Lo scorso 12 settembre don Fabiano Orfila ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nella chiesa San Francesco d’Assisi di Giarre, ove ha poi pure officiato la sua prima celebrazione eucaristica. Occasione di grande gioia per lui e i familiari, condivisa dalla comunità locale e dalla diocesi intera. Ogni ordinazione è infatti per tutti un dono di grande ricchezza spirituale, da salutare e accogliere con sentimenti di vivo ringraziamento al Signore.
In un momento così pregnante, don Fabiano si è reso di buon grado disponibile a rispondere ad alcune domande.
Don Fabiano Orfila, per quanto possa essere di prammatica chiederlo, non possiamo esimerci dal domandare come si sia prima manifestata e poi consolidata, la sua vocazione al sacerdozio?
La vocazione nasce da un cammino di fede in compagnia e alla sequela del Signore. Egli si è reso presente nella mia vita attraverso la famiglia e la parrocchia. Sono nato in una famiglia cristiana e generato alla fede nel fonte battesimale della chiesa Gesù Lavoratore. La catechesi, la formazione in Azione Cattolica, il servizio all’Altare, così come la testimonianza di San Domenico Savio e del Beato Carlo Acutis, hanno suscitato in me il desiderio.
Da adolescente ho cominciato a frequentare l’Eucarestia quotidiana, a celebrare la Liturgia delle ore, a farmi delle domande. Più volte ho chiesto segni al Signore ma non accompagnato da un padre spirituale, non ho colto la sua chiamata.
Così dopo la Maturità ho intrapreso le mie scelte di studio, di vita, pensando di aver trovato la mia strada. Nel tempo però il Signore ha stravolto i miei piani. Stanco e oppresso ho cercato ristoro nel Signore e al momento meno atteso la preghiera, la Parola, l’Eucarestia, hanno riacceso quel desiderio a cui, stavolta grazie all’accompagnamento spirituale, ho risposto con disponibilità.
In questo cammino spirituale c’è qualche figura sacerdotale a cui si è ispirato in particolare e che intende seguire come esempio e modello per il suo ministero?
Nel ringraziamento pronunziato al termine della Celebrazione di Ordinazione, ho espresso gratitudine al Signore per tutte le volte in cui, attraverso dei sacerdoti, si è reso presente nella mia vita.
Tra i numerosi ricordati, anzitutto non posso esimermi dal ringraziare fr. Emanuele Artale, parroco in S. Francesco d’Assisi, che con attenzione ha curato ogni aspetto della Celebrazione.
E mettendo meglio a fuoco la domanda, non posso non citare il compianto don Giuseppe Grillo, fondatore della parrocchia Gesù Lavoratore e il carissimo fr. Diego Sorbello, già parroco della parrocchia cappuccina. Per Grazia di Dio ho potuto conoscerlo nella seconda parte del mio cammino di formazione e apprezzare tanto per le doti umane, intellettuali, spirituali quanto per la carità pastorale. Egli mi ha accolto nella famiglia parrocchiale come padre di misericordia. Ricordo che volle presentarmi ai fedeli durante una messa, nel momento dell’offertorio, spiegando a tutti: “Fabiano è dono per la nostra Comunità”.
Da lui ho imparato l’amore per la verità, la gratuità, l’essenzialità, il rifiuto di ogni forma di ipocrisia, la dimensione oblativa della vita cristiana.
Quanto e come ha inciso, in termini di crescita non solo dottrinale ma pure spirituale, il percorso di formazione vissuto in seminario?
Il seminario, con la sua offerta formativa, educa i giovani alla vita cristiana e al ministero ordinato e lì ho sempre più maturato la necessità dell’accompagnamento spirituale. Il Signore, che ci ha insegnato a pregare il Padre nostro, si rende presente attraverso la Chiesa e i fratelli: non possiamo andare avanti da soli.
Abbiamo la necessità di camminare insieme, di lasciarci guidare per ponderare, discernere, scegliere e agire. Ringrazio il Signore per la figura del padre spirituale, per tutti i superiori, per i fratelli che mi ha posto accanto. Accanto alla crescita dottrinale e spirituale, il seminario mi ha educato alla fraternità, allo stare insieme nonostante le peculiarità di ciascuno, all’unità nella diversità.
Quali ritiene possano essere le opportunità più invitanti e le sfide più entusiasmanti che si aprono al sacerdozio nell’attuale contesto di evangelizzazione?
Evangelizzare, permettere alla Parola di proseguire la sua corsa verso i confini della terra, è tanto complesso quanto necessario. A meno che non sia disposto a mortificare la sua dimensione profetica e vanificare il suo stesso ministero, un sacerdote non può farne a meno. Indispensabili la preghiera, lo studio e la testimonianza. Potremmo programmare i progetti pastorali più interessanti ma se non ci affidassimo al Signore, vero attore e protagonista, ogni nostro sforzo sarebbe vano. Potremmo avere un curriculum straordinario ma se non mostrassimo con le opere quanto studiato, ogni tentativo sarebbe inutile e dannoso.
Per evangelizzare è necessario guardare e saper guardare. Declinare la Buona Notizia nei contesti in cui si è chiamati a testimoniare, tenendo sempre fisso lo sguardo sul proprio uditorio. Bisogna anche trovare il coraggio di mettere in discussione le proprie certezze: quante persone incontriamo all’interno delle nostre parrocchie? Quanti bambini sono stati battezzati nel quinquennio 2006-2010 e quanti adolescenti frequentano i nostri gruppi parrocchiali? Siamo certi che la parrocchia sia ancora un assoluto?
A questo punto, don Fabiano Orfila, quali consigli o suggerimenti si sente di poter offrire ad un giovane che, sentita la vocazione, si interroghi sulla propria risposta alla chiamata alla vita sacerdotale?
La mia esperienza vocazionale e il percorso in seminario, come già detto, mi hanno fatto maturare la ferma convinzione della necessità dell’accompagnamento spirituale. Ai giovani consiglio di fidarsi ed affidarsi, senza vergogna o imbarazzo, poiché nella vocazione nessuno è autodidatta.
Memori dei sensi di gratitudine espressi da San Giovanni Paolo II nella Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo del 13.3.1994 “Numerose sono le persone che ci hanno accompagnato con il pensiero e con la preghiera”, a don Fabiano assicuriamo non solo i nostri sinceri auguri, ma soprattutto, la nostra fervida preghiera.
Giuseppe Longo