Otium et negotium 6 / Il segno della Croce, brevissima sintesi del Credo. Una piccola abitudine dimenticata

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“Facemuni ‘u segnu da Cruci”. Era un invito che si sentiva spesso dalle nostre parti prima di iniziare un lavoro, nell’intraprendere un viaggio, in famiglia all’inizio del pranzo, ecc… Anche oggi, nelle dirette, si vedono sportivi farsi il segno della Croce, ma per molti può sembrare un gesto strano, scaramantico… incomprensibile. Gli anziani possono portare mille esempi in cui si faceva questo gesto, molto radicato nelle tradizioni popolari, accompagnato da tre parole: “Patri, Figghiu e Spiritu Santu”. Mi faresti cosa gradita se potessi inviarmi qualcuno de tuoi ricordi in tal senso.

Il bellissimo crocifisso che si trova nella basilica dei Santi apostoli Pietro e Paolo di Acireale
Il bellissimo crocifisso che si trova nella basilica dei Santi apostoli Pietro e Paolo di Acireale

Quando, cresciuti, si andava in parrocchia per le lezioni di “Dottrina” si apprendeva che questo segno era una brevissima sintesi del Credo. Infatti le parole attestano di “…credere in un solo Dio in tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo” (CCC n° 27).

La professione di fede o Credo, detto pure Simbolo, accompagna la storia della Chiesa fino ai nostri giorni. Si riscontra nel discorso di Pietro all’inizio degli Atti degli Apostoli. Questo libro di S. Luca, che riporta gli inizi della Chiesa dal suo nascere, al capitolo 7 descrive dettagliatamente il martirio di Santo Stefano. La difesa del protomartire davanti al Sinedrio, che gli è costata la vita, è una vera e propria professione di fede. Risale ai primi secoli il “Simbolo degli Apostoli”, la forma breve del Credo che ancora oggi si recita in alcune periodi dell’anno liturgico.

In esso si trova l’espressione “discese agli inferi”: dettaglio che non si riscontra nel “Simbolo niceno-costantinopolitano, frutto dei primi due Concili Ecumenici di Nicea (325) e di Contantinopoli (381) ancora oggi comune a tutte le grandi Chiese d’Oriente e d’Occidente” (CCC n° 35). La più recente professione di fede è quella del papa Paolo VI pronunciata il 30 giugno 1968 a conclusione dell’anno della fede.

Quanto al gesto effettuato con le mani esso ci parla della seconda Persona della Santissima Trinità. Ci dice che “Gesù è inscindibilmente vero Dio e vero uomo, nell’unità della sua Persona divina. Egli, il Figlio di Dio, che è generato, nono creato, della stessa sostanza del Padre, si è fatto uomo, nostro fratello, senza con ciò cessare di essere Dio, nostro Signore” (CCC n° 87).

Fare il segno della Croce è, di per sé, una bella lezione di Catechismo. Suggeriscilo a quanti “non sanno fare il segno della Croce – tracciano strani geroglifici, in tutta fretta -, né sanno inginocchiarsi dinanzi al Tabernacolo – le loro ridicole genuflessioni sembrano una burla…” (J. Escrivà, Cammino n° 541).

Cari saluti da

Nino Ortolani

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