Sull’apertura dei teatri abbiamo sentito Rosario Madaudo, conosciuto anche come speaker su Radio Etna Espresso, e direttore artistico del Teatro Stabile di Acireale. I teatri, come altre categorie, potranno riprendere la loro attività solo quando la pandemia sarà solo un ricordo.
Apertura teatri: direttore Madaudo come avete passato questo momento?
La situazione del Teatro e di tutti quelli che vi gravitano attorno, non solamente gli attori, è drammatica essendo passato ormai un anno dalla chiusura.
Ultimamente si sta ipotizzando la possibilità di ricominciare in aprile, ma noi che ne viviamo le problematicità, siamo certi che questo non potrà avvenire.
Il teatro non è un esercizio commerciale che si può aprire o chiudere in qualsiasi momento e poi riprendere con semplicità come prima. Un teatro inizia quando già da diversi mesi i loro operatori hanno programmato e attuato, con prove teatrali o di costumi o quant’altro, le loro attività.
Purtroppo tutto parte dal fatto che il mondo dietro le quinte, fino ad ora, è stato poco conosciuto: è la necessità del momento che lo sta facendo uscire allo scoperto.
E’ mia opinione che fino a quando ci sarà il distanziamento sociale non si potrà parlare di ripresa. Anche perché si parla di ricominciare con il venticinque per cento di spettatori sul totale della capienza del teatro. Questo vuol dire che in una sala di duecento posti potranno accedere solamente cinquanta persone. Chi vive di questo lavoro non avrebbe utili ma solo oneri, non riuscirebbe a coprire neppure le spese per andare in scena.
Secondo lei, il pubblico risponderebbe se si dovesse aprire parzialmente?
Mi sembra molto difficile, perché la maggior parte del nostro pubblico assiduo appartiene ad una fascia di età che magari non si fiderebbe di rinchiudersi in un teatro. Questo perchè, ancora oggi, il virus attacca con virulenza soprattutto gli anziani. Ecco perché continuo a ribadire che i teatri si potranno riempire solamente quando la pandemia sarà un ricordo per tutti.
Non si può andare a passare due orette di svago pensando al distanziamento, alle mascherine, alla misurazione della temperatura. Tutto questo a livello professionale: noi ospitavamo delle compagnie importanti che avevano dei giusti costi.
A livello amatoriale, molti inizieranno, quando si potrà, con un numero di posti ridotto.
Nel caso in cui questa possibilità di aprire fosse messa in atto, lei aprirebbe?
Sicuramente no, e spero proprio che non lo faccia nessuno. Significherebbe, ancora una volta, dare la sensazione al governo di averti accontentato lavandosene, di fatto, le mani. Senza che qualcuno si sia impegnato a comprendere e aiutare gli operatori teatrali ad andare avanti. E a non avere neppure quei pochi aiuti, alquanto ridicoli, che fino ad oggi abbiamo avuto.
Apertura teatri: Madaudo, lei cosa propone?
Io penso che la proposta di riaprire il 27 aprile potrebbe essere una strada percorribile solamente nel caso in cui lo Stato decida di coprire il resto dei biglietti dei posti che non possono essere occupati. Ma penso che questa idea non potrà essere messa in atto e l’apertura si allontana notevolmente.
I proprietari della struttura come si sono posti in questo anno di fermo?
Poco prima che scoppiasse la pandemia, l’attività era stata sospesa momentaneamente per lavori di ristrutturazione messi in atto insieme alla proprietà. Così, da allora, tutto è rimasto fermo.
Non abbiamo avuto problemi e non ne avremo in seguito. Non lavoriamo e per il momento non ci verrà chiesto nulla. La gestione del locale è sospesa. Gli abbonati sono stati collaborativi e nessuno ha fatto richieste di rimborsi, noi faremo recuperare gli spettacoli appena sarà possibile.
Mariella Di Mauro