del Cremlino. Una conseguenza delle sanzioni predisposte contro Mosca dopo l’attacco all’Ucraina. Quest’ultima si dice disponibile a collaborare ad un’inchiesta internazionale ma contraccambia le accuse. “Il presidente americano Joe Biden deve chiarire se vi siano gli Usa dietro gli incidenti avvenuti al Nord Stream”, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
“Gli anglosassoni ritengono che le sanzioni non siano più sufficienti e ora si sono rivolti al sabotaggio. Sembra incredibile ma è un dato di fatto: provocando esplosioni sui gasdotti internazionali di Nord Stream che passano lungo il fondo del Mar Baltico, hanno di fatto avviato la distruzione dell’intera infrastruttura energetica europea”. Nel discorso con cui ha annunciato l’ingresso nella Federazione dei territori occupati e annessi attraverso i cosiddetti “referendum farsa”, il presidente russo Vladimir Putin ha parlato inevitabilmente anche delle falle del Nord Stream 1 e del Nord Stream 2. Un colpo estremamente simbolico, prima ancora che effettivo, a una delle infrastrutture strategiche più rilevanti degli ultimi anni.
Un occidente visto come nemico: gli obiettivi del soft power russo
Il “Concetto di politica umanitaria della Russia” è l’ultimo documento pubblicato dal Cremlino. Che spiega, in parte, l’agenda estera di Vladimir Putin. Tuttavia, le decine di pagine che compongono questo atto del governo russo identificano alcune idee che possono aiutare a comprendere meglio l’azione di Mosca, interpretate alla luce dello sfruttamento del “soft power”. Un’arma che il Cremlino pensa di utilizzare non solo per rafforzare l’immagine della Russia come potenza, ma anche per proporsi verso aree del pianeta apparentemente distanti rispetto alla tradizione politica e culturale del Paese.
Una proiezione che svela, evidentemente, anche dei caratteri strategici, specialmente nello scontro tra superpotenze.
Guerra e pace dell’energia: i rischi per l’ambiente
Secondo gli esperti, il sabotaggio Nord Stream e il suo rilascio di gas nell’atmosfera potrebbe essere superiore alle 200 mila tonnellate. Greenpeace Italia ha calcolato che il potenziale impatto climatico della fuoriuscita di metano potrebbe essere di 30 milioni di t di CO2eq in un periodo di 20 anni. Pari alle emissioni annuali di automobili nell’UE. La Russia ha tagliato le forniture di gas all’Europa tramite il Nord Stream 1 prima di sospendere del tutto i flussi a fine agosto. Sostiene infatti che le sanzioni occidentali ne impediscono la manutenzione tecnica. L’Europa, da parte sua, considerava lo stop un blocco unilaterale delle forniture. Le conseguenze però ci sono, il mercato ne sta già risentendo. Il prezzo del gas è tornato a salire dopo settimane di cali e le implicazioni sulla sicurezza energetica dei paesi europei sono considerevoli.
Come rivelato dall’agenzia per l’ambiente finlandese Syke, alla preoccupazione quindi della nube di metano, che potrebbe raggiungere il sud Europa, si aggiunge anche il timore per possibili rischi per delle scorie chimiche. Il sabotaggio causato dalle esplosioni è avvenuto in una zona del bacino Baltico in cui sarebbero sepolte delle armi chimiche dismesse. Il bacino danese di Bornholm, infatti, è storicamente la “discarica” di quel tipo di armamenti nel Mar Baltico.
Giuliana Aglio