Francesco Pira (in foto), sociologo e docente di comunicazione e giornalismo all’Università di Messina, analizza quanto sia importante e incisiva la fiducia. Nella sua approfondita analisi, scandaglia numeri e crisi latenti di istituzioni e media. Lo fa citando relativi dati, ruolo della comunicazione e dei social network, partendo da una considerazione di fondo.
Il 64% degli italiani è d’accordo con quanti sostengono: “Non mi fido più di nessuno, né delle banche, né nelle imprese né degli imprenditori. Tutti cercano di fregarmi”. Ricordo ero bambino e tutte le sere l’appuntamento con Carosello segnava per noi piccoli la fine della giornata. Ed allora provavi a gustarti anche le pubblicità in bianco e nero perché era l’ultimo atto prima del pigiama e della nanna. Non poteva non rimanere impressa quella di Johnny Dorelli della Galbani. Era buffa e avvincente nello stesso tempo. E poi finiva con la frase: “La fiducia è una cosa seria, Galbani vuol dire fiducia”. Sono passati tanti anni e noi italiani abbiamo sempre meno fiducia verso tutti. Eschilo del resto sosteneva, per darci il senso della misura che:“la cosa peggiore per i potenti è che non possono fidarsi degli amici”.
Nuove paure / Quanto è importante la fiducia… e il senso di sfiducia
E’ davvero comune ormai, come testimoniano i recenti articoli sul Domani del bravo ricercatore Enzo Risso. La fiducia, come rileva Risso, rimane uno dei beni collettivi più alti e indispensabili per una società. La mancanza di fiducia comporta una risposta più lenta ai problemi e per cercare di risolvere le difficoltà, di oggi e di domani, è necessario riuscire a reagire in qualche modo. Risso sottolinea come in Italia la fiducia sia “un terreno arido da tempo e un albero con radici poco profonde e rinsecchite”. Il ricercatore riporta che il 64% delle persone è d’accordo con quanti sostengono: “Non mi fido più di nessuno, né delle banche, né nelle imprese né degli imprenditori. Tutti cercano di fregarmi”. La percentuale è più bassa tra i giovani, ma arriva al 71% tra chi ha più di cinquant’anni.
I dati sul senso di sfiducia
Le aspettative sono davvero molto basse nelle isole, con una percentuale del 79%, ma rimane al 60% in tutte le altre aree. Ovviamente, le categorie sociali più deboli sono scoraggiate ed hanno risentito maggiormente il peso della crisi, dovuta alla pandemia che ci ha inaspettatamente travolti. Si può rintracciare una crisi di fiducia nei confronti della politica, a prescindere dal partito. Infatti, l’84% crede che “i partiti e i politici non si preoccupano delle persone comuni”, dato che cresce all’89% nel ceto medio-basso.Difficile e critica anche l’opinione sugli esperti. Il 76% ritiene “gli esperti in questo paese lontani e non in grado di capire la vita delle persone”.
Nuove paure / Quanto è importante la fiducia: la crisi di autorevolezza degli esperti
Insomma, sembra proprio che nessun governo abbia le capacità, e le potenzialità, per abbracciare tutte le categorie sociali specialmente quelle più bisognose. Credo che questa ricerca riporti dati rilevanti e concordo su alcuni elementi che sono emersi ed erano, in un certo senso, anche prevedibili. Direi che alcuni disagi latenti, oggi, sono tangibili. Io mi sono occupato più volte del tema della fiducia e l’ho analizzato sotto diversi punti di vista, grazie anche al contributo di voci autorevoli. Lo scorso dicembre, si è tenuto un webinar, organizzato dall’Università di Messina, dal titolo “La crisi di autorevolezza degli esperti” e l’ospite d’eccezione è stato, Francesco Censon, Autore Rai e Scrittore.
Censon, in un articolo dal titolo “La crisi dell’autorevolezza degli esperti”, scrive: “ Il gap si manifesta in un diffuso disconoscimento della titolarità degli esperti istituzionali, per cui credo che non si possa parlare di “fine della competenza” ma, casomai, di una “crisi dei competenti”, cioè di una ridefinizione delle condizioni dell’attribuzione di autorevolezza a un soggetto competente” e ancora “Ciò che forse stimola un gran numero di persone a rifiutare la figura dell’esperto è il suo modo di comunicare: il modo in cui gli esperti intendono la loro “autorevolezza” è molto vicino all’idea di “autorità”.
