Inizia oggi – 1° ottobre – il mese dedicato interamente alla missione universale. ”Ottobre missionario”, appunto. Un itinerario di cinque settimane di cui la Giornata missionaria mondiale, fissata per domenica 18, costituisce il punto culminante. Sullo sfondo il messaggio di Papa Francesco per questo appuntamento. L’obiettivo: richiamare l’attenzione delle nostre comunità sulla centralità dell’impegno ”ad gentes”, per raggiungere i poveri
Il tema della Giornata missionaria mondiale (Gmm) di quest’anno è la cartina al tornasole del magistero di Papa Francesco: “Dalla parte dei poveri”. L’intento è quello di richiamare l’attenzione delle nostre comunità sulla centralità dell’impegno “ad gentes”, per raggiungere i poveri, cioè coloro che vivono nelle periferie geografiche ed esistenziali del nostro tempo. Papa Bergoglio è un vescovo latinoamericano che porta nel proprio bagaglio esperienziale il patrimonio di una Chiesa che, in alcune sue significative componenti, ha fatto la scelta dei poveri, per i poveri e con i poveri. La posta in gioco è alta perché ogniqualvolta la Chiesa affronta questioni che hanno a che fare con il sociale, il magistero del Papa e dei vescovi generano polemiche. La convinzione di molti benpensanti è che la fede in Gesù Cristo non c’entri assolutamente con le grandi ingiustizie e sopraffazioni che stanno acuendo le sofferenze di chi vive nei bassifondi della Storia. Stiamo parlando, per inciso, di uomini e di donne che trovano difficoltà ad esistere, a crescere, ad esprimersi in un mondo segnato, come dice Papa Francesco, “dalla globalizzazione dell’indifferenza”.
Da questo punto di vista, la Gmm costituisce un’occasione privilegiata per fare chiarezza. Nel 2016 la ricchezza detenuta dall’1% della popolazione mondiale supererà quella del restante 99%. È quanto si legge nel recente rapporto sulle grandi disuguaglianze di Oxfam. Nel documento della nota organizzazione umanitaria si evidenzia come “questa disuguaglianza sia in continua e costante crescita, rendendo necessarie misure dirette a invertire la tendenza”. Una situazione allarmante che riguarda sia i Paesi avanzati, come anche quelli in via di sviluppo. Ecco che allora vi è sempre più una concentrazione di potere e privilegi nelle mani di pochissimi, grazie all’invenzione dell’economia del debito e alla violazione di altri diritti come la casa, il cibo e il lavoro. Certamente, la stragrande maggioranza delle Chiese particolari nel Sud del mondo è povera per molte ragioni: dalla mancanza di mezzi materiali, alla dimensione minoritaria in contesti come quello islamico, induista o buddhista, a volte perseguitate e martoriate dalle vicende umane di molti loro fratelli e sorelle.
Una cosa è certa: il mistero della predilezione di Gesù per i poveri e la loro centralità nei dinamismi del Regno suggeriscono ad ogni Chiesa particolare di condividere la vita dei poveri, usando il denaro per una solidarietà efficace e rispettosa della loro dignità, evitando di favorire dipendenze economiche.
Da rilevare che la quasi totalità del denaro per l’evangelizzazione raccolto in Italia è offerto dai fedeli delle nostre parrocchie, di estrazione economica medio-bassa, con uno spirito evangelico incentrato, spesso, sulla rinuncia, sul nascondimento e sulla fedeltà nel tempo verso i poveri. A questo proposito, Papa Francesco, nella tradizionale missiva per la Gmm, ci rammenta che “nell’immenso campo dell’azione missionaria della Chiesa, ogni battezzato è chiamato a vivere al meglio il suo impegno, secondo la sua personale situazione”. Ecco che, allora, il personale contributo economico di ogni fedele, nel corso della Gmm, tradizionalmente a favore delle Pontificie Opere Missionarie, è il segno di un’oblazione, prima al Signore e poi ai fratelli, perché la propria offerta materiale diventi strumento di evangelizzazione di un’umanità che si costruisce sulla condivisione. In riferimento al tema vocazionale, Papa Francesco si è rivolto nel suo messaggio “soprattutto ai giovani, che sono ancora capaci di testimonianze coraggiose e di imprese generose e a volte controcorrente: non lasciatevi rubare il sogno di una missione vera, di una sequela di Gesù che implichi il dono totale di sé”. Se nel 1990 i missionari italiani erano oltre 24mila, oggi sono meno di 9mila, a riprova che la crisi vocazionale rappresenta una sfida che non può essere disattesa dalla nostra comunità ecclesiale.
Giulio Albanese