Ancora una volta la Tenda di Ulisse diventa aula didattica ed occasione di riflessione per la comunità cittadina e questa volta il tema “Ripartiamo dalla famiglia per educare i giovani” ha centrato una diffusa e grave emergenza sociale, rispondendo gli interrogativi: “Chi educa i giovani oggi?… Chi educa gli educatori ? Ha guidato la riflessione la prof.ssa Maria Teresa Moscato, docente di pedagogia generale all’Università di Bologna ed esperta di educazione e famiglia. L’approfondita riflessione sulla famiglia di oggi che richiama pur sempre il senso della casa, dello spazio, dell’aggregazione di persone, ma, riducendosi a “nucleare” con un solo figlio unico, perde la dimensione della relazione sociale del gruppo o clan familiare con tanti fratelli e cugini e riduce gli spazi di comunicazione e di dialogo ha introdotto il concetto di educazione che nella società odierna si sta perdendo.
Educare è un processo interattivo che coinvolge i diversi protagonisti e diventa plurale nell’esercizio del compito: io, noi, insieme. Mentre prima l’autonomia dei figli era frutto di conquista dopo tanti sacrifici ed affermati traguardi, oggi l’uso delle moderne tecnologie, il telefonino per tutti, la moto o l’automobile, il televisore ed il computer in ogni camera, riducono gli spazi di controllo e di verifica e sollecitano una diversa cultura e prassi di autonomia. La precocità progressiva in tutti i campi dalla sfera relazionale affettiva a quella sessuale, ha comportato una mancanza di punti di riferimento, anche per la carenza di figure adulte affidabili. Il problema dei giovani sono gli adulti e la costante ricerca di modelli, non da utilizzare come copia ( plasmare i figli a propria immagine e somiglianza) bensì come umanità concretizzata, esemplarità e testimonianza di valori, costituisce un legame interiore che alimenta il processo educativo. Imparare vedendo fare e costruirsi modelli di riferimento per far meglio costituisce sempre uno spazio di formazione e di crescita nello sviluppo delle competenze esercitate e guidate anche dalla scuola.
La centralità e responsabilità educativa della famiglia oggi appare come forte emergenza sociale, perché si tende di tagliare le radici e le famiglie “allargate”, frammentate, divise producono solo tanti cocci che diventa difficile mettere insieme e che l’ancora gettata nel porto di Ulisse vorrebbe raccogliere e idealmente ricostruire. Spazio di educazione è anche la scuola, dove i ragazzi trascorrono tanto tempo, ma non sempre e da parte di tutti gli operatori c’è la volontà ferma e decisa di educare, limitando l’azione Alla domanda “Chi educa gli educatori? “ risponde il grave disagio dei docenti e della scuola in generale che vive una stagione nera di crisi, di frustrazione, di contestazione, di rifiuto per il mancato riconoscimento sociale del bene operato e la poca considerazione ed attenzione che la scuola ha nel panorama politico nazionale.
Gli attacchi alla scuola pubblica, la difesa della libertà di scelte educative da parte dei genitori, la carenza di sostegni e di risorse sono tutti elementi che non aiutano ad attivare uno scatto di partenza per un nuovo cammino che si realizza certamente a piccoli passi. La rallentata partecipazione ai corsi di formazione dei docenti e alle associazioni professionali, la mancanza di partecipazione dei genitori alla vita della scuola, rivelano un diffuso disagio che contribuisce ad aggravare la situazione di malessere della scuola oggi. Alcune lodevoli iniziative, quale quella promossa dal Rotary Catania Est: “Il corso sulle buone maniere. Est modus in rebus” avviata presso l’Istituto Parini, costituiscono una piccola goccia che non riuscirà certamente a diventare mare, ma non si può neanche fermarsi e restare inoperosi e seduti sulla riva del fiume. L’ancora di salvezza della famiglia è stata lanciata, occorre che i tanti “profughi” , che hanno perduto la rotta dell’unità familiare, la saldezza dei valori forti, riescano ad aggrapparsi ad essa per ritrovare la forza per un nuovo cammino.
Giuseppe Adernò