Riportiamo le la riflessione del professor Francesco Pira a partire dall’incontro di Papa Francesco con i giovani del “Campo Alpha”, nel Molise a Macchia d’Isernia.
Lo considero un grande privilegio quello di aver incontrato a Cortina d’Ampezzo, ad un evento culturale, uno dei padri del giornalismo italiano, Indro Montanelli. Mi colpì molto una sua frase sui giovani. “L’unico consiglio che mi sento di dare – e che regolarmente do – ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s’ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio”.
Papa Francesco / Pira: parole ai giovani uniti da umanità
Antonella Palermo di Vatican News ha scritto nei giorni scorsi un interessante articolo sull’incontro di Papa Francesco, presso la Sala Clementina, con i ragazzi partecipanti al “Campo Alpha”, organizzato in Molise nella località di Macchia d’Isernia. Alpha è una realtà internazionale, coinvolge 120 Paesi, con lo scopo di esplorare e scoprire la fede cristiana. Il Papa ha voluto ricordare il suo viaggio in Canada, sottolineando come i giovani siano tutti uguali e uniti dal “senso di umanità”.
In questa occasione è stato suggellato un importante momento di condivisione e spiritualità. Un’opportunità di gioia e di crescita che ha donato ai presenti forti spunti di riflessione. Giovani cresciuti nell’era del Metaverso e nati in quella delle nuove tecnologie che possono ancora comprendere la dimensione del sacro in quanto: “nel cuore umano non viene mai meno la sete di infinito”.
Papa Francesco / Bergoglio: le domande ai giovani
Bergoglio ha posto ai giovani diverse domande: “Anche dentro di voi, cresciuti con l’informatica, emergono le grandi domande di ogni tempo. Da dove veniamo? Che cosa c’è all’origine di tutto? Che senso ha la mia esistenza? E poi, perché c’è tanta sofferenza? Perché colpisce anche i piccoli e gli indifesi? Dio ama molto le domande; in un certo senso, le ama più delle risposte. […] Prima di dare risposte, Gesù insegna a farsi una domanda essenziale: “Che cosa cerco?”.
E ancora Papa Francesco ha affermato che: “La vera umiltà è riconoscersi per quello che si è”. Un richiamo all’esser sé stessi e un’esortazione ad abbandonare l’egoismo e l’individualismo. La Pandemia ha evidenziato la perdita di valori fondamentali, mettendo in risalto la fragilità di preadolescenti e adolescenti che tendono a dare una forte iper rappresentazione di sé stessi. Tantissime persone vivono realtà parallele e lo fanno grazie al Metaverso e grazie alla creazione di profili falsi sui social.
Papa Francesco / Pira: parole ai giovani uniti da umanità
I nostri contatti, amici su Facebook o followers su Instagram, ci seguono e in base al contenuto che pubblichiamo. Conoscono tutto di noi e a venir meno sono la nostra privacy e la nostra intimità. Sui social tendiamo ad assumere modelli di identità predeterminati pur ritenendo di esprimere la nostra individualità. Attuando una sorta di mimetizzazione, con la quale cerchiamo di assomigliare a questi ambienti online e, così facendo, rinunciamo alla nostra vera identità. Ecco che diamo vita ad un “io performativo” con il preciso scopo di ottenere il gradimento del nostro pubblico.
La definizione corretta è quella di “consumismo emozionale”, poiché siamo tutti impegnati nell’inarrestabile ricerca di quella rappresentazione che meglio si adatta alle nostre esigenze e a quello che gli altri si aspettano da noi. Tutto questo provoca un forte impatto sulle nuove generazioni a cui mancano gli strumenti per percepire le implicazioni del proprio agire social ed è urgente attuare un percorso che li porti ad acquisire una piena autonomia individuale. Tutto ciò accade in un momento storico nel quale, la solitudine, che ha così brillantemente fotografato Bauman, esplode in tutta la sua criticità con un impatto profondo proprio sui preadolescenti e gli adolescenti che saranno espressione della nuova cittadinanza digitale.
Pira / Le realtà parallele tra social e metaverso
Numerosi sono i giovanissimi che non si sentono soddisfatti del gradimento ottenuto e allora puntano alle challenge (sfide assurde), mettendo a rischio la propria vita pur di ottenere “like” e “condivisioni”. E proprio per questo è necessario ricordare Carlo Acutis, citato da Papa Francesco. È stato un ragazzo normale, semplice, spontaneo, simpatico, amava la natura e gli animali, giocava a calcio, aveva tanti amici suoi coetanei. Era attratto dai mezzi moderni della comunicazione sociale, appassionato di informatica, e da autodidatta costruiva programmi per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza.
L’esempio di come la rete non era per lui mezzo di evasione, ma spazio di dialogo, conoscenza, rispetto reciproco, da usare con responsabilità, senza diventarne schiavi e rifiutando il bullismo digitale. A confermare il senso di insoddisfazione giovanile ci pensano le recenti analisi del ricercatore Enzo Risso, pubblicate su Il Domani, che dimostrano come i giovani provino disappunto e amarezza nei confronti di una classe politica che non riesce a far sperare in anni migliori.
Di fatto le istituzioni possono fare tantissimo, basta volerlo e iniziare ad operare i cambiamenti necessari. Occorre organizzare nuovi progetti e nuovi programmi, per ridare ai più piccoli la possibilità di sognare. Sì, perché a venir meno sono proprio i sogni. Pensare ad un mondo migliore significa che ognuno deve iniziare a modificare quello che può nel proprio piccolo, perché il poco di molti può fare molto per tanti.
Papa Francesco / Pira: parole ai giovani uniti da umanità
Le parrocchie possono fare grandi cose per i giovani e tanti sono i parroci impegnati in innumerevoli iniziative. Voglio ricordare il gesto di Papa Francesco che ha, recentemente, telefonato a don Michele Madonna, 48 anni, parroco napoletano della parrocchia di Santa Maria di Montesanto. Ex deejay, conosciuto per il suo particolare impegno nella pastorale giovanile come il “rave” a cui hanno preso parte centinaia di ragazzi, ballando tutta la notte musica cristiana remixata in chiave disco intervallata con momenti di preghiera comunitaria. Il Papa gli ha chiesto i particolari della sua attività e gli ha domandato di tenerlo costantemente informato. Quello di don Michele è un modo per avvicinare i ragazzi che non frequentano la parrocchia e che hanno bisogno di essere accolti.
Oggi, è necessario educare le famiglie, tentando di arginare il livello di incomunicabilità tra figli e genitori. Ho avuto modo di ascoltare i racconti di genitorialità fragile senza supporti che tentano la comunicazione con i figli divisi tra soggiorno e camera da letto, collegati attraverso le chat dei social network ed è inaccettabile. Ogni realtà educativa deve lavorare molto per sostenere i ragazzi, affinché trovino una risposta alle loro domande: “Che cosa cerco? Chi voglio essere? Che cosa voglio diventare?”.
Francesco Pira
Delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne.