Opinioni / “Gravidanza per altri” (Gpa) tra coscienza, fede e diritto

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Gpa, pancia di donna incinta

E’ in corso in Parlamento la discussione prima dell’approvazione finale del disegno di legge che definisce “reato universale”, cioè in vigore anche per i cittadini italiani che lo commettono all’estero, la pratica della Gpa (Gravidanza per altri), molto più volgarmente intesa come “utero in affitto”.

Così come fu per legge istitutiva del divorzio e poi per l’interruzione della gravidanza, essa contiene una complessa rete di problemi.  E suscita molteplici, necessarie valutazioni altrettanto articolate. Perché impone ad ogni cittadino/a il gravosissimo peso di una scelta su due ambiti. Quello civile “legale” e quello “religioso”, o spirituale che sia, che ne condanna la pratica tout-court.

Su quest’ultimo aspetto, sono convinto, pur da credente e praticante, che essa, Gpa,  per sua natura intrinseca, non può e non deve essere messa in discussione. Attenendo esclusivamente alla propria coscienza e assolutamente scevra da qualsivoglia confermazione affidata alla legge o, peggio, alla politica. A meno di non scadere nelle maglie perniciose dello Stato etico o confessionale.

La Gpa esprime il bisogno di diventare genitori

In buona parte, chi sostiene la necessità di poter praticare una Gpa esprime il bisogno dichiarato insopprimibile di “genitorialità”. Bisogno motivato da uno  slancio di amore per la creazione di una “ famiglia” che sia al tempo stesso soccorritrice e consolatrice dei piu alti sentimenti della vita.

Questi sentimenti non sono affatto da stigmatizzare. Anche nel caso delle coppie omosessuali, la cui dignità esistenziale è stata affermata piu volte con parole profonde da Papa Francesco. E non è escluso aprioristicamente che possano essere sinceri e profondamente motivati.

Gpa, utero in affitto
(Foto Ansa/Sir)

Tra gli ostacoli la surroga

Ma c’è una serie di ostacoli, che ritengo difficilmente se non del tutto insuperabili, che provo a delineare. Il primo – e più notevole – è quello del concetto di “surroga”.
La “paternità” e la “maternità” sono intese come un pur altissimo sentimento di benessere morale, ma non possono essere ricondotte a questo. Oltre, ribadisco, il senso religioso, anche per il pensiero filosofico, morale  laico più elevato di ogni tempo, esiste  la “forza”  ancestrale e “naturale” del “ ricongiungimento” all’Unità di ogni “frammento” di femminilità e mascolinità, separati ma viventi  in ognuno di noi. Che non a caso è rivestito dalla forme piu alte di piacere  fisico e psichico, al di là del mero impulso di riproduzione della specie.

Esso comprende la più alta forma dell’Amore dell’Essere che in quegli attimi si “ritrova” e si “riconosce” nello Spirito della creazione e della sua incarnazione.
Nessuna forma le è pari, nessuna forma lo può surrogare. La sacralità del “fiunt una caro“ è un mistero che ci riconduce all’essenza della vita. E alimenta continuamente in noi il flusso dell’Esistenza della natura misteriosa che sconfigge anche il pensiero della caducità e della morte.

Con tutta la rispettosa carità possibile occorre dire che questo elemento fondante è giocoforza negato e la sua enorme carica di trasmissione progenitrice non può espandersi e diffondersi nell’azione di creare un Essere umano (che orribile espressione “fare un figlio”!).

I risvolti negativi della pratica della Gpa

Questa “pratica” della Gpa, inoltre, contiene molteplici risvolti negativi. Siamo in grado di prevedere i mutamenti psico-fisici della donna gestante e le eventuali problematiche giuridiche? Siamo consapevoli e preparati per le eventuali reazioni morali e psicologiche di “maternità” della gestante? Consideriamo che la dignità della donna, con la Gpa, venga rispettata? Potrebbe bastare un protocollo legalistico, una scrittura formale a garantire la capacità di separarsi da una creatura che è cresciuta e nata dal proprio grembo? E, anche, saremmo in grado di “vedere” nel figlio anche “l’altra parte” della Creazione e ad essa riferirsi con amore coniugale?

Non voglio disprezzare affatto la serietà di chi afferma che ci può essere una “paternità” virtuale, talvolta assai piu provvida e sollecita di quella reale.
Ma c’è una forma di offesa inaccettabile che riveste il ricorrere alla “maternità surrogata“ quando questa si pratica anche senza un reale profondo e doloroso impedimento. trasformandola in un miserabile mercimonio di acquisto, di scelta rapida e priva di “problemi”, di compravendita, della più infame forma di capitalismo moderno.

La Gpa riduce la procreazione a mercimonio

Questo non a caso si diffonde esponenzialmente nelle società più ricche, da un lato, che lo usano come un qualsiasi oggetto da comprare o “fabbricarsi”, non lesinando lussuosissime spese. Per tragico paradosso, il fenomeno è diffuso nelle società più povere, dove la vendita del proprio corpo e la schiavizzazione della società è un modo estremo – l’unico! – di riparare  ad una insanabile povertà  totale,  soggiacendo alle più vili considerazioni razziali e predatorie. Nell’uno e nell’altro caso una inammissibile violazione del corpo umano ridotto a mero contenitore. σαρκός  (sarkòs, “involucro di carne “, natura caduca e corrotta dell’uomo)  lo definivano gli antichi greci.

Quest’ultima “motivazione” produce un giro d’affari mostruoso, mentre   annulla ogni identità femminile e materna, riducendo la donna a mera fattrice a pagamento!  E in questa era di capitalismo selvaggio appare come spaventosa anticipazione dello snaturamento della “ingegneria genetica“,  avanzamento meraviglioso della scienza e della conoscenza, volto a guarire, potenziare, ampliare la salute dell’uomo e non, a volte, per fabbricare con  lucro oggetti di desiderio di sconfinato cinismo morale.

Dare un’identità civile ai bambini nati dalla Gpa

L’attuale disegno di legge è molto carente e pericoloso  nell’ambito della considerazione dei bambini già nati. Occorre subito e rigorosamente procedere ad una forma  transitoria che garantisca la piena identità civile a questi bambini perché non vengano espulsi dalla società, rendendoli senza nome e figli di nessuno. Come un triste tempo passato e come purtroppo sta  avvenendo a Padova per l’applicazione, esasperatamente formalistica, della “legge”, contradditoria fra l’altro, in presenza, peraltro, della unanimità contraria dei sindaci.

Nell’art. 31  la Costituzione sancisce  che  la Repubblica protegge l’infanzia  valore prioritario, che trova conferma anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. La trascrizione dell’atto di nascita del minore generato mediante maternità surrogata è dovuta senza eccezioni o indugi e deve essere urgentemente sancita. Senza di essa, si genera una discriminazione che colpisce i figli, non i genitori.

La Costituzione non enuncia il diritto ad avere comunque dei figli. Stabilisce il diritto fondante della donna: la dignità umana, quasi diritto  “supercostituzionale “. In questo caso, circa la dignità della gestante, che presta il proprio corpo in cambio di denaro per concepire il figlio altrui, più specificamente, la Consulta ha affermato che la maternità surrogata «offende in modo intollerabile la dignità della donna. E mina nel profondo le relazioni umane».

Rosario Patanè