Opinioni / Manganellate sui giovani che manifestano e democrazia incompiuta

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manifestazione di giovani a Pisa

Manganellate sui giovani: Il fatto

Sergio Mattarella interviene contro i metodi violenti usati dalla polizia per fermare i giovani manifestanti a Pisa e Firenze. Ne dà notizia una nota dell’ufficio stampa del Quirinale, con la quale si rende noto che «il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».

Manganellate sui giovani: Il commento

Nelle truci manganellate addosso a giovani studenti che manifestano a mani nude, esercitando il sacro diritto riconosciuto dall’articolo 21 della Costituzione, si rivela, a nostro modo di vedere, la democrazia incompiuta del nostro Paese, che ancora non si è liberata della atavica primazia del potere sul consenso.

poliziotti caricano studenti
Tutte le foto Ansa/SIR

Il comportamento del ministro dell’Interno, peraltro, rivela una scarsa conoscenza della Costituzione e dei princìpi elementari della Democrazia liberale giacché immediatamente dopo la “chiamata” del presidente della Repubblica che, a parer nostro, vale (articolo 92)   come una revoca del consenso alla sua nomina governativa, si sarebbe dovuto dimettere.

Noi temiamo una pericolosa anteprima di una svolta autoritaria del governo. La pericolosità dell’intervento della Polizia, soprattutto a Pisa contro studenti liceali, appare chiara dalle primissime immagini, nelle quali si nota una furia liberatoria degna di… peggiore causa, mentre si sente il commento preoccupato di un cittadino sconsolato e meravigliato: “Ma sono quindicenni…”.Manganellate sui giovani a Pisa

Manganellate sui giovani: libero sfogo al “lupo” che c’è in noi

Il secolare sentimento allocato nel profondo dell’uomo di affidarsi ad un mostruoso Leviathan a noi sembra sempre vivo, nell’intento di affidare all’uso della forza l’incolumità del “lupo” che c’è in noi.

Malgrado la severissima sconfessione del capo dello Stato, il governo non ha avuto il coraggio politico di richiedere immediatamente al ministro le azioni conseguenti. Lo svolgersi dell’azione dei comportamenti politici e istituzionali viola, secondo noi, apertamente le prerogative del capo dello Stato.

E’ di tutta evidenza, infatti, che, lungi dall’esercitare un atto “notarile”. il presidente della Repubblica ha un compito importantissimo, con la nomina del presidente del Consiglio e, su proposta di questi, dei ministri, dei quali raccoglie il giuramento di fedeltà alla Costituzione. Altrimenti, non ci sarebbe stato bisogno di questo passaggio, se solo ritenuto “formale”.

Ciò, a nostro parere, configura un atto di delegittimazione del presidente della Repubblica, anticipando plasticamente quanto si prevede nel citato progetto del cosiddetto premierato, tutto italiano, che non esiste in alcun altro Paese democratico.

Nella cosiddetta riforma costituzionale del “premierato forte” si introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio e il capo dello Stato non avrà più il potere di nominare il capo del governo né i ministri e si dovrà limitare a «conferire» (verbo che rappresenta un potere assai limitato) l’incarico al presidente del Consiglio eletto.

E molto altro ancora che disarticola e stravolge la natura dello Stato parlamentare e l’assetto fondamentale della divisione dei poteri, argine ad ogni dittatura di ogni tempo e colore.

                                                                        Rosario Patanè

 

 

 

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