Continuiamo la nostra rubrica di spiritualità curata – in forma epistolare – da Nino Ortolani, con una riflessione dedicata alle feste dei Santi e al loro ruolo edificativo.
Con la Pentecoste si è conclusa la lunga parentesi di quella parte dell’ anno liturgico cominciata con il mercoledì delle ceneri (quaresima) e proseguita col tempo pasquale. L’inizio dell’estate è stato segnato dall’appuntamento in cattedrale per l’arrivo del raggio luminoso sulla meridiana alle ore tredici e un minuto; con l’estate si ha una serie di feste di santi, cominciando dalla solennità di San Giovanni Battista: l’unico di cui si celebra la nascita (particolarità questa che i castellesi mal digeriscono per l’atavica rivalità coi trezzoti).
San Pietro e San Paolo, San Camillo, “a Madonna du Cammunu” e così di seguito, fino alla festa di tutti i santi e “Santu Niria” (Andrea) che avviene quasi sempre nel periodo di avvento .
“Ogni santu avi i so divoti”, ma tutti i santi hanno avuto devozione allo Spirito Santo.
Con linguaggio matematico potremmo dire che i santi hanno un denominatore comune. Ognuno è stato nella vita diverso dagli altri, ma tutti sono stati docili all’azione del “dolce Ospite dell’anima” (preghiera allo Spirito Santo).
Ne consegue che festeggiare un santo è qualcosa di diverso che assistere alla guerra tra devoti (acesi contro catanesi, castellesi contro trezzoti, ecc.) come avveniva un tempo. Con questa ottica distorta si arriva a parlare di “guerra di santi”. Sarebbe più giusto, però, parlare di guerra dei devoti “in nome dei santi”. E queste guerre sono tremende perché si arriva a fare male al vicino (spesso ad eliminarlo) pensando di dare gloria Dio.
Festa dei santi è una manifestazione esterna (luci, vestiti, dolciumi, musica, ecc….) di una gioia interiore di natura spirituale che si ha quando ci si trova in grazia di Dio. Se manca quest’ultima non si può parlare di festa cristiana. Spero possiamo parlare in seguito delle feste popolari: quelle rumorose e le “feste in chiesa”, feste d’inverno e feste estive, ma per fare questo spero mi farai pervenire qualcosa della tua vasta conoscenza in materia.
In questa conversazione vorrei invece raccontarti di una “festa speciale” celebrata nella seconda metà del mese di giugno da alcuni decenni. È una “festa in chiesa” consistente nella celebrazione di una Santa Messa in onore di un santo. Esternamente nessuna banda, nessun rumore di bombe. In migliaia di chiese in tutto il mondo anche quest’anno sono state celebrate messe in onore di San Josemarìa Escrivà de Balaguer. Nel lungo elenco di tali celebrazioni liturgiche diffuso dal sito dell’Opus Dei, in onore del santo fondatore di detta Prelatura, al primo posto risultava Acireale.
Nelle omelie è stata illustrata la preghiera al santo. In essa, prima di chiedere favori per sua intercessione, si chiede a Dio: “fa’ che anch’io sappia trasformare tutti i momenti e le circostanze della mia vita in occasioni per servire con gioia e semplicità la Chiesa e tutte le anime…”. Questi erano i propositi quotidiani del Santo, propositi che egli cercava di mettere in pratica e che consigliava a tutti: “servire la Chiesa e non servirsene”; “omnes cum Petro ad Jesum per Mariam”; “Vuoi davvero essere santo? Compi il piccolo dovere d’ogni momento: fa’ quello che devi e sta’ in quello che fai.” (San Josemarìa, “Cammino”).
Cari saluti da
Nino Ortolani