Il Natale è un momento di riflessione e speranza per milioni di persone in tutto il mondo, una festa che riunisce le famiglie e celebra la pace. Tuttavia, per i palestinesi, in particolare quelli che vivono nelle terre martoriate della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e di Gerusalemme, questo periodo dell’anno è segnato non solo dalla gioia ma anche da grandi sofferenze legate al conflitto. Mentre la comunità cristiana locale si prepara a celebrare la nascita di Gesù, la realtà quotidiana è fatta di restrizioni, sofferenza e speranze infrante, aggravate da un conflitto che non sembra avere fine. Nonostante tutto, il Natale in Palestina porta con sé anche atti di solidarietà che offrono un raggio di luce in un contesto altrimenti cupo.
Palestina / Natale limitato dalla realtà politica
Per la comunità cristiana palestinese, il Natale è un atto di fede, ma anche un’esperienza quotidiana fatta di limitazioni. A Gerusalemme, dove si trova la chiesa della Natività, cuore della cristianità, le celebrazioni sono condizionate dalle politiche israeliane. Quest’anno, infatti, sono stati concessi solo circa 4.000 permessi ai cristiani della Cisgiordania per accedere a Gerusalemme durante le festività, un numero ridotto rispetto agli anni precedenti, quando i permessi duravano due mesi. L’ulteriore restrizione temporale, con validità ridotta a una settimana, ha reso difficile per molti fedeli poter vivere appieno l’esperienza spirituale della città santa.
La decisione di limitare il numero di permessi ai palestinesi è il risultato della crescente tensione legata al conflitto in corso, ma anche di una più ampia strategia di controllo che colpisce in modo particolare la libertà di movimento dei palestinesi. Nonostante queste difficoltà, la comunità cristiana palestinese continua a celebrare il Natale con una speranza mista a frustrazione. La fede in Cristo, “principe della pace”, rappresenta una forza che spinge la comunità a non arrendersi, a cercare un futuro migliore, non solo sul piano spirituale ma anche materiale. La celebrazione del Natale diventa così non solo un momento di preghiera, ma anche una forma di resistenza contro una realtà che sembra volere spegnere ogni speranza di pace.
Palestina / Solidarietà internazionale per i bambini malati
In questo contesto di sofferenza, ci sono però gesti di solidarietà che portano un po’ di luce. Un’iniziativa promossa dalla Fondazione italiana Soleterre ha portato, anche quest’anno, Babbo Natale in visita ai bambini ricoverati al Beit Jala Hospital, un ospedale che rappresenta l’ultima risorsa pubblica in Palestina per il trattamento del cancro pediatrico. Situato a sud di Gerusalemme, l’ospedale è un simbolo di speranza per le famiglie palestinesi che affrontano la dura battaglia contro la malattia. Grazie a questa iniziativa, molti bambini malati hanno ricevuto la visita di Santa Claus, con doni e sorrisi che hanno illuminato un Natale che sarebbe stato altrimenti segnato solo dalla malattia e dalla difficoltà.
L’iniziativa di Soleterre, che rientra nel progetto “Every Child in Life and Peace”, ha come obiettivo quello di portare supporto ai bambini malati di cancro in Palestina, accompagnando circa 120 bambini e le loro famiglie ogni anno. Non si tratta solo di un aiuto medico, ma anche di un sostegno psicologico e morale, fondamentale in un contesto di guerre e privazioni come quello che caratterizza la vita a Gaza e in Cisgiordania.
Palestina / Resistenza e speranza caratterizzano la comunità
A Gaza, dove le difficoltà sono ancora maggiori, la popolazione vive un Natale che sembra più un miraggio che una realtà. Le difficoltà quotidiane, tra cui il blocco israeliano che limita l’accesso alle risorse e le continue incursioni militari, rendono questo periodo dell’anno ancor più difficile. Le limitazioni imposte dalle autorità israeliane, le difficoltà economiche e le violazioni dei diritti umani non cancellano la forza di una comunità che ha scelto di resistere.
In questo Natale, come in tanti altri, la comunità palestinese ha celebrato la nascita di Gesù, con la speranza che un giorno la sua luce possa veramente illuminare la Palestina e tutta la regione. La solidarietà internazionale, come quella portata da Babbo Natale al Beit Jala Hospital, dimostra che la pace, sebbene lontana, è possibile attraverso l’amore e l’aiuto reciproco. E in ogni sorriso di un bambino, in ogni gesto di solidarietà, la speranza di un futuro migliore continua a vivere.
Arianna Carbonaro