Ospedale Cannizzaro / In Ostetricia e Ginecologia kit nascita donati alle utenti dell’ambulatorio solidale

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Volevano fare qualcosa di utile per le donne straniere o con disagio sociale che si rivolgono all’ambulatorio solidale dell’ospedale Cannizzaro e per i neonati che nascono grazie alle cure del personale impegnato in questo servizio. Di qui, – informa un comunicato dell’Azienda ospedaliera – anche interpellando i medici, le infermiere, le ostetriche e i volontari, è nata l’idea di regalare tutto quanto serve dopo il parto. E così un gruppetto di volontarie ha regalato alle utenti dell’ambulatorio solidale dei “kit nascita”: dal ciuccio alla bavetta, dai pannolini alla copertina, gli strumenti che una neo mamma cerca per il proprio bambino.

A lanciare la gara di solidarietà è stata Sandra, una tata che accudisce bambini di varie famiglie catanesi. Alla sua proposta si è subito unita l’amica Juliana e hanno collaborato mamme della Casa dei bambini Montessori, genitori e alunni della scuola San Giuseppe, anche mogli di calciatori del Calcio Catania: donazioni sono arrivate persino dal Brasile. «In poco tempo, con la collaborazione di gente comune, abbiamo raccolto il necessario per confezionare una ventina di kit», spiega Sandra.

Le buste con i graditi regali sono state consegnate nel corso dell’attività dell’ambulatorio solidale, anche grazie alla collaborazione dell’associazione Voi, Volontari ospedalieri italiani. Ma non è finita, perché l’intenzione è quella di soddisfare ulteriori esigenze, soprattutto delle gravide che sbarcano in Sicilia dall’Africa molto spesso senza avere nulla con sé.

Le donne incinte straniere sono una parte delle utenti dell’ambulatorio solidale, promosso poco più di quattro anni fa dal ginecologo Fabio Guardalà e attuato grazie alla collaborazione del personale dell’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia, con la supervisione del direttore prof. Paolo Scollo. L’ambulatorio, a ingresso gratuito, senza prenotazioni o impegnativa, è aperto il venerdì mattina e si rivolge a donne in gravidanza immigrate o minorenni o con grave disagio sociale.

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