“Opere di un viaggio” è un testo artistico e teologico che nasce dall’idea di Giusy Spina e Letizia Franzone – entrambe collaboratrici de”La Voce dell’Jonio”- anche per promuovere cultura nel nostro territorio. Tema principale del libro – che verrà presentato nella parrocchia di S. Maria Ammalati domenica 30 ottobre alle 19,30 – il viaggio, inteso in senso interiore e spirituale, e affrontato a partire dallo studio di alcune scene bibliche rappresentate negli affreschi di Giuseppe Spina Capritti della stessa chiesa. Abbiamo incontrato le autrici per saperne di più sul loro lavoro.
A Letizia, che lo ha curato dal punto di vista teologico, abbiamo chiesto:
-”Opere di un viaggio”, perché questo titolo?
«Si tratta di un testo artistico e teologico, abbiamo unito la questione dell’arte con il messaggio teologico degli affreschi presenti nella nostra parrocchia di S. Maria Ammalati. Il titolo è la definizione del percorso ch personale interiore che abbiamo fatto e il risultato dello studio di questi affreschi che rappresentano il viaggio spirituale di ogni discepolo, l’incontro con Cristo e la loro meta, un viaggio interiore e non solo. Di questo viaggio sono protagonisti queste opere. La bellezza di questo testo è il dialogo tra l’arte e la teologia, il dialogo tra le due discipline porta ad un’unica bellezza, a Dio».
-Quali le tematiche più frequenti nelle opere?
«Oltre a quella del viaggio, le fatiche dell’uomo nelle proprie infermità, nelle malattie, la scoperta che non si è da soli in questo travaglio, ma che si è accompagnati da Cristo».
-Questo testo si collega, in qualche modo, al tuo precedente saggio “Il cammino della misericordia”?
«Parlano entrambi di un cammino, e alla fine si scopre che in questo viaggio ciò che si fa strada dentro di noi è la misericordia di Dio».
-Come avete lavorato?
«Insieme, questo si percepisce dalla lettura; nello scriverlo abbiamo sperimentato la grazia, non eravamo sole in questa nuova esperienza, abbiamo veramente toccato la grazia con mano mentre pensavamo, scrivevamo».
Giusy, laureata in Conservazione dei beni culturali, ha curato il lato artistico, e ci ha detto: «Penso che il visitatore in genere non è molto attento, guarda ma non coglie ciò che c’è dietro. Le opere sacre sono nate per dare la possibilità a chi non sapeva leggere di capire il racconto biblico; quando si entra in chiesa ci si gira intorno e ci si accorge che è bella perché è affrescata ma dietro ad ogni opera c’è una storia, un messaggio, a volte ci si ferma alle apparenza e noi vogliamo invitare a riflettere. Pensiamo di girare un video clip la sera della presentazione per dare il senso del viaggio, del pellegrino che entra in chiesa e che viene affascinato da questi affreschi».
Graziella De Maria