Parco dell’Etna / Progetto per conoscere e tutelare il gatto selvatico, straordinario esemplare di biodiversità sul vulcano

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La tutela e lo sviluppo della conoscenza della popolazione del gatto selvatico, che costituisce la più straordinaria biodiversità faunistica del Parco dell’Etna, sono l’obiettivo – si afferma in una nota dell’Ufficio stampa dell’ente – della convenzione sottoscritta tra il Parco dell’Etna e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche, Chimiche e Farmaceutiche dell’Università di Palermo, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Messina, la Ripartizione Faunistico Venatoria di Catania.
Obiettivo dell’importante partenariato scientifico e istituzionale su scala regionale definito dalla convenzione è la realizzazione

Marisa Mazzaglia tra Michele Leonardi e Mario Lo Valvo
Marisa Mazzaglia tra Michele Leonardi e Mario Lo Valvo

del progetto di ricerca “studio sulla biologia ed eco-etologia del gatto selvatico nel parco regionale dell’Etna e realizzazione del piano di conservazione”, che ha lo scopo di delineare appunto lo status attuale del gatto selvatico nel territorio dell’area protetta attorno al vulcano attivo più alto d’Europa, Patrimonio dell’Umanità, e promuoverne la conservazione a lungo termine.

Il gatto selvatico – ricorda la nota stampa – è classificato come “least concern” (specie a rischio minimo) dalla IUCN, anche se le popolazioni sono in declino. E’ compreso nella lista rossa dei vertebrati italiani e a livello legislativo è inserito nella Direttiva Habitat (allegato IV) della Comunità Europea. Rappresenta l’ultimo “grande” predatore della Sicilia e nel Parco dell’Etna trova un habitat ottimale per la varietà degli ambienti e la disponibilità delle prede. Le minacce per la conservazione a lungo termine di questa specie sono numerose e molteplici, quali l’ibridazione con il gatto domestico, la frammentazione degli habitat e la sempre crescente pressione antropica.

Spiega il prof. Mario Lo Valvo dell’Università di Palermo, capofila del progetto: “In Sicilia vive l’unica popolazione mediterranea di gatto selvatico non introdotta dall’uomo; studi recenti hanno evidenziato che il patrimonio genetico di questa popolazione è chiaramente divergente rispetto alle altre popolazioni italiane, costituendo di fatto una distinta unità di conservazione. Sull’Etna, in particolare, vive una delle popolazioni con la più alta densità registrata (circa 0.30 gatti per Kmq. Ecco perché questo progetto nel Parco è estremamente importante per lo studio e la conservazione di questa specie faunistica”.

  La presidente del Parco Marisa Mazzaglia aggiunge: “Partendo dagli studi già condotti sull’Etna, il progetto prevede una implementazione delle conoscenze dell’ecologia di questa splendida  specie, di valore scientifico e bellezza unica, necessarie per poter formulare delle linee guida per il gatto selvatico e promuoverne quindi la conservazione a lungo termine nel territorio del Parco dell’Etna. L’Ente Parco si farà carico dei costi connessi alla Borsa di Studio che l’Università di Palermo andrà a bandire per selezionare personale specializzato per la ricerca sul campo”.

 

Uno stupendo esemplare di gatto selvatico dell'Etna
Uno stupendo esemplare di gatto selvatico dell’Etna

Nell’ambito della convenzione – alla cui stesura hanno lavorato i dirigenti del Parco Rosa Spampinato e Michele Leonardi – saranno raccolti e successivamente elaborati dati di campo che serviranno alla definizione delle linee guida per la conservazione del gatto selvatico; del database dei dati raccolti; di una mappa dettagliata in cui verranno identificate le principali minacce per questa specie al fine di pianificare le azioni di tutela, conservazione e divulgazione; di un database fotografico in cui verrà inserito e catalogato tutto il materiale raccolto tramite le trappole fotografiche. Inoltre, il personale specializzato selezionato dall’Università di Palermo parteciperà ai momenti divulgativi del progetto presso la sede del Parco e nelle scuole.

Per quanto riguarda le collaborazioni al progetto – così la nota stampa -, l’Università di Messina realizzerà le analisi parassitologiche sui circa 120 campioni raccolti, mentre la Ripartizione Faunistico Venatoria di Catania metterà a disposizione 18  trappole fotografiche.

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