Nuove paure / Quanto è importante la fiducia: pandemia e comunicazione
Mi sono reso conto, fin dai primi mesi dell’inizio della pandemia, delle gravi difficoltà relative alla comunicazione. In questo ultimo anno i cittadini si sono sentiti disorientati. Senza punti di riferimento certi. In Italia, nella prima fase della pandemia, da febbraio ai primi di marzo, gli scienziati ci hanno spiegato che non dovevamo preoccuparci, che non sarebbe successo nulla, che tutto era sotto controllo, perché in fondo avevamo a che fare con una semplice influenza o quasi. Poi abbiamo registrato un cambio di rotta. Ormai era chiaro che il mondo stava vivendo qualcosa di molto più grave e che gli scienziati non avevano soluzioni per un’epidemia completamente diversa da quelle del passato. Non c’erano risposte, questa è la verità, sia in termini curativi, sia di intercettazione del virus e che sarebbe stato, ancora oggi rimane necessario, il distanziamento e lavarsi spesso le mani.
I vaccini, le opinioni e il ruolo dei media
Abbiamo iniziato ad intravedere un barlume di speranza quando abbiamo compreso che i vaccini sarebbero stati presto disponibili. Adesso, attendiamo tutti di poterci vaccinare per arginare i contagi e tornare ad una normalità completamente nuova. Molti temono di non riuscire a vaccinarsi, a causa delle continue notizie relative al numero di dosi disponibili, e questo crea parecchio sconforto tra la popolazione. Ci si chiede il perché dei ritardi e il perché dei tanti blocchi. Difficile non immaginare che ci siano giochi di potere e lotte per l’acquisizione di più dosi nelle diverse nazioni. Ho sperato che si pensasse al bene delle persone, ma la solidarietà sembra essere una chimera nel mare magnum dell’egoismo. Mesi in cui il confronto tra gli stessi scienziati è stato un continuo barcamenarsi tra teorie.
In alcune occasioni le supposizioni sembravano sconcertanti. Chi sosteneva una cosa, chi un’altra. Sono iniziati dibattiti a distanza che sono sembrati l’effetto non di una diversa considerazione della pandemia, ma di veri e propri duelli all’interno del mondo scientifico. Questa torre di babele ha gravato sull’opinione pubblica, confusa e smarrita. Mi è stato chiesto in molte occasioni, interviste e webinar, se è mancata la comunicazione scientifica e istituzionale ed io ho risposto che la prima è entrata in crisi perché la scienza non aveva una soluzione e la seconda è entrata in crisi nella gestione delle decisioni prese o ancora da prendere. Per colpa dei comunicatori? Dei giornalisti? Della politica? Non mi interessa, so soltanto che la comunicazione istituzionale non è riuscita a dare le risposte necessarie alla popolazione.
Nuove paure / Quanto è importante la fiducia: fake news, giornalisti e social network
In una situazione del genere hanno preso il sopravvento le Fake news, fenomeno di cui mi occupo e che combatto da diversi anni. In una situazione caotica, e profondamente vacillante, era scontato che le Fake news proliferassero in modo esponenziale, generando il panico tra gli internauti e soprattutto tra gli utenti dei social network. Più volte ho dichiarato che i giornalisti devono riacquistare il ruolo di “cani da guardia della democrazia” con un controllo continuo di smentita delle Fake News. In questa lotta continua diviene basilare il factchecking, il controllo delle fonti un tempo inflessibile regola dei media tradizionali.
Nuove paure / Quanto è importante la fiducia: un vero e proprio allarme
Abbiamo assistito, e stiamo assistendo, ad un vero allarme sociale e democratico che bisogna arrestare, acquisendo la coscienza dei pericoli a cui andiamo incontro e su cui nemmeno riflettiamo adeguatamente. Tanti e troppi i motivi della crisi dell’autorevolezza degli esperti e forse è il caso che si trovino delle soluzioni adeguate, prima di addentrarci in un viaggio di sola andata senza ritorno. Mancanza di fiducia negli esperti ma soprattutto in chi ci rappresenta. Del resto come ammoniva Indro Montanelli: “i nostri uomini politici non fanno che chiederci a ogni scadenza di legislatura un atto di fiducia. Ma qui la fiducia non basta: ci vuole l’atto di fede”.
Francesco Pira
Delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne. Delegato DICAM Job Placement, da metà Febbraio 2021 è membro del pool di esperti del Reserch and Education Center of Security dell’Università di Wroclaw (Polonia) e del comitato scientifico del Centro italiano per lo studio della cultura africana e mediterranea.