“Ascoltare con l’orecchio del cuore”, invito di Papa Francesco in occasione della 56ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, è stato accolto dal Comitato dei festeggiamenti di Sant’Agata. E la presidente Mariella Gennarino ha invitato i rappresentanti dei portatori delle candelore ad un incontro nel quale la loro voce e la testimonianza di fede sono state al centro, come primaria motivazione del servizio di devozione nel portare in processione le pesanti e artistiche candelore, ceri votivi e luce sulla città in onore della Santa giovane Martire.
Da due anni la pandemia ha bloccato il loro lavoro-servizio. E la festa di Sant’Agata è stata “senza Sant’Agata”, senza la processione devozionale con il contorno di folklore, fuochi d’artificio e immensa partecipazione di popolo.
In un video la voce dei devoti portatori delle candelore
Le festa mortificata, “a porte chiuse”, ha lasciato tanta amarezza nel cuore dei devoti. E i loro messaggi raccolti in un video-intervista, curato da Salvatore Greco, hanno ben evidenziato la carica di fede e di devozione che impegna i comitati delle candelore dei macellai, dei pescivendoli, dei pizzicagnoli, dei panettieri, dei rinoti, espressione storica delle antiche corporazioni sociali, a frequenti riunioni nel corso dell’anno, a “prendersi cura” delle artistiche candelore, espressione di un “barocco in movimento”, ora quasi tutte raccolte nella monumentale chiesa di San Nicola del monastero dei Benedettini, dove è avvenuta la registrazione dell’intervista.
Nel giorno dell’ottava di Sant’Agata, il video documentario è stata presentato nel foyer del Teatro Massimo “Bellini” con la partecipazione della dott.ssa Daniela Lo Cascio, commissario straordinario del Teatro Bellini, del Sovrintendente maestro Giovanni Cultrera e dei componenti del Comitato presieduto da Mariella Gennarino.
Le espressioni semplici dei portatori, impiegati, operai, commercianti, ma tutti devoti sin da bambini, custodi di un’eredità tramandata dai nonni e dai genitori, hanno fatto luce su uno spaccato di umanità e di catanesità che porta impresso nel DNA il nome di Agata. E coinvolgendo tutta la famiglia nel sentirsi “devoti”, hanno fatto parlare il cuore e la loro radicata devozione.
Si progetta già la festa del prossimo anno
La festa del 5 febbraio segna appunto lo spartiacque cronologico dell’anno dei catanesi, indicando un “prima di Sant’Agata” e “dopo Sant’Agata”.
Il “dopo” comincia dal giorno dell’ottava. E, guardando al futuro, si progetta la festa del prossimo anno. La si desidera solenne, ricca di iniziative culturali e sociali e sempre di migliore qualità, anche secondo i parametri dell’Unesco.
Il reportage di due anni senza processione ha fatto luce sulla complessa organizzazione della festa che il nuovo Comitato, nominato a gennaio, intende prima “ascoltare”. E poi insieme programmare. Per restituire alla solenne festa dei catanesi il meritato riconoscimento di “terza festa mondiale” per partecipazione di fedeli, folklore e turismo.
La festa, nei giorni 3,4,5,6 febbraio, coinvolge tutti i catanesi. La cooperazione e la collaborazione di tutti i suoi attori è indispensabile per svolgere un’azione comunitaria, qual è la festa, in armonia, ordine, disciplina e qualità dei servizi.
Hanno presenziato al reportage numerosi giornalisti e curatori della comunicazione della festa. Anche al fine di “comunicare il sacro” intrecciando la macrosfera della comunicazione e la microsfera delle relazioni interpersonali, dell’inedito, dei sentimenti dei devoti. Essi hanno pregato dietro i cancelli della Cattedrale, lasciando appesi come pegno di devozione i bianchi fazzoletti e tanti fiori.
Giuseppe Adernò