Carissimo lettore,
“Non erat eis locus in diversorio” (“Non c’era altro posto sulla terra per il Signore di tutto il creato.” Lc 2,7): questa la giustificazione della nascita di Gesù in una mangiatoia. In uno dei canti natalizi della nostra tradizione si descrive “San Gnuseppi cu Maria” in cerca di alloggio. “Assaiatici li cani, lu purtuni ci chiuditi na la facci a sti viddani”. In un dialogo con la povera partoriente San Giuseppe si accorge che Lei ha sentito bene gli insulti.
Gioie e dolori si alternano nel cuore di Giuseppe e di Maria. Alle amarezze del viaggio segue la gioia della nascita del Figlio di Dio, la presenza dei pastori che raccontano della visione degli angeli, l’arrivo dei “tri rignanti, li tri re di l’urienti, cu ’na stidda ’n cumpagnia” venuti per adorare “lu Misia”.
“A Natale, la gloria del Cielo si manifesta nella debolezza di un bambino: la circoncisione, l’Epifania, la presentazione di Gesù al tempio, la fuga in Egitto… sono segni e manifestazioni del Re-Messia di Israele venuto come vero e definitivo liberatore.” (CCC n° 103).
“Non mi discosto dal rigore della verità se affermo che Gesù cerca ancora una dimora: nel nostro cuore. Dobbiamo chiedergli perdono per la nostra sbadataggine, per la nostra ingratitudine. Dobbiamo chiedergli la grazia di non chiudere mai più davanti a Lui la porta della nostra anima.” (San Josemarìa Escrivà, È Gesù che passa, n° 19).
Questo è il Natale cristiano: mistero della fede che si rinnova ogni anno e ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa o che ci confessiamo. In questi sacramenti, infatti, abbiamo un incontro personale con lo stesso Bambinello che vediamo rappresentato nel presepio vicino alla Madonna e a San Giuseppe, riscaldato dal bue e dall’asinello.
Ricevi cari saluti e l’augurio di un buon Natale vissuto cristianamente da
Nino Ortolani