Per convergere sul bene comune, a mio parere, bisogna imparare ad essere umili, mettere insieme e valorizzare tutte le risorse, non solo quelle economiche, riconoscere ogni tipo di lavoro in modo legale ed equamente retribuito, provvedere a qualificare, anche mediante strumenti di preparazione adeguata secondo le competenze, ogni risorsa esistente e voler condividere tutto ciò di cui si dispone.
Il convergere esige unità di intenti per rivolgere l’attenzione allo stesso obiettivo finale e richiede essenzialmente tre qualità: 1) intelligenza per capire il vero bene, 2) volontà per impegnarsi a portare a compimento il fine, 3) umiltà per accogliere le differenti opinioni e valutarle con obiettività. Queste qualità sono ancor più necessarie e rendono collaborativi specialmente quando ci si trova in situazioni di emergenza e si deve agire con saggezza. Ciò vale, in ogni tempo, per tutti coloro (uomini e donne) che hanno compiti istituzionali e devono operare a beneficio del popolo.
Il dialogo pacato e appassionato consolida il senso di responsabilità. Un’esposizione serena delle proprie opinioni attrae l’attenzione, rallenta le tensioni e crea empatia. Viceversa, il tono violento e il linguaggio minaccioso non facilita l’ascolto e non crea armonia. L’arroganza, la presunzione di avere in mano la soluzione migliore o – peggio – il rimprovero di incompetenza e di inadeguatezza a chiunque in quel momento deve prendere decisioni, di cui nessuno ha una soluzione certa, fomenta malumori e disordini, rallenta i tempi di realizzazione del compito e toglie slancio ed armonia al lavoro di tutti. Nessuno da solo ha la soluzione per i problemi che la vita presenta giorno per giorno, specialmente in tempi di catastrofi imprevedibili come quella che stiamo vivendo e che improvvisamente ha coinvolto non solo noi ma il mondo intero. Quanto più grande è l’urgenza ed il bisogno, tanto più necessaria è l’unione delle opportunità da ricercare insieme per affrontare e risolvere i problemi.
Sappiamo bene che nessuno si salva da solo, ancor più se nella barca ci sono popoli e generazioni di uomini. Quando ciascuno contribuisce con la ricchezza della propria competenza, delle varie esperienze e con la creatività che la voglia di farcela produce, si trova la migliore soluzione possibile e sarà frutto dell’impegno di ciascuno. Guardando a uomini saggi e responsabili, anche i nostri giovani li imiteranno.
Anche se accade che in questo tempo di pandemia, abbiamo visto come la presenza di tanti operatori volontari e non (come il servizio civile, le cooperative sociali no-profit), in modo spontaneo e immediato, abbiano già sperimentato molti tipi di aiuto per andare incontro alle situazioni di bisogno e si sono organizzati per soccorrere tempestivamente, in attesa di un piano nazionale governativo, alcuni bisogni essenziali della popolazione. Sono stati loro a dare a noi adulti testimonianza di coraggio, di solidarietà e di responsabilità.
Se si allargasse la fascia di partecipazione attraverso l’intervento del servizio civile (che potrebbe anche rendersi obbligatorio), attraverso il quale i giovani vengano preparati a svolgere quei servizi utili anche per le famiglie, in questo tempo di difficoltà, sarebbe un aiuto che produce molti frutti su tutta la società. I giovani, rendendosi utili, maturano l’appartenenza alla società e imparano dai problemi che incontrano, dalle storie di vita che incrociano, a cogliere il significato della solidarietà tra umani; vincono l’egoismo, innato e istintivo in ogni uomo, diventano responsabili e capaci di assumere incarichi; portano a termine un progetto, anche con sacrifici, sono gratificati; guardano alla vita con ottimismo e fiducia, perché hanno ricevuto fiducia e sono grati per quanto hanno imparato dalle vite degli altri, non solo dai libri.
Certamente per la ripresa della normalità in ogni famiglia saranno necessari aiuti di vario genere e non tutti alla stessa maniera, specie dove entrambi i genitori lavorano e ci sono figli minori che restano a casa, o in presenza di anziani o persone non autosufficienti. Ci sarà bisogno di interventi personalizzati, finalizzati a misura di ciascuna famiglia, con l’aiuto di tutte le risorse anche umane di cui disponiamo.
Ci é richiesto di ridurre le distanze tra di noi, anche se non possiamo ancora abbracciarci, riconosciamo chi ci sta accanto, cosa c’è nel nostro quartiere, nel nostro territorio; utilizziamo al meglio tutto quel che possiamo a kilometro zero; consumiamo i prodotti della nostra terra e dei nostri artigiani; riduciamo energie e consumi, impariamo la sobrietà; compriamo solo quel che ci serve; non buttiamo via né cibo né quanto ancora può essere utile; evitiamo di sprecare, quel che ci avanza può essere donato a chi non lo può comprare. Questo non umilia nessuno se il gesto è fatto con garbo, con l’attenzione di chi guarda l’altro come compagno di viaggio e non come nemico da cui difendersi o come idiota da sfruttare.
E, poiché prima della carità viene la giustizia, non diamo una mancia al posto del giusto compenso, sapendo riconoscere la dignità di ogni lavoratore e la preziosità di ogni lavoro, garantendo tutti quei diritti di previdenza, assistenza e sicurezza ad ogni lavoratore, qualunque sia il suo lavoro e in qualunque luogo presti i suoi servizi.
Prendiamoci cura di qualcuno che non ha le risorse sufficienti per la propria autonomia e rendiamoci disponibili a donare un po’ del nostro tempo a chi è solo, a chi da solo non può gestire tutte le sue esigenze vitali e, se possiamo perché le nostre risorse sono superiori alle nostre necessità, dividiamo non solo il pane ma anche il tempo e la nostra esperienza di vita, che gelosamente custodiamo nel nostro cuore. Abbiamo bisogno di esprimerci come umanità, solidale e fraterna, benché ferita, non distrutta,.
Un di più da parte di quanti sono credenti e praticano il Vangelo potrà anche addolcire questo tempo di grande disagio che stiamo vivendo.
E non stanchiamoci di essere grati e riconoscenti a quanti lavorano per rendere migliore ogni giorno la qualità della vita nei nostri territori, svolgendo perfino lavori umili e a rischio, siano essi italiani o stranieri. Diciamo il nostro grazie a tutti quelli che si prendono cura di noi ogni giorno e lo fanno con entusiasmo, pur correndo rischi e non risparmiandosi sacrifici.
Teresa Scaravilli