Ambiente e salute / Ad Acireale, l’intervento di Gianluigi Spadoni per un approccio One Health

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One Health foresta

Gianluigi Spadoni è intervenuto nel corso del convegno “Una cura: ambiente e salute in un’ottica One Health”, trattando della grande varietà di benefici che l’uomo riceve dal contatto con la natura e, in particolare, con le foreste. La convention, tenutasi lo scorso 4 Aprile presso la Sala Stampa Vito Finocchiaro del Comune di Acireale, è stato uno degli eventi all’interno del folto programma della mensilità, che l’amministrazione comunale ha deciso di dedicare al tema ambientale, organizzando una serie di iniziative anche in collaborazione con associazioni del territorio e liberi cittadini. Il suddetto incontro, che ha visto l’intervento di diversi esperti in un’ottica multidisciplinare, è stato concepito da Costanza Vecchio, medico psichiatra e psicoterapeuta.

L’intervento di Gianluigi Spadoni per un approccio One Health: i benefici del contatto con la natura

“Vi racconto uno studio, che poi è stato pubblicato sull’autorevole rivista Science nei primi anni 80’. Ulrich, che ha elaborato questa ricerca era un architetto e lavorava negli ospedali. Un giorno si è accorto del fatto che il reparto chirurgico al quale stava lavorando aveva delle finestre che davano su un boschetto. Altri pazienti, invece, affacciandosi dalle finestre potevano vedere solo un muro con dei mattoni. Si fece dare le cartelle cliniche degi ultimi 10 anni di tutti i pazienti ricoverati lì per una colecistectomia, quindi per la stessa patologia.

Ha attenzionato quale fosse stata la durata del ricovero, quanti farmaci di tipo ansiolitico avevano richiesto e quante volte avevano chiamato l’infermiere durante notte -cosa che spesso avviene per piccole crisi d’ansia-. Si è così accorto del fatto che i pazienti che avevano avuto la possibilità della vista sul bosco avevano avuto un periodo di ricovero minore. Avevano inoltre fatto un minore uso di farmaci ansiolitici, oltre ad aver avuto meno bisogno di chiamare gli infermieri durante la notte.

Quindi, se solo la vista della natura è stato dimostrato avere un effetto positivo sulla salute di questi pazienti, vogliamo parlare degli stimoli sonori? Sappiamo quanto può metterci di buon umore sentire il cinguettio degli uccellini o quanto ci rilassa sentire il rumore di una cascata. Le ricerche dimostrano che il livello di ansia diminuisce molto con questo tipo di input uditivi. E’ chiaro che solo la vista e l’udito ci fanno star meglio, ovviamente immergerci nella natura avrà un effetto ancora maggiore”. Queste le parole di Gianluigi Spadoni, pediatra ed endocrinologo, già docente in clinica pediatrica all’università Tor Vergata di Roma, dirigente medico presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, membro del comitato tecnico scientifico delle Terapie Forestali Foreste Italiane (TeFFIt).

L’intervento di Gianluigi Spadoni per un approccio One Health: salute e terapie

Il prof. Spadoni offre un quadro riguardo il significato di “salute” e quello di “terapia”. Per salute si intende lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non solo assenza di malattie o infermità. Mentre la terapia è un contenitore multisfaccettato che include tutti i metodi utilizzati nella guarigione di malattie, per prevenire l’insorgenza o per alleviarne i sintomi. E’ evidente che non parliamo solo di farmaci, ma di tutta una serie di terapie complementari (non alternative) che coadiuvano l’azione dei supporti farmacologici. Fra queste annoveriamo la fitoterapia, la mindfulness, l’agopuntura, lo yoga, la pet therapy, gli interventi basati sulla natura, il Tai Chi. Quest’ultimo, ad esempio, è stato descritto all’interno di un autorevole studio pubblicato sulla rivista scientifica “British journal of neurology” come una fonte concreta di benefici per i malati di parkinson – i quali ovviamente fanno anche terapie farmacologiche- . 

L’intervento di Gianluigi Spadoni per un approccio One Health: il caso del Giappone, fra morti per lavoro e tecnologia

Già negli anni 80 in Giappone iniziavano a presentarsi dei quadri che sembravano correlati all’allontanamento dalla natura e alla eccessiva esposizione alle nuove tecnologie. Venne coniata la definizione di tecnostress, per descrivere un quadro caratterizzato da ansia, insonnia, irritabilità, affaticamento e altri sintomi psicosomatici. Successivamente Richard Louv coniò la definizione “Disturbo da deficit di natura”, che non è catalogato nel Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM). E’ sicuramente però un quadro da tenere a mente per le prossime ricerche sui problemi psicologici giovanili dettati dall’abuso dei mezzi tecnologici e dai sempre più scarsi contatti con l’ambiente naturale.

Senza contare la presenza dei Karoshi, che vuol dire “morti per troppo lavoro”. Parliamo di  una tendenza dettata dallo stakanovismo giapponese che conduce a infarti, a suicidio, ecc. L’allora ministro per le politiche ambientali riteneva che per trovare il benessere le persone avessero bisogno di riconnettersi all’ambiente naturale. Quindi il governo del Giappone varò un programma nazionale di salute pubblica per promuovere una riduzione dello stress. Il piano era basato sulle immersioni in foreste, anche dette Shinrin-Yoku (definizione coniata dallo stesso ministro), in inglese forest bathing. Queste pratiche in seguito alle prime incoraggianti ricerche sono state utilizzate in altri paesi, diffondendosi anche in Italia negli ultimi anni.

