Pace, Vita: un binomio inscindibile per il bene dell’umanità. Potrebbe sembrare un azzardo, ma non è così.
La prima domenica di febbraio, giornata nazionale per la Vita, tanta gente ha partecipato alla “festa” che don Gaetano Caltabiano ha organizzato, come fa da molti anni, nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria. E se la gente comune ci ha creduto vuol dire che, secondo il detto popolare «voce di popolo, voce di Dio», qualcosa di fondato dovrà pur esserci.
Se riflettiamo serenamente dobbiamo ammettere che i due termini debbono coesistere: il concetto è stato brillantemente esposto da mons. Paolo Urso, vescovo emerito di Ragusa, nella sua omelia durante la celebrazione della Santa Messa. Non può esistere la Pace senza la Vita (ci sarebbe solo la pace eterna, la pace dei morti) e non può esistere la Vita senza la Pace, intendendo per Pace quella che il buon Dio ci ha donato: la convivenza tranquilla con i nostri simili, l’esistenza felice con i nostri figli, genitori, amici, con i nostri simili. Cosa e come possa essere definita Vita quando non c’è Pace lo stanno vivendo quotidianamente i popoli del vicino Medio oriente residenti in paesi come la Siria, il Libano, l’Afghanistan, ecc., dove la Pace non c’è e la Vita si perde facilmente
Certo la Vita è qualcosa di molto più complessa di come la intendiamo diuturnamente. La Vita non è solo l’esistenza di uomini che mangiano, respirano, gioiscono o piangono durante il giorno. Vita è tutto ciò che ci circonda: i nostri simili, gli animali, gli alberi, l’erba, i fiori, il sole, la luce, il vento.
Questa realtà della vita (la natura) è stata dimostrata da Padre Caltabiano piantumando un altro albero (lo fa da diversi anni) nel quartiere di piazza Dante. L’albero, simbolo della Vita, è stato piantato quest’anno davanti alla cittadella del carnevale.
Un’altra forma di Vita (la coesistenza) l’hanno dimostrata con la loro testimonianza le responsabili dell’associazione “Via Pacis”. Un contributo importante per la conoscenza della Vita è stato fornito dagli scouts (sia i giovani dell’AGESCI, sia i meno giovani del MASCI) con la loro predisposizione al servizio, l’amore per la natura e ciò che ci circonda.
Fin qui una somma di simboli che attengono alla Vita: la coesistenza (l’amore per il prossimo), l’amore per il creato, l’albero (simbolo duraturo della vita).
Ma i vescovi ci mettono sotto il naso la Vita vera: l’accoglienza del concepito. E con una citazione che merita una riflessione a parte richiamano l’affermazione di Santa Teresa di Calcutta «Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato» facendoci superare così la cultura dello scarto e la logica della denatalità.
Il concetto ci riporta alla Genesi facendoci vedere l’impronta di Dio, che libera l’uomo da quella malattia mortale che è la solitudine “Dio disse: Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli sia simile” “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschi e femmine li creò. Dio li benedisse e disse loro «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela».
Il tema è troppo grande e particolarmente impegnativo. Non basterebbe un intero giornale per poterlo affrontare in maniera completa. Bisogna però precisare che il tema della Vita è troppo importante perché lo si possa trascurare. Tutti dobbiamo affrontarlo con serietà ed approfonditamente. I giovani ne hanno bisogno.
I vescovi nel loro messaggio lo dicono espressamente “Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale”.
Facciamo tesoro di questa esortazione.
Pippo Sorrentino