Nella sua omelia mons. Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, prendendo spunto dal canto iniziale, “Chiesa di Dio – popolo in festa”, ha innanzitutto evidenziato i motivi della gioia dei presenti: “Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo”.
“La nostra esultanza pasquale, fratelli e sorelle, è ulteriormente arricchita dalla felicissima grazia che oggi il Padre, il Figlio Risorto e lo Spirito Santo da loro effuso concedono alla Chiesa, ed in particolare a quella di Patti, con l’ordinazione episcopale di mons. Guglielmo Giombanco”, ha detto il vescovo ordinante principale. “È giorno di festa anche per i sacerdoti di Acireale e per tanti altri che vedono un loro confratello chiamato all’episcopato e lo accompagnano con la preghiera e con una buona testimonianza presso di voi, carissimi presbiteri di Patti, e, tramite voi, presso le vostre comunità. Questo è un giorno particolare anche per noi vescovi qui presenti e chiamati a trasmettere a mons. Giombanco il ministero, a noi affidato dagli apostoli, mediante l’imposizione delle mani con la grazia dello Spirito Santo”.
Dopo avere ricordato i precedenti vescovi diocesani, mons. Carmelo Ferraro (1978-88) e mons. Ignazio Zambito (1988-2017), Gristina ha poi salutato e si è congratulato con i genitori (Carmelo e Vincenza), i congiunti e i formatori di monsignor Giombanco: il vescovo Giuseppe Malandrino, che seppe intravedere i doni che il Signore aveva elargito al seminarista Guglielmo, che egli opportunamente, inviò al Seminario Romano, di cui era allora Rettore mons. Giuseppe Mani (anch’egli presente alla cerimonia). Tra i vescovi concelebrati – che con la consacrazione episcopale hanno trasmesso la pienezza del sacramento dell’ordine, e gli uffici di santificare, insegnare e governare – molti erano quelli che, a diverso titolo, già conoscevano mons. Giombanco per la sua competenza teologica e canonistica e per il servizio prestato nella Chiesa di Acireale (il già ricordato mons. Malandrino, lo stesso mons. Gristina, mons. Vigo e, da ultimo, mons. Raspanti). Per tale motivo i vescovi siciliani si sono detti lieti di accoglierlo nella Conferenza Episcopale Regionale e di poter così beneficiare del prezioso apporto della sua esperienza.
“Adesso sei qui pronto ad accogliere il modo ancor più pieno con cui il Signore Gesù ti mostra la sua predilezione. Per questo oggi è anche per te giorno fatto dal Signore, e quindi di esultanza che condividi con noi, ma anche di grande trepidazione. Carissimo Guglielmo, accogli la domanda del Signore “Mi ami?” che è esplicitata dagli impegni su cui ti interrogherò davanti al popolo che il Buon Pastore ti affida. Abbi tanta fiducia nel Signore: il “si, lo voglio” che pronunzierai, si fonda certamente sul Suo aiuto, ma anche sulla tua serena coscienza di aver già dato prova di fedeltà alle promesse fatte in occasione dell’ordinazione sacerdotale”.
Mons. Gristina, infine, ha voluto formulare tre auguri, suggeritigli dalla sacra scrittura proclamata. In primo luogo, l’invito a “toccare” Gesù risorto (Lc 24,30) nel suo vero corpo, cioè nelle persone ferite e umiliate nella loro dignità, come pure nei fratelli e nelle sorelle ammalate, abbandonate, nei minori a rischio e negli immigrati che ogni giorno incontriamo. In secondo luogo, l’augurio di un lungo e fecondo ministero episcopale, svolto con l’esemplare e signorile umiltà di Pietro, che disse al popolo: “Uomini di Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo?” (At 3,12). Ed, infine, di essere fedele alla consegna di Paolo all’amato Timoteo: “… ti ricordo di ravvivare il dono che è in te per l’imposizione delle mie mani” (2Tim 1,6), mantenendo, perciò, sempre vivo il legame con l’ordinazione, che segna anche l’inizio del suo ministero nella Chiesa di Patti.
In conclusione mons. Gristina ha affidato l’ordinando vescovo all’intercessione della Santa Vergine, “del Tindari la bella Maria”, e dei Santi, affinché si realizzino le aspirazioni e i buoni propositi formulati nel corso del sacro rito, di modo che non manchi mai ai pastori la docilità dei fedeli e ai fedeli la sollecitudine dei pastori.
Guido Leonardi