L’intervento di Gianluigi Spadoni per un approccio One Health: quali sono gli effetti del forest bathing?

“Quindi quali sono gli effetti dell’immersione in foresta? Il fatto di non essere esposti agli aspetti di inquinamento urbano. Ma gli effetti diretti? Tramite risonanza magnetica funzionale, possiamo vedere tramite immagini, quali parti del nostro cervello sono attive. Si è visto che facendo un’immersione in foresta, diminuisce l’attività sulla corteccia prefrontale, con un effetto rilassante e calmante. Quest’area, infatti, si attiva molto quando si è in condizioni di stress.

Il cervello ha anche un’azione sul sistema endocrino. Può infatti influenzare le ghiandole sopra i reni, i surreni, produttori di ormoni come il cortisolo e l’adrenalina, rilasciati in condizioni di stress. Dopo un’immersione in foresta (2-3 ore) si può rilevare una ridotta concentrazione di cortisolo sulla saliva. Si osserva anche una riduzione di adrenalina e noradrenalina -anch’essi ormoni dello stress – in un campione di urine.” spiega Spadoni, e prosegue “Il sistema endocrino a sua volta agisce sul sistema immunitario. Si parla infatti anche di sistema psico-neuro-endocrino-immunitario. Le  persone che hanno fatto immersioni in foresta, di fatti, hanno mostrato un aumento dell’attività di alcune cellule chiamate NK (Natural Killer), che sono importanti per la lotta contro le cellule tumorali.

Ma non finisce qui: noi abbiamo una popolazione di batteri sulla nostra cute, ma anche nelle nostre cavità, detto microbiota. C’è uno scambio continuo fra il microbiota che abbiamo addosso e l’ambiente circostante. Anche altri animali lo rilasciano, è presente nel suolo, quindi i nostro si modifica interagendo con l’ambiente. Stando nella foresta, a contatto col suolo, arricchiamo il nostro microbiota”.

Nella foresta c’è un aerosol di sostanze chiamate fitocidi o anche in inglese VOCs ( Volatile organic compounds), prodotte dalle piante per difendersi dai loro agenti patogeni. Questi appartengono chimicamente alla categoria dei terpeni ed è stato dimostrato come abbiano un’azione antinfiammatoria, antitumorale, antiossidante, ma anche un’azione neurofarmacologica. Una passeggiata nella foresta ci permette di inalarli involontariamente e, attraverso la mucosa olfattoria, possono raggiungere la corteccia prefrontale. 

L’intervento di Gianluigi Spadoni per un approccio One Health: come fare l’immersione in foresta?

“Il conduttore in foresta è una persona che ti accompagna nella foresta e ti aiuta a immergerti nella natura, a soffermarti sui suoni, colori, profumi, sensazioni tattili. Si possono fare certamente anche le auto immersioni, però le prime volte consigliamo che queste immersioni vengano fatte con la guida di un conduttore”. spiega Spadoni, e osserva anche Non tutti hanno a disposizione la foresta sotto casa… La TeFFIt ha proposto come schema possibile il circolo virtuoso: il soggetto che sta in città, se possibile tutti i giorni o più volte a settimana, può fare una passeggiata nel parco urbano… Magari una volta ogni 20 giorni andasse, nel fine settimana può trascorrere una giornata in campagna… E magari, una volta al mese, prende la macchina, va più lontano, trascorrendo un fine settimana nella foresta, dove può fare delle belle immersioni in tranquillità”.

L’intervento di Gianluigi Spadoni per un approccio One Health: il benessere nelle immersioni in foresta, anche per la foresta stessa

Tutti possono trarre beneficio dalle immersioni in foresta. Sono molto utili per ridurre le complicazioni dovute alle malattie croniche, che contengono in sè spesso delle componenti psicologiche intervenienti nella patogenesi (come l’ipertensione, spesso associata a stress) o anche conseguenti alle difficoltà generate dalla malattia stessa (come nel caso dell’ansia dovuta alla diagnosi di tumore). Anche per dipendenze da alcool si rilevano molto funzionali. Le ricerche del TeFFIt hanno consolidato e riconosciuto l’efficacia dell’immersione in foresta, tanto che si parla anche di “prescrizioni verdi”, sotto consiglio medico. Il servizio sanitario nazionale inglese ha ben integrato le “green social prescriptions”, promuovendo qualsiasi attività a contatto con la natura (giardinaggio, gli orti urbani..). 

Il prof. Spadoni evidenzia anche un aspetto di reciprocità, che può instaurarsi all’interno della connessione uomo-natura. “Si sviluppa così una certa sensibilità alla salute dell’ambiente, delle piante, degli animali: se la foresta mi fa bene, anch’io voglio far bene alla foresta, all’ambiente! Quindi eccoci tornati al tema One Health: il benessere di animali, piante e uomo sono strettamente collegati”.

                                                                                      Maria Maddalena La Ferla