La nuova keyword (parola chiave) per transitare in un mondo in perenne evoluzione è “valorizzazione”! Non solo, dunque, voga linguistica, ma contesto tangibile da estendere al territorio che vale l’epiteto che rima con eccellenza. Così, in questa sede, si presenta non solo un’idea legata al concetto di terroir, bensì anche un ente che si esprime attraversando filari d’emozione e sapori etnei.
L’occasione è buona per parlare di enti che si adoperano, nel merito, per la valorizzazione del territorio, soprattutto etneo, e per la promozione diffusa di “percorsi di – vini”. Si incontra, a tal riguardo, Gregorio Maria Calì, appassionato wine lover e docente, tra le altre cose, di Viticoltura ed Enologia, a cui si chiede di illustrare il panorama della viticoltura locale, ma non prima d’aver dato delucidazioni sull’ente “Onav”.
Gregorio Calì, cos’è l’Onav?
L’acronimo Onav, racchiude il significato di “Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino”. L’ente ha persino personalità giuridica, stante il D. P. R. n. 563 dell’8 luglio 1981, ed è poi dotato di statuto, regolamento e codice deontologico interno. L’Onav, tra i sui intenti, si candida così alla promozione del territorio, con una peculiare predilezione per la cultura del vino. Per di più, gli ulteriori scopi associazionistici vertono sulla conoscenza del patrimonio vitivinicolo a largo spettro e nostrano, nonché su formazione e aggiornamenti metodologici, per avvicinare al comparto vitivinicolo un pubblico appassionato.
Il fine è approcciarsi alla cultura del vino alla stregua di una cangiante filosofia, così come cangiante è la natura stessa del vino. Infatti, le cosiddette ‘qualità enologiche’ subiscono, in senso buono, continue metamorfosi, sia nel succedersi delle annate, che per la peculiarità dei terroir autoctoni. Con il lemma francese terroir, si identifica la combinazione di tre fattori confluenti nella produzione di vini: suolo, clima (in particolare il microclima, differente da zona a zona) e uomo. Gli elementi richiamati interagiscono con il vitigno, al fine di conferire al ‘succo di-vino’ un’identità unica e, talune volte, irripetibile.
L’Onav, dal canto suo, si presenta al grande pubblico nazionale, regionale e locale, con momenti dedicati e incontri anche cadenzati. Il fine è impartire la mirabile lezione che conduce alla competenza sulle qualità sensoriali narrate dal vino. Difatti, il vino è la summa di molteplici elementi, non in ultimo di storie attraversate lungo filari di viti e territori. In tal senso, un discorso specifico merita il territorio pedemontano etneo e il “Terroir Etna”. In più, la formazione propedeutica dell’ente Onav fa da ponte in caso di eventuali inserimenti professionali nel settore vitivinicolo-enologico, enoturistico ed enogastronomico.
Focus sul panorama vitivinicolo, agroenogastronomico ed enoturistico “Etna”
Per comprendere il corrente fenomeno vitivinicolo, agroenogastronomico ed enoturistico “Terroir Etna”, occorre rintracciare talune radici storiche. De facto nel 1844, il Catasto dei Borboni già relazionava in merito alla vocazione vitivinicola della provincia di Catania. Così, l’area catanese si pregia del primato siciliano con il 62% dei vigneti presenti, in particolare, nella zona delle colline etnee. A quell’epoca, la parte di territorio menzionato veniva conosciuta come “Contea di Mascali”. Essa comprendeva i territori di Giarre (oltre 3.000 ha), Riposto (675 ha) e Mascali (1.390 ha). Ivi, si contavano ben 110.000 ettolitri di vino prodotto e 5.200 ettari vitati.
Nel tempo, gli ettari destinati alla coltura vitivinicola aumentano. Nel 1882, si contano 91.000 ha, equivalenti al 93% della produzione siciliana, di cui 50.000 ha adornavano le colline intorno al Vulcano. Si specifica poi che il 70% era concentrato nel Comune di Milo (zona d’origine dell’uva autoctona Carricante), allora frazione di Sant’Alfio e nella zona limitrofa di Puntalazzo e Montargano, frazioni dell’attuale Comune di Mascali (indicata come la culla della nascita del Nerello Mascalese) oltre che nelle frazioni pedemontane di Presa e Vena del Comune di Piedimonte Etneo. L’intensa attività vitivinicola porta alla nascita della Scuola enologica di Catania, la IV in Italia.
Nel 1888, con Reggio decreto, veniva istituita la “Regia Cantina sperimentale di Riposto” che, nella prima metà del ‘900, effettuava ben 1.500 analisi enologiche. Un’ulteriore svolta migliorativa, ai fini della commercializzazione del vino, è l’introduzione della linea ferrovia Circumetnea detta anche “Littorina”, a cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. In tal caso, le botti di vino venivano portate fino alla stazione di Giarre – Riposto. Da qui, i “Carrettieri” trasportavano i recipienti vinari a Riposto. Questa località della riviera jonico-etnea deve il suo nome al fatto che i vini venivano “riposti” nelle numerose cantine presenti sul lungomare.
Qualità vitivinicole etnee con denominazione d’origine
Un’ulteriore attenzione si deve porre, poi, al percorso del vino D.O.C. Etna, apparso nella prima decade dell’agosto 1968. Denominazione d’origine che conferma la vocazione di un territorio viticoloenologico, di cui l’Etna è l’emblema. L’areale delle colline etnee ha visto crescere la produzione quali-quantitativa vitinicola in forma esponenziale.
I sentori dell’Etna (ad esempio: mineralità e sapidità) si distinguono nel Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio. Si percepiscono ancora nel Carricante, Catarratto comune e lucido, Minnella, Inzolia, Grecanico e altri vitigni locali.
La progressione enologico-commerciale ha puntato sia sulla scelta delle varietà, dei portinnesti, sia sulle tecniche colturali mirate all’ottenimento di uve di elevata qualità. Attività mediata con attrezzature e tecnologia di trasformazione e, in ultimo, con la valorizzazione del territorio e dell’identità. Incentivi derivanti dal terroir, finalizzati all’ottenimento di vini di alta gamma, caratterizzati dalla tipicità dei peculiari caratteri sensoriali.
Si parla, dunque, di un’identità unica e irripetibile che va oltre le caratteristiche del vitigno, ma che vede nelle Contrade un ulteriore valore aggiunto in termini di specificità e peculiarità.
Infine, riguardo all’Onav, si riferisce che, a partire dagli anni ’90 del XX secolo, diventa una realtà sempre più ramificata nelle varie regioni e provincie d’Italia. Così, al fine di curare ancor meglio i rapporti con ciascun territorio, si profila la nascita delle sezioni provinciali. In particolare si ricorda la sede di Onav Catania e in seguito quella della successiva sezione Onav Etna.
Luisa Trovato